Il Cile degli indipendenti riscrive la Costituzione
Lo scorso 15 e 16 maggio più di 6 milioni di cileni si sono recati alle urne per una tornata elettorale storica. Oltre al consueto voto per rinnovare governatori, sindaci e assessori in tutto il Paese, infatti, si è votato anche per comporre l’assemblea costituente (Convenciòn Constituyente) che avrà il compito di redigere la nuova Carta fondamentale del Paese.
Il cammino che ha portato il Paese andino verso il nuovo processo costituzionale era iniziato nel 2019 quando, a seguito di violente proteste popolari che avevano segnato una profonda frattura tra la popolazione e la classe politica cilena, venne deciso di indire un referendum, lo scorso 25 ottobre, con cui i cileni decisero di abrogare la Costituzione redatta da Augusto Pinochet (anche se più volte emendata) e di demandare la redazione di un nuovo testo a un gruppo di costituenti estranei sia al governo che al parlamento.
I risultati delle elezioni
Sebbene con un’affluenza scarsa, intorno al 40% degli aventi diritto (anche se perfettamente nella media delle ultime tornate elettorali) il voto della scorsa settimana ha sancito di fatto quel sentimento di sfiducia e lontananza che intercorreva da tempo tra cittadini e classe politica e sottolineato anche dallo stesso presidente Sebastiàn Piñera subito dopo la conferma dei risultati. I partiti tradizionali, tanto della destra quanto del centrosinistra, sono usciti pesantemente sconfitti mentre hanno trionfato gli indipendenti, che si sono accaparrati quasi un terzo dei seggi (48), confermandosi come la prima forza di un’assemblea che sarà composta da 155 costituenti. La lista della destra di Piñera (Vamos por Chile) non è andata oltre i 38 seggi mentre la lista della sinistra radicale(Apruebo Dignidad), formata dal Partito comunista e dal Frente Amplio, ha superato le forze di centrosinistra ottenendo 27 voti contro i 25 della lista Apruebo. Da segnalare, infine, i 17 seggi riservati alle formazioni indigene.
Nonostante durante il referendum quasi l’80% dei votanti si fosse espresso a favore di una “Costituzione scritta dal popolo” senza, dunque, la partecipazione di membri dell’attuale Parlamento, commentatori ed analisti hanno comunque sottovalutato la performance degli indipendenti, considerando ancora in vantaggio, alla vigilia del voto, i candidati dei partiti tradizionali. A trionfare è stata, invece, la Lista del Pueblo che ha mostrato il miglior risultato tra gli indipendenti (24 seggi) e che si era formata proprio durante le proteste di Plaza Italia, a Santiago nel 2019, come massima espressione del rifiuto dell’élite politica cilena.
L’assemblea costituente
La Convenciòn Constituyente vedrà dunque al proprio interno un equilibrio di forze composite che avrà il compito di produrre un nuovo patto sociale per il Cile sulla base di principi quali l’inclusione, la diversità e la partecipazione popolare. A tal proposito, per promuovere l’uguaglianza tra tutti i cittadini, è stato messo appunto un sistema elettorale che tenesse conto sia delle minoranze indigene, riservando loro alcuni seggi, sia della parità di genere, grazie al quale sarebbe stato garantito un minimo del 45% di rappresentanza femminile. Un correttivo usato per la prima volta nella storia e che ha permesso non solo di raggiungere una parità sostanziale tra uomini e donne (rispettivamente 78 e 77 seggi) all’interno dell’assemblea ma che ha fatto sì che fossero le donne a dover lasciare il seggio agli uomini in virtù del meccanismo di parità.
È stato calcolato, infatti, che le candidate donne avrebbero ottenuto ben 84 seggi contro i 71 degli uomini dimostrando di essere preferite dal 52% dei votanti. Un risultato non da poco se si considera che l’assemblea costituente cilena sarà il primo organo elettivo della storia a poter vantare la parità di genere tra i suoi componenti.
Prospettive per le presidenziali
Quando mancano pochi mesi alle presidenziali di novembre, dunque, lo scenario delineato dalle elezioni per la Convenciòn Constituyente potrebbe influenzare anche l’elezione del prossimo capo di Stato. Sebbene, per ora, la lista dei candidati per la presidenza veda una quota femminile ben al di sotto del 50%, non è da escludersi, infatti, una ristrutturazione dei nomi in corsa. Lo scorso 19 maggio si sono chiuse le registrazioni per le cosiddette “primarie legali”, previste per il 18 luglio, che vedranno sfidarsi i candidati del Partito comunista e del Frente Amplio, nella coalizione della sinistra radicale, e i candidati dei partiti di destra e centrodestra che compongono la coalizione Vamos por Chile.
Le primarie legali – meccanismo finanziato con fondi statali per potenziare il processo democratico nel Paese – tuttavia non comprende tutta la rappresentanza partitica cilena, che rimane libera di organizzare primarie “convenzionali” a proprie spese. In ogni caso, alla luce del grande successo ottenuto dagli indipendenti nell’ultima tornata elettorale, si prevede una campagna elettorale più “autoreferenziale” da parte delle forze politiche tradizionali, incentrata sul rilancio della propria immagine di fronte ai cittadini piuttosto che su una battaglia politica tra schieramenti. Il trionfo delle liste indipendenti nella costituente, infatti, è stato tanto imprevisto quanto scottante e difficilmente sarà di nuovo sottovalutato. L’appuntamento decisivo rimane quello del 21 novembre.
Il lavoro della costituente
Intanto, presumibilmente verso la metà di giugno, l’assemblea costituente si riunirà per la prima volta dando inizio alle consuete procedure istituzionali, prima di dare il via ai lavori sulla nuova Carta. Le prime sessioni, infatti, prevedranno il varo di un regolamento interno, l’istituzione di una segreteria tecnica e l’elezione di un presidente e un vicepresidente. Completata questa fase preliminare, l’assemblea avrà 9 mesi di tempo (prorogabili per altri 3 mesi per una volta sola) per redigere e presentare al presidente della Repubblica il nuovo testo costituzionale.
La nuova Carta non potrà sovvertire l’assetto repubblicano e l’ordine democratico del Paese né potrà sottrarre il Cile dagli impegni internazionali assunti con trattati in vigore. Infine, una volta ricevuto il testo approvato dall’assemblea, sarà compito del presidente della Repubblica indire un nuovo referendum a partecipazione obbligatoria, con cui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi per l’approvazione della Carta. Se il testo verrà approvato il Cile avrà dunque una nuova Costituzione che sostituirà una volta per tutte quella ereditata da Pinochet.
Foto di copertina EPA-EFE/Marcelo Segura / Chilean Presidency