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Presidenziali e legislative

Perù al voto: un candidato da battere e tanta incertezza

9 Apr 2021 - Lo Spiegone - Lo Spiegone

L’11 aprile il popolo peruviano si recherà alle urne per rinnovare il Parlamento unicamerale del Paese e il suo esecutivo. Termina così una delle legislature più travagliate della storia del Perù, che ha visto, in cinque anni, le dimissioni anticipate di tre presidenti a causa di scandali di diversa natura.

Corruzione, cattiva gestione della pandemia e crisi economica sono stati tra i temi più dibattuti durante la campagna elettorale. Tra clamorose uscite di scena e nuove rivelazioni, il risultato sembra quindi essere tutt’altro che scontato.

Nonostante non si abbiano delle certezze assolute, i sondaggi possono dare qualche prospettiva: su 18 partiti che si presentano alle elezioni, nessuno ha speranze di vincere al primo turno, mentre sono cinque quelli che potrebbero raggiungere il ballottaggio.

Come si è arrivati fin qui
L’ultima legislatura è stata una tra le più turbolente della storia del Perù. Dopo la vittoria al secondo turno di Pedro Pablo Kuczynski contro Keiko Fujimori, nel 2016, l’ex presidente  ha dovuto ben presto allontanarsi dalla politica, a causa dello scandalo di tangenti all’interno dell’inchiesta Lava Jato.

Al posto di Kuczynski salì al governo il suo vice, Martin Vizcarra. Per due anni Vizcarra ha promosso una riforma del sistema politico e dei rapporti di forza tra questo e il potere della magistratura, arrivando anche a formulare un referendum costituzionale per cui ottenne un forte sostegno della popolazione.

Dopo l’enorme supporto che aveva ottenuto nel 2019, però, fu coinvolto in due scandali di diversa natura e ben presto vide il suo successo svanire. Ora Vizcarra è stato interdetto dalla corsa alle elezioni e rischia di non poter ricoprire nessuna carica pubblica per i prossimi 10 anni.

La lotta per il ballottaggio
Tra i partiti in lizza per il ballottaggio ritorna, così come nel 2016, Fuerza Popular di Keiko Fujimori. La Señora K, fondatrice e leader del partito, è uscita poco tempo fa dalla custodia cautelare, anche se si sta ancora investigando nei suoi confronti per reati di riciclaggio di denaro e ostacolo alla giustizia. Nonostante ciò, il suo elettorato si è mantenuto ben saldo e la figlia dell’ex dittatore ha buone speranze di passare al secondo turno. Secondo i suoi elettori è l’unica leader capace di portare governabilità al Paese. Il programma di rilancio economico, basato su una maggiore libertà all’impresa privata, è il fulcro del suo successo, almeno secondo le previsioni.

A presentarsi come novità nel panorama politico peruviano ci sono quindi due partiti sorti dalle ceneri di vecchie coalizioni. Sono Renovación Popular (di corrente conservatrice e fondamentalista cristiana) e Victoria Nacional, guidato dall’ex calciatore George Forsyth.

I programmi dei due partiti hanno puntato in direzioni diverse. Mentre la formazione guidata da Rafael López Aliaga si è concentrata sul rilancio dell’economia, Forsyth ha sottolineato la necessità di un cambiamento nella struttura politica e istituzionale del Perù, dando particolare importanza alla lotta contro la corruzione. Il suo obiettivo è quello di intercettare i bisogni del 18% dell’elettorato composto da persone tra 18 e 24 anni che, per la prima volta, si recano alle urne per le presidenziali.

Sempre puntando al desiderio di cambiamento, il quarto partito in lizza per il ballottaggio è la coalizione di sinistra Juntos por el Perù, guidata da Verónika Mendoza. Con un programma incentrato sul welfare, il miglioramento del sistema scolastico e sanitario del Paese e un rinnovamento radicale della Costituzione, è l’unico partito dichiaratamente progressista in corsa per la presidenza.

Il candidato da battere
A spiccare in tutti i sondaggi e, secondo alcuni scenari, anche con buone probabilità di vittoria al secondo turno, c’è Acción Popular guidata da Yonhy Lescano Ancieta.

Partito dalla forte caratterizzazione rurale e contadina, ma aperto a coalizioni e correnti più progressiste, anche Acción Popular ha fatto leva sull’esasperazione di gran parte del popolo peruviano nei confronti della politica corrotta.

Grazie a un programma che propone un forte impegno nella lotta contro la corruzione e una crescita economica che parta dal settore produttivo del Paese, si presenta come il partito che potrebbe vincere le prossime elezioni.

Il voto e il sistema elettorale
L’11 aprile verranno rinnovate 138 cariche pubbliche: il presidente della Repubblica, il suo vice, 130 parlamentari dell’Assemblea monocamerale e 5 rappresentanti del Parlamento Andino.

Il voto è obbligatorio, in base alla Costituzione del 1993, e per chi non si reca alle urne è prevista una multa. I parlamentari vengono eletti secondo un sistema proporzionale dai 25 distretti elettorali plurinominali in cui è diviso il Paese. Ogni distretto sceglie un numero di congresistas in base alla percentuale della popolazione. Per assicurare maggiore rappresentatività, ai distretti meno popolosi è stato dato il diritto di scegliere un minimo di due candidati.

In ogni distretto elettorale, inoltre, i seggi vengono distribuiti in base a un criterio proporzionale, ovvero in relazione alle preferenze delle liste di candidati.

A cura di Giacomo Zito, autore America Latina de Lo Spiegone

***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.