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Maggioranza incerta

Nuovi volti nel Parlamento bulgaro, ma Borissov si conferma primo

14 Apr 2021 - Lo Spiegone - Lo Spiegone

Domenica 4 aprile si sono tenute le elezioni nazionali in Bulgaria per dare inizio a una nuova legislatura dell’Assemblea nazionale unicamerale. Secondo la Commissione elettorale centrale (Cec), il partito Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria (Gerb) del Primo ministro uscente Boyko Borissov ha ottenuto la maggioranza dei voti con il 25% delle preferenze. La vera novità di queste elezioni è l’inaspettato risultato del partito C’è una nazione, che ha raggiunto circa il 17% dei voti, superando il Partito socialista bulgaro (Bsp), fermo al 15%.

Dei 6 milioni e mezzo di cittadini aventi diritto di voto, poco meno della metà (circa 3 milioni) si è recato alle urne, anche a causa dell’attuale emergenza sanitaria. Fin dagli exit poll si è delineata la vittoria del partito di Boyko Borissov e la repentina crescita del neo partito C’è una nazione, fondato dall’ex intrattenitore televisivo Slavi Trifonov.

Nonostante la vittoria di Gerb sia in linea con le previsioni dei giorni scorsi, la forza di centrodestra ha perso circa 8 punti percentuali rispetto alla tornata elettorale del 2017. Ancora più marcato è il calo del Partito socialista bulgaro, che dalle ultime elezioni è sceso di circa 11 punti percentuali. Questo si traduce in un numero minore di seggi in Parlamento per il Bsp e per i partiti di sinistra, riuniti nella Coalizione per la Bulgaria.

I nuovi sfidanti entrano in Parlamento
Tuttavia, il risultato più interessante di queste elezioni è l’entrata in Parlamento del partito C’è una nazione. Dichiaratamente antisistema e in aperta opposizione al governo di Borissov, il neo partito ha ampiamente superato le aspettative, cui i pronostici delle scorse settimane gli attribuivano tra il 10 e il 13% dei voti. Il partito di Trifonov è diventato il secondo in Parlamento con più del 17% delle preferenze.

Nato nel febbraio 2020, C’è una nazione ha posto come obiettivo della sua campagna elettorale la lotta alla corruzione istituzionale e ha favorito una politica che ascoltasse i cittadini “dal basso” con un voto di protesta. Per questo motivo, le forti critiche alla gestione della pandemia da Covid-19 e il sostegno alle manifestazioni dell’estate scorsa hanno fatto sì che guadagnasse sempre più consensi tra tutte le fasce della popolazione.

Non è solo la presenza del partito di Trifonov a segnare la particolarità di queste elezioni, ma in generale il nuovo assetto multipartitico del Parlamento. Mentre Gerb, la Coalizione per la Bulgaria e il partito di centro Movimento per i Diritti e le Libertà (Dps) hanno riconfermato la propria presenza in Parlamento, altri partiti, come quelli nazionalisti Volya e Patrioti Uniti, non hanno superato la soglia di sbarramento del 4%, nonostante i rispettivi 12 e 27 seggi ottenuti nel 2017. Anche il Movimento nazionalista bulgaro (Imro), che nelle precedenti elezioni non aveva superato la soglia di sbarramento, domenica 4 aprile si è fermato al 3,7%. Se l’Imro avesse ottenuto il numero minimo di seggi per eleggere dei parlamentari, sarebbe stato un valido alleato per Gerb.

Al contrario, altre due nuove componenti politiche sono entrate in Parlamento: In Piedi! dell’ex difensore civico Maya Manolova e la coalizione Bulgaria Democratica. Il partito di Manolova, similmente al C’è una nazione, è cresciuto grazie alle battaglie contro la corruzione e in favore della riforma del sistema giudiziario. La coalizione Bulgaria Democratica, invece, porta le istanze del partito dei Verdi e degli europeisti.

Coalizione di governo o nuove elezioni?
Sebbene Gerb abbia conquistato la maggioranza relativa dei voti, questa non gli permette di formare un governo senza il sostegno di altri partiti. D’altro canto, C’è una nazione si è detto contrario a qualsiasi alleanza con Gerb, così come gli altri partiti della neoeletta Assemblea nazionale.

In tale contesto, il presidente della Repubblica Rumen Radev ha tre opzioni disponibili: assegnare l’incarico per formare una coalizione di governo al secondo partito con più voti (C’è una nazione), affidare un mandato esplorativo a un partito di sua scelta per una coalizione, oppure proporre un governo tecnico formato da membri a sua discrezione in attesa di nuove elezioni.

Per quanto riguarda la prima ipotesi, Euronews riporta il commento di Peter Brankov, ricercatore all’università di Glasgow, secondo cui un’alleanza tra C’è una nazione, Bulgaria Democratica e Alzati! potrebbe essere una base di partenza per superare l’impasse elettorale. Tuttavia, anche nel caso in cui questa coalizione avesse luogo, il numero di seggi non sarebbe sufficiente per formare un governo. Nel caso in cui non si trovasse un appoggio da parte della Coalizione per la Bulgaria o di Gerb, l’ipotesi di indire nuove elezioni diventerebbe la più probabile. La decisione di Radev è attesa nei prossimi giorni.

A cura di Letizia Storchi, autrice della redazione Europa de Lo Spiegone.

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Foto di copertina EPA/VASSIL DONEV