IAI
I 55 anni dello IAI

Idee che ispirano l’Italia, l’Europa e il mondo

12 Lug 2021 - Nathalie Tocci - Nathalie Tocci

Inspiring ideas for Italy, Europe and the world: questa è la missione dell’Istituto Affari Internazionali e il fil rouge della conferenza internazionale ibrida organizzata l’8 luglio scorso in occasione dell’apertura della nuova sede in via dei Montecatini a Roma e del nostro 55esimo anniversario.

Ad aprire l’evento due ministri – Luigi Di Maio e Enrico Giovannini – che, nonostante la convocazione concomitante di un delicato Consiglio dei ministri all’ultimo momento, hanno anticipato il loro arrivo per festeggiare con noi. Seguiti da Claudio Descalzi e Alessandro Profumo, amministratori delegati di due delle principali quotate italiane, Eni e Leonardo, nonché partner strategici dello IAI. Specchio dello IAI come think tank italiano di politica internazionale che lavora in rete con i suoi peers, ha fatto seguito una ricca discussione tra i direttori dei principali think tank europei: Rosa Balfour di Carnegie Europe, Cathryn Cluver della Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik, Thomas Gomart dell’Institut français des relations internationales e Robin Niblett di Chatham House.

Abbiamo parlato delle sfide dell’Italia, che si accinge a mettere a terra il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la più grande opportunità data al nostro Paese dall’Europa non solo per uscire dalla crisi economica innescata dalla pandemia ma anche e forse soprattutto per invertire la rotta di tre decenni di stagnazione. Il successo dipenderà da un lato dalla capacità delle istituzioni di assicurare una cornice di regole chiare, certe e incentivanti, nella quale i privati potranno ingranare una marcia in più, e dall’altro a un ripensamento dei rapporti tra Stato e società nel rilancio dell’economia in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.

Spetta alle autorità permettere o facilitare alla società di sviluppare e mantenere in Europa le capacità tecnologiche e l’accesso alle catene del valore necessarie per la sicurezza, la prosperità e la transizione energetica. Sempre alle stesse spetta il compito di assicurare che le diseguaglianze sociali, economiche, geografiche, generazionali e di genere vengano ridotte, in un contesto in cui la rivoluzione digitale e quella climatica offrono enormi opportunità ma anche rischiano di aumentare esponenzialmente le iniquità. Infine è responsabilità dei decisori politici assicurare la necessaria integrazione europea e il rafforzamento del multilateralismo internazionale, a partire da un maggiore investimento nel ruolo globale dell’Unione europea.

La crisi pandemica può e sta diventando la proverbiale opportunità per l’Europa. Ha arenato l’avanzata dell’euroscetticismo e rigenerato solidarietà tra Stati Membri minata dalla crisi dell’Eurozona, dalla cosiddetta crisi migratoria, dai nazional-populismi e dalla Brexit. Attraverso Next Generation EU, una nuova narrazione verde e digitale, e un crescente coordinamento sui temi più strettamente sanitari, dalla campagna vaccinale alle riaperture e la ripresa della mobilità europea, l’Unione ha ritrovato sé stessa. Per fiorire servirà leadership, che non può più essere ridotta a Francia e Germania o costituita da un E3 con il Regno Unito post-Brexit, ma deve vedere anche un protagonismo italiano assieme a Parigi e Berlino, e pure e altri Stati Membri come la Spagna.

Un’Europa fatta da nuove e variegate configurazioni – E3, E4 o E5 ancorate alle istituzioni europee – auspicabilmente +1 con il Regno Unito in futuro, rafforzando l’alleanza con gli Stati Uniti e più in generale prefissandosi l’obbiettivo esistenziale una più efficace governance globale.

Di tutto questo e di molto altro abbiamo discusso l’8 luglio in via dei Montecatini, finalmente anche in presenza. Perché per quanto ci siamo finalmente digitalizzati durante questa pandemia – nonostante l’incallita incapacità di premere automaticamente il tasto “unmute” prima di prendere la parola su Zoom – è meravigliosamente diverso, più emozionante, ricco e vero discutere non solo attraverso la parola ma anche con gli sguardi e le espressioni.

E come ci ha raccontato in chiusura Ottavia Credi, ricercatrice junior dello IAI assunta due settimane prima del lockdown, è bello riscoprire la tridimensionalità dei colleghi, l’energia trasmessa da uno scambio in corridoio, gli spunti emersi davanti a un caffè, e la maggiore comprensione delle realtà che studiamo attraverso trasferte all’estero e incontri internazionali.

Con lo sguardo in avanti ai prossimi 55 anni è proprio così che ci riproponiamo di elaborare e contribuire a mettere in atto idee che ispireranno l’Italia, l’Europa e il mondo.

Per celebrare il 55esimo anniversario dello IAI e l’inaugurazione della nuova sede, l’Istituto Affari Internazionali ha ospitato la conferenza “Italy, Europe and The World: Revival and Transition”: trovate tutto sul sito dello IAI, appena rinnovato.