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L’impegno della Svizzera nell’Africa subsahariana

28 Giu 2021 - Lorenzo D'Ilario - Lorenzo D'Ilario

Pur non essendo mai stata una potenza coloniale, la Svizzera vanta una lunga tradizione di partenariato con il continente africano. Non a caso, quindi, lo scorso gennaio il Consiglio federale ha adottato la sua prima Strategia per l’Africa subsahariana, un documento programmatico per il quadriennio 2021-2024 che, sulla base di un’analisi di carattere geopolitico, stabilisce le priorità tematiche e geografiche, nonché gli obiettivi e le misure con cui il governo svizzero intende consolidare i legami esistenti nel subcontinente.

Tale rapporto, che si inserisce nel quadro della Strategia di politica estera 2020-2023 e si affianca alla Strategia Mena dedicata ai paesi nordafricani e della penisola araba, è il risultato di un ampio processo di consultazione che ha coinvolto le rappresentanze diplomatiche di oltre 30 Stati situati a sud del Sahara, che considerano la Svizzera un partner prezioso e credibile.

La cooperazione intergovernativa  

A partire dagli anni Sessanta la Svizzera si è dotata di un’ampia rete di rappresentanza che conta oggi 15 ambasciate, 2 consolati generali, 9 uffici di cooperazione, uno Swiss Business Hub, un Trade Point e 20 consolati onorari, ed ha stipulato programmi bilaterali e regionali in 18 dei 49 Paesi dell’Africa subsahariana.

Grazie al suo status di Paese neutrale ha svolto un ruolo di mediatore nel quadro di vari conflitti, come in Sudan, Mozambico o Camerun, oltre all’invio di personale civile e militare nelle missioni di pace dell’Onu e dell’Ue, soprattutto nel Sahel. In questa regione, infatti, l’Onu è presente con due  missioni di caschi blu (Minusma in Mali e Minusca nella Repubblica Centrafricana), mentre l’Ue  dispone di due missioni civili (Eucap Sahel Mali ed Eucap Sahel Niger) e una missione militare  (Eutm Mali). Nel campo della promozione della pace è altrettanto decisivo il sostegno svizzero ai centri di formazione per il peacekeeping in Ghana, Mali e Kenya.

Inoltre, la Svizzera ha assunto la  presidenza  della  Riunione  specifica  sul  Burundi  in  seno  alla  Commissione dell’Onu per il consolidamento della pace, mentre un tratto distintivo è costituito dall’imparzialità del suo aiuto umanitario, incarnato in particolare dal Corpo svizzero di aiuto umanitario, che assiste le popolazioni bisognose e protegge i migranti e gli sfollati in occasione di conflitti e catastrofi.

Nell’ambito della politica migratoria spiccano gli accordi di cooperazione con Angola, Benin e Camerun, mentre sono in corso negoziati con Costa d’Avorio, Gambia e Sudan. Con la Nigeria, invece, ha instaurato un partenariato in materia di migrazione e con l’Etiopia e il Botswana ha concluso due accordi di riammissione.

Oltre all’Onu, la Svizzera sostiene la Banca mondiale e il Comitato internazionale della Croce Rossa, ricopre il ruolo di osservatore all’interno dell’Unione africana e supporta le comunità economiche regionali e le organizzazioni locali, come la Banca africana di sviluppo, di cui nel 2020 ha partecipato agli aumenti di capitale.

La collaborazione con il settore privato

Oltre alla cooperazione intergovernativa, anche l’economia privata, la scienza e le Ong svolgono un ruolo decisivo per lo sviluppo del potenziale demografico ed economico del continente africano. Numerose imprese svizzere operano nell’Africa subsahariana, creando posti di lavoro di qualità e fornendo un apporto importante allo sviluppo sostenibile e alla protezione dei diritti umani.

Nel campo della cooperazione internazionale per la ricerca e l’innovazione, l’Istituto tropicale e di salute pubblica svizzero (Swiss TPH), in collaborazione con l’Università di Basilea, guida la collaborazione scientifica e tecnologica con l’Africa subsahariana e promuove la ricerca clinica sulle principali malattie che colpiscono il territorio.

La Svizzera collabora anche con le Ong locali per assicurare la presenza di necessità primarie, come l’alimentazione, la salute e l’alloggio, e promuovere misure di miglioramento della sicurezza dei lavoratori. Ad esempio, in Ciad sostiene un progetto della Caritas per il settore agricolo locale e un altro di Enfants du Monde sull’istruzione di base, mentre in Ruanda e in Tanzania tramite la fondazione Swisscontact supporta la formazione professionale.

Le priorità tematiche e geografiche

La nuova Strategia quadriennale per l’Africa subsahariana determina quattro priorità tematiche: a) Pace, sicurezza e diritti umani; b) Prosperità; c) Sostenibilità; d) Digitalizzazione. La loro attuazione congiunta dovrebbe anche contribuire ad attenuare la pressione migratoria, riducendo le cause di fuga.

In virtù dei numerosi conflitti, la mediazione politica e la promozione civile e militare della pace rappresentano campi di attività fondamentali, così come il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Per estendere la prosperità, invece, risulta essenziale potenziare i sistemi sanitari e scolastici di base e fornire a donne e giovani un accesso paritario al mercato del lavoro.

Nell’ottica di uno sviluppo sostenibile la Svizzera contribuisce al Fondo verde per il clima e promuove l’accesso all’acqua potabile e la corretta gestione delle risorse idriche e della pianificazione urbanistica anche al fine di arginare migrazioni e sfollamenti indotti da fattori ambientali. Inoltre, sostiene i Paesi africani nella loro trasformazione digitale affinché tutti possano usufruire di un accesso a Internet di qualità e a basso costo.

In seguito, tenendo conto dell’eterogeneità del subcontinente africano, la Strategia indica cinque priorità geografiche di particolare interesse per la Svizzera e, per ciascuna di esse, identifica i tre settori tematici più importanti. Nelle tre regioni del Sahel, del Grande Corno d’Africa e dei Grandi Laghi l’attenzione si concentra sulla promozione della pace, sulle azioni umanitarie e sulla cooperazione allo sviluppo. Nelle cosiddette “Leonesse economiche”, ovvero gli Stati dell’Africa subsahariana caratterizzati da un’economia forte e a crescita dinamica, la Svizzera persegue specialmente interessi economici e di politica finanziaria. Infine, la priorità posta sulle organizzazioni regionali testimonia la crescente importanza delle organizzazioni multilaterali.