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Al voto 3 mesi dopo

Bulgaria di nuovo alle urne: Borissov avanti, ma cresce l’opposizione

9 Lug 2021 - Lo Spiegone - Lo Spiegone

La Bulgaria va a nuove elezioni a distanza di soli tre mesi dal voto precedente. Il 4 aprile scorso circa 3 milioni di cittadini bulgari avevano votato per una nuova Assemblea nazionale, il Parlamento unicamerale di Sofia. Dopo una campagna elettorale dai toni particolarmente accesi, tuttavia, il conteggio finale dei voti non ha portato a una nuova legislatura.

Sebbene Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria (Gerb) avesse ottenuto il 25% delle preferenze, tale percentuale non ha permesso al partito dell’ex primo ministro, Boyko Borissov, di governare in autonomia. La novità principale delle elezioni di aprile era stato il successo del partito dell’ex commentatore televisivo Slavi Trifonov, C’è una nazione, che aveva ottenuto il 17% delle preferenze. Tuttavia, nonostante la presenza di nuove forze in Parlamento, sia Gerb sia C’è una nazione avrebbero dovuto creare una coalizione con i partiti minori e raggiungere il numero minimo per formare un governo.

Fin dai giorni successivi alla chiusura dei seggi è stato chiaro che nessuno dei due partiti maggioritari avrebbe trovato gli alleati per raggiungere il numero minimo di seggi necessari. L’11 maggio, il presidente della Repubblica Rumen Radev ha sciolto il Parlamento, indetto nuove elezioni per domenica 11 luglio e incaricato il generale Stefan Yanev, consigliere presidenziale per la Difesa e la Sicurezza, di formare un governo ad interim.

Giallo Trifonov
Secondo i sondaggi pre-elettorali presentati da Politico, Gerb e C’è una nazione si attestano rispettivamente al 22 e 21%, un dato che li vedrebbe riconfermati come partiti più influenti sia alle elezioni di aprile sia a quelle di luglio. Nonostante il distacco minimo tra di essi, il partito di Slavi Trifonov sembra guadagnare punti percentuali (passando dal 17 al 21%) a discapito di Gerb (che scenderebbe dal 25 al 22%). In lieve ascesa anche il Partito Socialdemocratico Bulgaro (Bsp), che passerebbe dal 15 al 18% delle preferenze. I sondaggi sembrano dunque indicare il declino del partito Gerb.

I dati mostrano anche che l’influenza positiva di Boyko Borissov sul partito tende a diminuire sempre di più, mentre la reputazione di Slavi Trifonov rimane stabile, malgrado un annuncio di ritiro dalla contesa elettorale tramite un post su Facebook il 7 giugno scorso. Nel post, Trifonov scriveva che: “Non mi candiderò come deputato perché il mio posto non è in Parlamento, devo assumermi la responsabilità delle persone che sono lì e di quello che fanno lì. Potrei assumermi la responsabilità di un’altra posizione istituzionale, ma più tardi“. Secondo alcuni sostenitori, il messaggio potrebbe alludere a un momentaneo ritiro dalla scena pubblica per ripresentarsi come candidato alle elezioni presidenziali dell’ottobre prossimo. Dopo un primo momento di sconforto degli elettori di C’è una nazione, l’apparizione di Trifonov presso l’Università di Plovdiv, il 17 giugno, ha ridato fiducia all’elettorato.

La fine dell’egemonia di Gerb
Se da un lato C’è una nazione guadagna terreno, dall’altra il partito Gerb deve far fronte a un lieve ma costante calo del sostegno politico, acuito dallo scandalo prodotto dal “Global Magnitsky Act”. In tale frangente, gli Stati Uniti hanno sanzionato decine di aziende e magnati bulgari tra cui Delyan Peevski, Vasil Bozhkov e Ilko Zhelyazkov, per coinvolgimento in attività illegali, tra le quali corruzione di politici e interferenza nelle elezioni di aprile. Questo scandalo sembra abbia contribuito al calo nei sondaggi, aggravato dal tentativo da parte del governo ad interim di svelare i rapporti di corruzione tra alcuni parlamentari Gerb e la criminalità organizzata.

Infatti, secondo quanto riportato da BalkanInsight, il governo ad interim di Yanev si è impegnato a revisionare gli investimenti e le spese pubbliche dell’esecutivo precedente, a far luce sulle attività illecite tra membri del Parlamento ed esponenti mafiosi e infine a modificare l’approccio alla pandemia da Covid-19. Il lavoro svolto dal gabinetto provvisorio di Yanev è stato molto apprezzato dalle forze di opposizione, tant’è che anche il leader di C’è una nazione ha espresso pubblicamente sostegno al governo ad interim.

In un’intervista per Birn, Alexey Pamporov, professore associato all’Istituto di filosofia e sociologia dell’Accademia bulgara delle scienze ed esperto di politica interna, ha dichiarato che alcuni degli attuali ministri del governo ad interim potrebbero rimanere in carica nel prossimo esecutivo, in quanto hanno conquistato la fiducia degli elettori. In particolare, il ministro degli Interni, Boyko Rashkov, ha guadagnato la stima dell’elettorato per aver reso note le intercettazioni del governo di Borissov su diversi partiti di opposizione e su alcuni cittadini che protestavano.

Gli scandali che hanno colpito Gerb fin dall’estate scorsa e il costante calo di consenso tra gli elettori potrebbero contribuire all’ascesa di partiti anti-establishment nel prossimo futuro.

A cura di Letizia Storchi, autrice Europa de Lo Spiegone

Foto di copertina EPA/VASSIL DONEV

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