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Terzo mandato

L’Albania sceglie di nuovo Rama nonostante tensioni e scandali

9 Mag 2021 - Lo Spiegone - Lo Spiegone

Edi Rama è stato rieletto dal popolo albanese per il terzo mandato consecutivo dal 2013, un evento mai verificatosi dalla nascita della Repubblica. Il Partito socialista (Ps) ha ottenuto il 49% delle preferenze, confermandosi la prima forza politica del Paese. Contrariamente a quanto previsto dai sondaggi, l’Alleanza per il cambiamento, il patto stretto dal Partito democratico (Pd) e dal Movimento socialista per l’integrazione (Lsi), non ha mai impensierito il premier in carica durante lo spoglio dei voti. Il Pd d’altro canto ha subito contestato i risultati finali, sostenendo che ci siano stati brogli elettorali. Ora, il Primo ministro dovrà proseguire nella gestione della crisi sanitaria, e una volta conclusa il nuovo governo potrà concentrarsi sui negoziati per l’entrata del Paese nell’Ue.

Il clima di tensione attorno a Rama
Già durante il precedente mandato, Rama aveva subìto numerosi attacchi da parte dell’opposizione che denunciava un legame tra l’esecutivo e la criminalità organizzata. Nel 2019, un gruppo di parlamentari del Partito democratico aveva rassegnato le dimissioni in segno di protesta contro il governo, accusato di aver assunto una posizione troppo autoritaria. La mancata riforma del sistema giudiziario e l’insufficiente veemenza nel combattere la corruzione hanno indebolito pesantemente la posizione di Rama agli occhi della popolazione. Inoltre, prima delle elezioni lo stesso presidente della Repubblica Ilir Meta (fondatore dell’Lsi) non aveva risparmiato dure critiche al Primo ministro. Il rapporto conflittuale tra le due cariche più alte dello Stato ha però radici più profonde: il presidente aveva cercato di invalidare le elezioni amministrative tenutesi nel 2019, accusando il Partito socialista di aver boicottato il processo elettorale. Rama aveva, in risposta, tentato di avviare la procedura per l’impeachment del presidente, non trovando però l’appoggio del Parlamento.

Il clima di tensione venutosi a creare attorno a Rama è stato inasprito dallo scandalo legato al database per le identificazioni degli elettori, scoperto dal portale Lapsi.al a una settimana dalle legislative. Il Partito socialista avrebbe utilizzato illegalmente i dati di circa novecentomila cittadini albanesi (su una popolazione di 2,8 milioni) per compiere indagini a scopo elettorale. Le informazioni sarebbero state raccolte tramite un sito web istituzionale, utilizzato dai cittadini per usufruire di alcuni servizi pubblici. La magistratura non sembra al momento intenzionata a condurre indagini a riguardo, a conferma di un sistema giudiziario ancora troppo acerbo per garantire la necessaria trasparenza del processo democratico.

Nonostante tutto, le elezioni di questo 25 aprile hanno assegnato al Ps ben 74 seggi su 140 nel Parlamento. Una vittoria schiacciante che consegna al premier uscente un’ampia maggioranza, ulteriormente rafforzata dall’alleanza con il Partito socialdemocratico.

L’agenda politica
La priorità per il governo albanese è ora quella di accelerare la campagna di vaccinazioni contro il Covid-19, così da salvare la stagione turistica – fondamentale per l’economia del Paese.

Rama dovrà inoltre portare in Parlamento risultati concreti per quanto riguarda il processo di adesione all’Ue. Una cospicua parte dell’opinione pubblica nazionale (così come a Bruxelles) ritiene infatti che l’Albania sia ancora lontana dal poter essere ammessa come membro dell’Unione europea. Se il Consiglio europeo aveva infatti autorizzato l’inizio dei negoziati nel 2019, la procedura era stata subito frenata in particolare dalla Francia, che aveva espresso voto contrario. La questione dei dati rubati potrebbe irrigidire ulteriormente i vertici europei, che seppur non abbiano ancora rilasciato alcuna dichiarazione, sono sempre stati sensibili alla protezione dei diritti fondamentali della democrazia.

A cura di Matteo Camporese, autore della redazione Europa de Lo Spiegone

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