Servono nuove regole per l’intelligenza artificiale
L’urgenza di una corretta regolamentazione della intelligenza artificiale (IA) è resa evidente dalla valutazione degli effetti, positivi e negativi, che possono derivare dalle sue applicazioni. Nell’affrontare il rapporto uomo-macchina ci si troverà infatti di fronte ad un “Vaso di Pandora”, come è già accaduto nel secolo scorso a proposito dell’energia nucleare e del suo uso per costruire la bomba atomica.
Non a caso, proprio di recente sono stati elaborati due importanti documenti, promossi entrambi da organismi internazionali. Il primo proviene dalla National Security Commission on Artificial Intelligence, ed è stato accompagnato da una piena e rara intesa tra Congresso e Presidenza americana. Il secondo, è frutto del lavoro del Committee ad hoc on Artificial Intelligence (Cahai), istituito dal Consiglio d’Europa.
Si tratta di documenti profondamente diversi, nella composizione, nei fini, nelle conclusioni ma entrambi segnalano la necessità di un approccio multilaterale e multidisciplinare al tema della regolamentazione e dei “paletti” da porre alla crescita indiscriminata dell’intelligenza artificiale legata soprattutto allo sviluppo del machine learning.
Quanto all’aspetto pubblicistico, la relazione americana affronta i temi delle minacce emergenti, della difesa nazionale, dell’utilizzo di armi e di mezzi potenzialmente capaci di assumere decisioni autonome. Quanto al versante privatistico, essa delinea le strategie di competizione e di reclutamento internazionale; propone un sistema più rigoroso a tutela della proprietà intellettuale, sollecitando una iniziativa coordinata con i Paesi alleati; affronta il tema della protezione dei valori democratici nell’uso dell’intelligenza artificiale. Va dunque alla ricerca di soluzioni concrete, ma anche di un campionario dei settori di sviluppo dell’IA, delle deviazioni che potrebbero derivare da una crescita incontrollata dei suoi effetti, di una pianificazione economica e normativa nella prevenzione di comportamenti illeciti.
Diverso l’approccio del documento elaborato dalla Commissione nominata dal Consiglio d’Europa, che ha come obiettivo centrale la “regolazione dei sistemi di intelligenza artificiale fondata sugli standard del Consiglio d’Europa in materia di diritti umani, democrazia e rule of law”. Esso ruota dunque intorno al perno dell’etica e del diritto, elencando preoccupazioni e suggerendo possibili rimedi per evitare le conseguenze negative nell’uso o meglio nell’ʺabusoʺ dell’IA nel campo dei diritti umani, delle libertà individuali, dei princìpi di uguaglianza, dei diritti sociali ed economici in campo lavorativo.
Per passare poi ad esaminare i condizionamenti che l’IA può determinare nell’accesso e nella diffusione di informazioni capaci di influenzare il dibattito politico, il voto e conseguentemente il processo democratico; di come il principio di supremazia della legge, la rule of law, possa essere minato dall’uso dell’intelligenza artificiale nei Tribunali, nel campo della sicurezza pubblica o nella Pubblica Amministrazione; di come una possibile concentrazione delle nuove tecnologie in poche mani, siano pubbliche o private,crei un rischio per la stessa tenuta democratica.
Nonostante queste evidenti diversità di fondo, i documenti sono tra loro complementari per affrontare i fenomeni connessi all’intelligenza artificiale con la concretezza che emerge dal documento del Congresso Americano e con l’attenzione all’etica cui è ispirato il documento del Consiglio d’Europa. Da quel “Vaso di Pandora” cui si faceva cenno in apertura sprigioneranno infatti problemi tecnico-scientifici, interrogativi filosofico-normativi, considerazioni geopolitiche, profili legati all’etica dell’uomo nel rapporto con la macchina.
Occorre allora cogliere tutti i prismatici riflessi di un fenomeno multidisciplinare per utilizzare le opportunità di uno sviluppo ormai inarrestabile mitigandone le conseguenze negative attraverso una adeguata regolamentazione. Se non sapremo raccogliere questa sfida ed affrontare fino in fondo le implicazioni etiche, economiche, giuridiche, che essa comporta, basandone la soluzione su una piena conoscenza delle tecnologie connesse all’uso dell’intelligenza artificiale, potremmo trasformare un enorme potenziale di crescita in una discesa verso quel buio delle coscienze, delle democrazie e dei valori, così ben descritto nei libri di Noah Harari come l’incubo del XXI secolo.