L’intervento del ministro Luigi Di Maio
Pubblichiamo di seguito l’intervento integrale di Luigi Di Maio, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale in occasione della conferenza internazionale dell’8 luglio 2021 “Italy, Europe and The World: Revival and Transition” per celebrare i 55 anni dello IAI e l’inaugurazione della nuova sede di via dei Montecatini.
Sono lieto di partecipare a questo anniversario che celebra i 55 anni dello IAI: in questi 55 anni dell’Istituto Affari Internazionali, le analisi e gli eventi promossi hanno arricchito e guidato il dibattito sulle relazioni internazionali e la politica estera dell’Italia.
Sin dalla sua fondazione su iniziativa di Altiero Spinelli, l’Istituto ha collaborato con amministrazioni pubbliche italiane, istituzioni europee, organizzazioni internazionali, fornendo spunti sempre aggiornati e utili a indirizzare le decisioni politiche. L’attenzione costante ai cambiamenti del contesto geopolitico, ai nuovi soggetti e alle nuove sfide che emergono nello scenario internazionale ha reso lo IAI un prezioso interlocutore di riferimento per il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
La conferenza di oggi conferma la capacità di visione dello IAI, e si articola sul ruolo dell’Italia e dell’Europa in un contesto internazionale già in mutamento, cui la crisi pandemica ha aggiunto un’ulteriore sfida senza precedenti. In questo contesto, l’impegno che condividiamo con i nostri partner europei per una ripresa socio-economica sostenibile ci offre l’opportunità, da un lato, di rafforzare e rendere più efficaci le dinamiche di cooperazione internazionale e, dall’altro, di elevare il profilo dell’Italia e dell’Europa nel mondo, a partire dalle aree di nostro interesse prioritario.
Vorrei soffermarmi sul primo versante, quello del rafforzamento della cooperazione internazionale. La prima lezione che abbiamo appreso dalla pandemia è che la collaborazione è l’unica via per uscire dalla crisi e per prevenirne di nuove.
La pandemia ha messo in luce la fragilità di strumenti di previsione delle catene del valore globale interconnesse e dei meccanismi di risposta davanti a shock improvvisi; ha accentuato disuguaglianze e vulnerabilità, alimentando spinte nazionaliste già esistenti; ha accelerato alcuni processi, a partire dalla transizione digitale e la ricerca scientifica, ma ne ha rallentati altri, come la mobilità internazionale di persone, merci, servizi.
Siamo diventati più consapevoli della tensione che esiste tra cooperazione e competizione e di come la scelta tra le due sia determinante per la tutela e l’accesso equo ai beni pubblici globali, a partire da salute, ambiente, sicurezza.
Una ripresa sociale ed economica solida, stabile e sostenibile non può prescindere dalla gestione equa e responsabile di questi beni comuni. E per raggiungere questo obiettivo, occorre un multilateralismo efficace.
L’impegno dell’Italia in merito è chiaro e coerente. Grazie anche alla nostra azione, si è affermata la consapevolezza che questa fase complessa richiede nuovi strumenti di cooperazione, più efficaci e solidali. Lo stiamo sperimentando nell’Unione europea, dove l’enorme sforzo finanziario di Next Generation EU ha superato l’approccio sterile di rigorismi e sovranismi nazionali, evidenziando l’importanza e la necessità di una ripresa e crescita di tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Sul piano internazionale, abbiamo promosso sin dal principio anche la ricerca, l’accessibilità e l’equa distribuzione dei vaccini attraverso l’Acceleratore Act e la Covax Facility e abbiamo orientato la nostra azione nei fora multilaterali a sostegno di uno sforzo coordinato per una ripresa sostenibile e inclusiva.
La presidenza del G20 e la co-presidenza della Cop26 stanno offrendo in questi mesi all’Italia l’opportunità di farsi interprete responsabile di un multilateralismo efficace e all’altezza di questa sfida.
Sia in ambito G20, sia in vista della Cop26, ci siamo posti l’obiettivo di “ricostruire meglio” concentrando la nostra attenzione sulle Persone, sulla salute del Pianeta e sulla Prosperità condivisa. Le riunioni ministeriali Esteri e Sviluppo del G20, che abbiamo ospitato a Matera pochi giorni fa, hanno avuto al centro delle discussioni la ripresa globale e alcune questioni prioritarie ad essa connesse: riforma del multilateralismo e governance globale, partenariato per lo sviluppo sostenibile in Africa, sicurezza alimentare. Ne abbiamo discusso partendo dal presupposto che uno sviluppo socio-economico inclusivo sia precondizione di pace, stabilità e sicurezza.
In questo quadro, particolare rilievo assume la transizione verde, aspetto che verrà analizzato in dettaglio nel prossimo panel. I cambiamenti climatici sono una minaccia strutturale per l’economia e per la società, che va affrontata con il massimo impegno. Lo dobbiamo alle generazioni presenti e a quelle future, cui abbiamo la responsabilità di consegnare un pianeta sano e vivibile. Non possiamo ignorare il fatto che le aree più colpite dal riscaldamento globale e dalle conseguenze negative del cambiamento climatico siano le più povere e fragili del pianeta.
Per questo riteniamo importante che la connessione tra Clima e Transizione Energetica sia un aspetto caratterizzante della presidenza italiana del G20, e come tale venga anche percepita. I Paesi del Gruppo rappresentano il 60% della popolazione globale e l’80% del Pil mondiale: gli impegni assunti dal G20 hanno un peso determinante sui trend globali, soprattutto su temi come salute del pianeta e transizione ecologica.
Sotto questo punto di vista, l’Italia e l’Unione europea possono svolgere un ruolo fondamentale per dettare il livello di ambizione del G20, dimostrando con il loro esempio la sostenibilità socio-economica della transizione ambientale e fornendo sostegno e competenze per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adottare modelli produttivi sostenibili e inclusivi.
E infatti proprio questa è la seconda opportunità che ci offre la sfida della ripresa post-pandemica: elevare il profilo globale dell’Italia e dell’Europa.
L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea con una indissolubile vocazione atlantica. Nel declinare le linee strategiche della nostra politica estera non possiamo prescindere dalla ricerca di un’azione coerente e coesa con i nostri partner euro-atlantici. A questo riguardo, vorrei soffermarmi su tre aspetti: 1) l’esigenza di coesione interna dell’Unione europea; 2) la proiezione dell’Italia con partner e alleati euroatlantici nei quadranti geopolitici prioritari; 3) l’interlocuzione necessaria con gli altri attori globali.
In primo luogo, per potersi affermare come attore globale, l’Unione europea deve saper offrire una visione di società inclusiva ed equa e una crescita economica credibile e concreta: per fare questo, l’Unione deve consolidare anzitutto la propria coesione interna, facendo in modo che progressi come l’introduzione di Next Generation EU e l’adozione del Green Deal non siano temporanei, ma diano vita a un cambiamento strutturale.
A questo scopo, è essenziale coinvolgere più direttamente tutti i cittadini europei, a partire in particolare dai giovani. La Conferenza sul Futuro dell’Europa è un’opportunità preziosa in questo senso. L’Italia ha sostenuto la Conferenza dal primo momento e continuerà a farlo. In secondo luogo, l’Unione europea deve sapersi esprimere con una voce coesa e unitaria sui principali dossier geopolitici. Siamo consapevoli delle diverse sensibilità e posizioni in seno agli Stati membri. Ma non per questo siamo meno determinati a trovare soluzioni condivise con l’obiettivo di innalzare il profilo internazionale dell’Ue e rafforzarne l’azione sinergica e complementare con i nostri partner atlantici e G7.
La ridefinizione dell’Europa che vogliamo per il nostro futuro passa anche dalla riaffermazione dei suoi valori fondanti, alla base della cooperazione transatlantica. In questa prospettiva, l’Italia può contare sulla intensa e proficua interlocuzione che abbiamo sin da subito avviato con l’Amministrazione Biden. L’ancoraggio ai valori e ai principi euro-atlantici è alla base della nostra azione mirata a garantire identità di vedute e coerenza di azione nei quadranti geografici di nostro prioritario interesse strategico.
Guidata da questa visione, l’Italia sostiene l’ingresso dei Paesi dei Balcani occidentali nell’Ue e una loro maggiore integrazione nella Nato.Sempre guardando alla naturale proiezione geografica, storica e geopolitica dell’Italia, il Mediterraneo allargato ha una rilevanza strategica prioritaria. Innanzitutto, con una presenza articolata in tutti i principali teatri di crisi, l’Italia è impegnata per favorire un’azione comune più incisiva nella stabilizzazione dell’area.
Primo di questi punti è la Libia dove vediamo aprirsi una fase più stabile, anche se alla Conferenza di Berlino del 23 giugno non è emersa una chiara roadmap sull’uscita delle truppe straniere dal Paese. Il secondo punto che possiamo individuare è la lotta al terrorismo. Penso, in particolare, alla nostra azione nella Coalizione anti-Daesh, di cui ho co-presieduto con il segretario di Stato Usa Antony Blinken a Roma il 28 giugno la riunione ministeriale allargata. La sconfitta territoriale di Daesh in Siria e in Iraq ha dimostrato che una coalizione ampia e variegata può agire con determinazione ed efficacia. Daesh sta ora riaffiorando in particolare nel Sahel e nell’Africa subsahariana e per questo chiediamo un maggiore impegno ai nostri alleati in quell’area.
Guardando oltre, l’Africa sub-sahariana è per l’Italia l’indissolubile retroterra del bacino mediterraneo. Sosteniamo l’impegno europeo per la costruzione di partenariati multidimensionali con i Paesi africani e in quest’ottica ospiteremo a Roma in ottobre la terza Conferenza Italia-Africa, che abbiamo intitolato “Incontri con l’Africa” e che avrà un focus su alcune delle principali sfide che attraversano oggi il Continente.
Il terzo elemento qualificante per concorrere alla gestione delle trasformazioni in corso nel sistema internazionale è l’esigenza di interloquire con tutti i principali attori globali. Da alcuni di essi, penso in particolare a Russia e Cina, ci separano evidenti differenze di valori, oltre che di posizioni su singoli dossier. Eppure, siamo chiamati a sviluppare con loro un dialogo franco, pragmatico e costruttivo, che punti a impegnarli sulle questioni di comune interesse, mantenendoci in coordinamento con i nostri partner europei, atlantici e del G7. Penso in particolare al cambiamento climatico, crescita economica sostenibile, transizione energetica, soluzione delle crisi regionali.
In conclusione, il sostegno a una rafforzata cooperazione internazionale per un multilateralismo più efficace e l’impegno per un rilancio del ruolo dell’Ue come protagonista della comunità internazionale sono due dimensioni coerenti e complementari della nostra azione. Entrambe acquisiscono una nuova rilevanza, anche sul piano interno, alla luce della correlazione tra strategie e piani di ripresa nazionale e gestione di sfide globali. Stiamo lavorando con determinazione su entrambi i piani, per cogliere le opportunità che questa fase di transizione offre all’Italia e all’Europa.
Ringrazio ancora lo IAI per questa conversazione e per il lavoro che ha svolto in questi “primi” 55 anni. Le vostre riflessioni continueranno a fornire un prezioso contributo al dibattito pubblico e politico, in questo periodo di complesse sfide nazionali, europee e globali.
Per celebrare il 55esimo anniversario dello IAI e l’inaugurazione della nuova sede, l’Istituto Affari Internazionali ha ospitato la conferenza “Italy, Europe and The World: Revival and Transition”: trovate tutto sul sito dello IAI, appena rinnovato.