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Verso il summit con Biden

L’Italia giochi a tutto campo nella partita sul futuro della Nato

5 Giu 2021 - Alessandro Marrone - Alessandro Marrone

Il prossimo 14 giugno i capi di Stato e di governo dei Paesi Nato si riuniranno a Bruxelles per il primo summit alla presenza non virtuale di Joe Biden. L’incontro lancerà l’elaborazione di un nuovo Concetto Strategico, una partita importante per l’Alleanza che l’Italia dovrebbe giocare a tutto campo e non concentrandosi solo sul fianco sud.

Il Concetto Strategico in vigore è del 2010, ed è evidente la necessità di sostituirlo con un documento al passo con la realtà internazionale in una prospettiva decennale. Non a caso nel 2019 è stata lanciata l’iniziativa Nato2030, che ha visto anche l’elaborazione di un rapporto da parte del gruppo di esperti nominati dal segretario generale Jens Stoltenberg. Quest’ultimo sembra deciso a guidare l’elaborazione del nuovo Concetto Strategico, sfruttando il favorevole contesto transatlantico creato dall’insediamento dell’amministrazione democratica.

Dalle missioni fuori area alla trincea russa
Il documento del 2010 rifletteva all’epoca un ventennio di ambiziose operazioni di gestione delle crisi e stabilizzazione, dai Balcani all’Afghanistan, stabilendo tre core tasks: deterrenza & difesa, crisis management operations, e sicurezza cooperativa con un occhio ad allargamento, partenariati, e attività di controllo degli armamenti e non proliferazione. Un approccio apprezzato dall’Italia tradizionalmente attenta alla dimensione politica della Nato, e interessata ad un maggiore impegno alleato per la stabilità del Mediterraneo allargato tramite appunto missioni e partenariati.

La riflessione sul prossimo Concetto Strategico è oggi molto diversa. La deterrenza & difesa nei confronti della Russia è di fatto dal 2014 la priorità numero uno dell’Alleanza, sulla spinta di un consenso maggioritario tra gli alleati che va da Washington a Varsavia passando per Londra e Berlino. La prossima chiusura del ventennale impegno Nato in Afghanistan, costi quel che costi, sancisce politicamente e simbolicamente questo spostamento sostanziale dalle missioni alla trincea iniziato nel 2014.

La difesa dai cavalli di troia della Cina
Dal 2019 si è aggiunta all’agenda Nato la nuova priorità della Cina, identificata in modo bipartisan dall’establishment statunitense come il rivale mondiale numero uno. Un rivale che per l’amministrazione Biden va contenuto e contrastato serrando i ranghi dell’Occidente politico, dal Pacifico all’Atlantico. Ciò porta la Nato ad agire maggiormente nei domini cibernetico e spaziale dove è più forte e dirompente la corsa tecnologica. In particolare nel cyberspace vi è ormai da anni un continuo e crescente attrito attacco-difesa, parte di una più generale conflittualità sottotraccia e insidiosa – una sorta di guerra in tempo di pace.

Nell’ottica della “rivalità sistemica” con Pechino e Mosca delineata dal rapporto Nato2030, va letta anche la rinnovata enfasi Nato sulla resilienza e la politica industriale e tecnologica, volta sia a preservare il vantaggio tecnologico delle Forze armate alleate, sia a ridurre la dipendenza da fornitori cinesi e l’influenza di Pechino sulle infrastrutture critiche dei Paesi alleati. Un’enfasi che sta portando la Nato a riflettere su standard anche nel campo delle telecomunicazioni chiaramente volti ad impedire cavalli di troia – cibernetici, tecnologici e finanziari – made in China, le cui allettanti offerte commerciali sono viste un po’ come i troiani più saggi vedevano il cavallo di legno secondo Virgilio: temo i greci anche quando recano doni.

La Cenerentola Mediterraneo e la partnership Nato-Ue
In questa agenda Nato la Cenerentola, è il Mediterraneo allargato, così importante per l’Italia dalla sua dimensione marittima alla sempre maggiore presenza militare italiana in Sahel, Nord Africa e Medio Oriente. Che fare? Negli anni scorsi Roma ha investito ingente capitale politico e risorse militari per portare la Nato ad occuparsi maggiormente del fianco sud, ottenendo risultati non marginali, ma neanche pienamente soddisfacenti. Non sono in vista scarpette di cristallo per la Cenerentola mediterranea. Piuttosto, esistono una serie di limiti strutturali a quello che l’Alleanza può fare in Africa e Medio Oriente, e la radicata volontà degli Stati Uniti e della maggioranza degli Alleati di impegnarla ad est, dove è più efficace. Inoltre, i grandi Paesi membri più attivi a sud, ovvero Francia e Turchia, continuano a giocare la loro partita prevalentemente fuori dal quadro Nato.

Nel contesto dato, l’Italia dovrebbe da un lato di insistere per massimizzare il limitato apporto che l’Alleanza può dare a sud, e dall’altro volgerlo realisticamente a sostegno di una maggiore proiezione militare europea, sia essa nel quadro Ue che tramite coalizioni ad hoc – in primis con Parigi – e azioni bilaterali. Una leadership Nato a est con un forte supporto dell’Unione, e viceversa una maggiore responsabilità europea a sud con un appoggio transatlantico, sarebbe la divisione del lavoro più realistica ed efficace per proteggersi a oriente e stabilizzare al meridione attuando una vera partnership strategica tra Nato e Ue.

Giocare le vere partite Nato
Allo stesso tempo, gli interessi italiani non si limitano al Mediterraneo allargato, ed è quindi necessario che l’Italia sia più attiva sui principali temi nell’agenda alleata non concentrando il proprio limitato capitale politico-miliare solo sul fianco sud. Ad esempio per Roma è importante da molti punti di vista una ripresa del dialogo euro-atlantico con Mosca, a partire da non proliferazione e controllo degli armamenti, che dovrebbe andare di pari passo con una maggiore capacità delle strutture Nato di muovere assetti in Europa per dissuadere escalation russe.

In quanto seconda manifattura d’Europa, l’Italia ha tutto l’interesse a dire la sua sulla posizione Nato riguardo a politica industriale e tecnologica in chiave di resilienza. In particolare, nel campo spaziale Roma ha un’esperienza di oltre mezzo secolo ad alti livelli, mentre il dominio cibernetico rappresenta la nuova, combattuta frontiera da presidiare per la sicurezza nazionale. Trasversalmente ai vari dossier, la cooperazione Nato-Ue per l’Italia è un fattore abilitante che va ulteriormente sviluppato.

Il nuovo Concetto Strategico toccherà in varia misura tutti questi temi, molto più del Mediterraneo, e Roma dovrebbe giocare a tutto campo nelle vere partite Nato evitando la tentazione del catenaccio.

Foto di copertina ANSA/MASSIMO PERCOSSI