L’Ungheria stringe il controllo sulle università e apre alla Cina
In Ungheria la politica di controllo delle principali manifestazioni della vita pubblica da parte del governo di Viktor Orbán continua con una stretta al mondo universitario. Di recente, infatti, il Parlamento ungherese ha approvato un testo di legge che ha sollevato numerose proteste negli ambienti dell’opposizione partitica e sociale.
La proposta, che è stata approvata all’Assemblea nazionale con 134 voti (ossia la maggioranza dei due terzi della Camera), prevede che le università statali ungheresi siano dirette, in futuro, da fondazioni private. I critici sostengono che, in questo modo, il primo ministro persegue l’obiettivo di sopprimere concretamente l’autonomia accademica, visto che i curatori delle fondazioni saranno nominati dall’esecutivo e dovranno essere figure fedeli al potere e pronte a dare espressione compiuta alla visione del premier nella sfera accademica e culturale.
Gli atenei nel mirino di Orbán
Già alla fine del 2018 si erano concentrate manifestazioni a difesa della libertà accademica minacciata dalla politica di Orbán e dai suoi disegni di controllo e asservimento dei settori strategici al potere. Lo spunto principale era stato fornito dal meccanismo governativo che aveva portato alla chiusura della Ceu (Central European University) fondata dal magnate statunitense di origine ungherese George Soros e l’aveva costretta ad “emigrare” a Vienna. La Ceu era stata attaccata in quanto considerata dall’esecutivo sede di attività anti-ungheresi o per lo meno non in linea con gli interessi nazionali. Lo spunto era quello, ma i manifestanti avevano nominato anche le università Corvinus ed Elte, come vittime del governo, e l’Mta, l’Accademia Ungherese delle Scienze, finita anch’essa nel mirino del potere.
Intanto, malgrado la cosiddetta “Lex Ceu” dovrà essere modificata in seguito al verdetto della Corte europea di giustizia che circa sei mesi fa aveva giudicato la legge contraria alle regole europee e contraria alla libertà dei servizi, la Ceu non sembra intenzionata a tornare in Ungheria, almeno per ora. Il vice-rettore Zsolt Enyedi ritiene che non basti l’abrogazione del passaggio della legge che vietava alle università straniere ad operare in Ungheria senza possedere un campus nei relativi Paesi di origine.
Per Enyedi anche in quel caso la Ceu dipenderebbe dalle decisioni arbitrarie del governo e non potrebbe dar luogo ad un’attività libera dai condizionamenti del potere, come del resto è il caso delle università ungheresi la cui indipendenza è fortemente minacciata dal testo di legge approvato dal Parlamento. L’opposizione protesta, come già precisato, e promette di restituire le università alla gestione pubblica se vincerà le elezioni politiche in programma per l’aprile dell’anno prossimo.
L’amicizia con Pechino
Le sue proteste sono rivolte anche all’accordo firmato dal governo con l’università Fudan di Shanghai. Si tratta di un ateneo considerato fra i quaranta migliori al mondo. L’intesa prevede che l’università cinese abbia una sede a Budapest ospitante cinque facoltà: Studi sociali, Lettere, Scienze, Medicina e Politecnico. Si prevede anche la presenza di 500 insegnanti e di 6.000-8.000 studenti. Come già anticipato, l’opposizione è contraria all’arrivo della Fudan nella capitale ungherese temendo che questa favorisca attività di spionaggio per conto di Pechino.
Per Orbán, invece, si tratta di un vero successo. Il premier ha annunciato, via social, di aver avuto una conversazione telefonica con il presidente cinese Xi Jinping e di aver accettato una visita in Cina per rafforzare la cooperazione bilaterale. Attraverso un piano finanziato da linee di credito cinesi, Pechino costruirà la linea ferroviaria che collega Budapest a Belgrado. La Cina è anche il Paese che ha venduto all’Ungheria 5 milioni di dosi di vaccino anti-Covid. Si tratta di Sinopharm che sarebbe risultato più caro dei vaccini approvati dall’Ema. La somministrazione di questi prodotti, soprattutto di Sinopharm e dello Sputnik V, procede, ma il tasso di mortalità dovuta al virus continua ad essere elevato.
La via preferenziale data dal governo ungherese all’università Fudan e ai vaccini cinese e russo è quindi motivo di proteste da parte dell’opposizione democratica e dei suoi sostenitori che accusano Orbán di allontanare sempre più il Paese dall’Europa dello Stato di diritto.
Foto di copertina EPA/Lukasz Gagulski