Da polveriera a centrale elettrica: progettare il futuro dei Balcani
L’amministrazione del presidente Joe Biden ha mandato dei chiari messaggi per dire all’Europa che “l’America è tornata”. E questo è visibile anche nei Balcani occidentali. Il recente ordine esecutivo di Biden che fa della lotta contro la corruzione un interesse per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, seguito da uno specifico memorandum che evidenzia la volontà di adottare misure punitive contro la corruzione nei Balcani occidentali, è molto chiaro. È importante sottolineare che, dopo più di un decennio di distrazione dovuta ad altri eventi geopolitici, anche l’Unione europea è tornata in gioco nella regione.
Negli ultimi anni, abbiamo visto nei Balcani attività destabilizzanti di autocrati come Russia e Cina, ma anche una propensione dei leader regionali a distrarre le popolazioni dalle riforme necessarie, giocando su questioni di impatto emotivo e cavalcando problemi irrisolti degli ultimi tre decenni, anziché occuparsi dei bisogni più immediati dei cittadini.
Interessi allineati
Sia Niccolò Machiavelli sia Winston Churchill hanno il merito di aver detto che non bisogna mai lasciare che una buona crisi vada sprecata. I leader dei Balcani occidentali sbaglierebbero a non tenerne conto. Ora è il momento di trarre vantaggio dall’attuale allineamento degli interessi dell’Ue e degli Usa per la regione. Abbiamo visto come certi eventi geopolitici – dalla crisi finanziaria del 2008 all’annessione della Crimea, dalla Brexit alla pandemia – possano spostare l’attenzione delle grandi potenze con rapidità e riportare all’ordine del giorno questioni importanti, come quella dei Balcani. Insomma, c’è una importante finestra di opportunità per i Balcani occidentali che è bene non sprecare.
Diversi rapporti rilevano che l’attività economica nei Balcani occidentali si è contratta di oltre il 6% nel 2020 a causa della pandemia, che ha esacerbato le esistenti problematiche strutturali. Il forte impatto del Covid-19 sulla regione è un classico caso di come gli Stati fragili soffrano le conseguenza degli shock economici, e ci offre anche una lezione sull’importanza della resilienza economica e istituzionale.
Attualmente, le economie della regione non hanno la diversità e l’integrazione necessaria per generare valore economico sostenibile e resistere alle intemperie economiche esterne. Sopravvissute alla pandemia, la ripresa non sarà facile e le battute d’arresto impiegheranno anni per essere smaltite. I gruppi più vulnerabili ne risentiranno maggiormente, visto che solo nell’ultimo anno sono stati persi più di 150 mila posti di lavoro e circa 300 mila persone sono state spinte verso la povertà.
Prospettive di adesione all’Ue
Le economie dei Balcani occidentali non funzionavano bene anche prima della pandemia. A prima vista, la maggior parte dei Paesi dell’area ha fatto registrare moderati trend di crescita economica negli ultimi due decenni, ma tutt’altro che sostenibili ed equilibrati. Gran parte della crescita è stata sostenuta da una miscela di rimesse finanziarie dei lavoratori espatriati, economie informali, e anche da una crescente quantità di riciclaggio di denaro proveniente da corruzione e criminalità organizzata.
Nonostante le popolazioni dei Balani continuino a vedere con favore le prospettive di adesione all’Unione europea, il concreto raggiungimento di questo obiettivo è stato complicato, tra le altre cose, da governi deboli che hanno ripetutamente ignorato gli investimenti in riforme strutturali.
Le economie dei Balcani occidentali hanno un potenziale di rapida crescita economica, essendo facilmente collegabili al mercato comune dell’Ue, ma uno sviluppo economico sostenibile può essere raggiunto solo attraverso il rafforzamento delle istituzioni, con lo scopo di creare un ecosistema imprenditoriale equo, basato sullo stato di diritto: una condizione necessaria per attrarre seri investimenti esteri. I Balcani occidentali hanno ricevuto solo lo 0,6% degli investimenti dell’Ue nell’economia globale (13 mila miliardi di dollari di investimenti, che rappresentano il 33% degli IDE globali in uscita). Oggi, la regione ha una nuova finestra di opportunità a causa del ridimensionamento dell’economia europea dopo la pandemia, dove il nearshoring (la posizione geografica vicina) giocherà un nuovo ruolo importante.
Le riforme istituzionali devono essere all’ordine del giorno dei leader della regione. Risolvere questo tipo di sfide non è una scienza esatta. I fattori critici sono molto chiari. Gli esempi includono la promozione di riforme giudiziarie significative e la messa dello stato di diritto in prima linea nella governance. Combattere la corruzione e promuovere vere riforme istituzionali rientra nei poteri dei leader della regione. Altrettanto importante è il fatto che la comunità transatlantica voglia dare il suo sostegno e investire per il successo della regione. Tuttavia, l’America e l’Ue non possono desiderare il successo dei Balcani più dei suoi stessi leader.
Foto di copertina EPA/IGOR KUPLJENIK