La corsa alla moneta digitale è iniziata (e l’Ue è già in ritardo)
La Banca centrale europea (Bce) si è finalmente unita alla corsa per una moneta digitale emessa da una Banca centrale, le cosiddette Central Bank Digital Currency (Cbdc). Il Consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte ha infatti ufficialmente deciso di avviare un processo per l’eventuale introduzione di “euro digitale”.
Una moneta emessa da una Banca centrale (Cbdc) non è né come il Bitcoin né come Diem (la “stablecoin” di Facebook, nota in un primo tempo come Libra). Le diverse monete digitali attualmente disponibili nel mercato sono contraddistinte da caratteristiche differenti – possono essere centralizzate o decentralizzate; legate a beni esterni ad esse o basate sulla domanda e l’offerta – ma hanno una caratteristica in comune: non sono emesse o supportate da uno Stato. Nonostante una Cbdc non sia “un concetto ben definito”, si può affermare che questo tipo di moneta è una passività della Banca centrale, ed è generalmente descritta come una forma digitale della moneta sovrana di un Paese emessa dalla Banca centrale e sostenuta dalla reputazione del governo centrale. Invece di stampare contante, le banche centrali emettono moneta virtuale: una specie di rappresentazione virtuale di monete e biglietti.
Secondo la roadmap, nei prossimi 24 mesi, la Bce porterà avanti una fase esplorativa dove si decideranno le caratteristiche tecniche che un euro digitale potrebbe avere. Le decisioni di design da prendere sono molte, e da queste dipenderanno le possibili implicazioni sistemiche di un euro digitale. L’italiano Fabio Panetta, membro dell’esecutivo della Bce nonché uno dei principali promotori del progetto, ha spiegato che i pilastri sui quali verrà costruito un eventuale euro digitale saranno: garantire privacy, sicurezza e accessibilità. Questa moneta virtuale non andrebbe a sostituire il contante ma diventerebbe uno strumento complementare a quelli già oggi esistenti. Una volta terminata questa fase, la Bce dovrebbe avviare lo sviluppo vero e proprio di un euro digitale. Questa fase potrebbe durare tre anni.
Perciò, tra cinque anni, i cittadini europei potrebbe pagare al supermercato usando l’euro digitale.
Perché c’è fretta?
L’introduzione di un euro digitale risponde alla crescente digitalizzazione delle nostre economie. Il valore delle transazioni cashless – cioè senza contante – nell’area euro sono cresciute dell’8.1% nel 2019 raggiungendo i 162 trilioni di euro. L’incremento esponenziale sia in termini di volume che di numero valore dei pagamenti effettuati con carte di credito/debito e con le app mobile di e-money sembra essere un trend inarrestabile. Il timore è che in questo contesto di continua evoluzione tecnologica i fornitori di soluzioni di pagamento digitale possano consolidare una nuova centralità nell’economia a scapito della banca centrale e della sua moneta. Queste preoccupazioni sono particolarmente rilevanti quando i fornitori privati sono le Big Tech che godono di grandi effetti di rete, per cui le loro monete digitali potrebbero essere facilmente e prontamente adottate da molte persone e, potenzialmente, raggiungere una scala globale.
Ma l’Unione europea non vuole solo evitare di essere spiazzata dalla possibile introduzione di nuove monete digitali emesse dalle Big Tech e garantire che i cittadini continuano ad avere accesso alla moneta della Banca centrale in una società sempre più cashless. Esiste anche una dimensione geopolitica dietro al progetto dell’euro digitale. In ambito tecnologico è probabile che il “first mover” influenzi gli standard globali, ottenendo un vantaggio sul resto del mondo. Questo spiega perché Panetta ha sottolineato che “l’obiettivo dell’euro digitale è di anticipare l’adozione di denaro non denominato in euro”. Tra le grandi potenze, la Cina è sicuramente il paese più vicino a lanciare una moneta pubblica digitale. La banca centrale cinese ha già iniziato numerose sperimentazioni su larga scala per il suo progetto di uno Yuan digitale.
Autonomia strategica
La diffusione di Cbdc denominate in valute straniere e di monete digitali private potrebbe limitare la capacità di una Banca centrale di perseguire gli obiettivi del suo mandato attraverso le politiche monetari e di garantire il benessere dei propri cittadini. Inoltre, una moneta digitale pubblica potrebbe rafforzare il ruolo internazionale di una valuta. Perciò, l’Unione europea attribuisce una dimensione geo-strategica al suo progetto di euro digitale. Una delle priorità dell’Ue è rafforzare la propria autonomia strategica, con l’intento di accrescere la propria libertà di movimento in aree strategiche chiave.
In questo quadro, l’Unione europea ha indicato l’internazionalizzazione dell’euro come una priorità fondamentale, e un euro digitale potrebbe contribuire a conseguire questo obiettivo politico
L’Ue è già in ritardo rispetto alle iniziative di grandi attori privati e di altre iniziative nazionali. La strada per un euro digitale è ancora lunga ma sembra essere uno sviluppo inevitabile.
Lo IAI ha recentemente organizzato un webinar dal titolo “Tutto sul futuro delle monete digitali: che cosa sono e perché non ne dobbiamo avere paura” in cui sono state fornite risposte chiare e semplici sulle maggiori implicazioni delle monete digitali e ha curato un volume di approfondimento sulle implicazioni che le Cbdc potrebbero produrre nell’economia e nella società.
Foto di copertina EPA/MARIO CRUZ