L’ambizioso progetto di Gibuti come hub militare e logistico
Nonostante l’incertezza economica e sociale provocata dall’emergenza sanitaria, la Repubblica di Gibuti è entrata con determinazione e rinnovato ottimismo nel 2021. Secondo l’ultimo Global Economic Prospects della Banca Mondiale, nel corso di quest’anno Gibuti registrerà la più forte crescita del Pil nel continente africano con un tasso previsto del 7,1%.
Questa proiezione non è affatto casuale. Privo di ricchezze naturali e dal territorio arido e desertico, il minuscolo Stato del Corno d’Africa trae la propria forza dalla sua privilegiata collocazione geografica all’ingresso dello stretto di Bab-el-Mandeb, che congiungendo il Mar Rosso con il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano costituisce un’arteria chiave del commercio internazionale tra l’Europa e l’Asia.
Così, potendo assicurare uno sbocco immediato sul braccio di mare che controlla l’accesso al canale di Suez ed essendo situata proprio all’intersezione delle rotte marittime più trafficate al mondo, l’ex colonia francese funge da porta d’ingresso per il Medio Oriente ed i giacimenti petroliferi della penisola arabica.
Il piano di sviluppo Vision 2035
A partire dal 2014, quando è stato lanciato il piano di sviluppo Vision 2035, Gibuti si è impegnato a modernizzare il proprio apparato legislativo e finanziario ed a realizzare infrastrutture efficienti in grado di attirare e soddisfare le esigenze del mercato internazionale.
L’intensificarsi dei rapporti politici ed economici con le potenze globali si è tradotto nella firma di molteplici accordi di sviluppo e nella realizzazione di un profondo piano di trasformazione infrastrutturale. In primo luogo, nel maggio 2017, ha visto la luce, a soli 5 chilometri dallo storico porto francese di Gibuti City ormai giunto alla saturazione, il più moderno porto polifunzionale dell’Africa orientale grazie alla partnership con la multinazionale China Merchant Holdings. In seguito, nel febbraio 2018, il governo ha ripreso il controllo della gestione del terminal container di Doraleh risolvendo il contratto di concessione con la Dubai Ports World.
Di grande importanza sono anche l’entrata in funzione della linea ferroviaria Addis Abeba-Gibuti, che oltre ad agevolare il turismo e il trasporto delle merci fornisce all’Etiopia uno sbocco commerciale sul mare, la creazione della più grande zona franca internazionale presente nel continente africano e l’apertura dei porti minerari di Ghoubet e Tadjourah, dedicati all’importazione di merci e materie prime e all’esportazione di potassio per uso agricolo proveniente dal fronte etiope.
Inoltre, non mancano numerosi progetti infrastrutturali in tema di energia, acqua e sviluppo sostenibile. L’azienda energetica francese Engie si occuperà della centrale solare fotovoltaica nel Grande Deserto di Bara, mentre la società spagnola Siemens Gamesa si è aggiudicata i lavori per la realizzazione del parco eolico di Ghoubet. Francia e Spagna sono in prima linea anche nella costruzione di un impianto di dissalazione dell’acqua di mare, progettato dal gruppo Eiffage in collaborazione con Tedagua.
Un hub non solo marittimo ma anche aereo
Lo scorso febbraio Gibuti ha ulteriormente consolidato la sua preminenza logistica nell’Africa orientale attraverso la firma di un accordo tra Air Djibouti e Ethiopian Airlines ed il nuovo porto polifunzionale di Doraleh. La naturale vocazione di hub logistico e dei trasporti trarrà sicuro giovamento dalla creazione di una piattaforma aereo-marittima in grado di trasportare per via aerea verso l’intero continente africano le merci scaricate dalle navi a Doraleh.
Ulteriore linfa all’offerta logistica verrà fornita dall’ambizioso programma di sviluppo industriale Gibuti Damerjog, che nei prossimi 15 anni prevede la realizzazione di un’altra zona di libero scambio dove saranno inclusi diversi terminal di stoccaggio del petrolio, una raffineria di petrolio greggio, un terminal Gnl, bacini di carenaggio, una centrale elettrica, una fabbrica per la produzione di materiali da costruzione e diversi moli per ospitare qualsiasi tipo di imbarcazione.
Al contempo è prevista la riqualificazione del porto storico, che includerà al suo interno anche un cantiere di riparazione navale, a cura della compagnia olandese Damen Shipyards.
Anche l’Italia in prima linea
Per affrontare le numerose sfide del suo progetto di crescita, oltre alla storica alleanza con l’Etiopia, Gibuti ha stretto legami diplomatici forti e duraturi con le più grandi potenze mondiali. Stati Uniti, Cina, Giappone, Francia, Italia e Arabia Saudita hanno già stabilito una base militare all’interno del Paese e potrebbero essere seguite a breve da India e Turchia. In particolare, lo stato africano ospita la maggiore base militare americana in Africa e, dal 2017, la prima base cinese all’estero.
Infatti, davanti all’interesse delle potenze mondiali per la sua posizione strategica a ridosso delle più importanti rotte commerciali che collegano l’Africa orientale con l’Asia e l’Europa e alla cronica instabilità politica di Eritrea e Somalia, gli altri due paesi costieri del Corno d’Africa, e da ultimo dello Yemen, il presidente Ismaïl Omar Guelleh ha adottato una posizione proattiva, concedendo l’affitto di terreni per la realizzazione di installazioni militari ai principali partner internazionali nel quadro di un dialogo politico-strategico.
Non a caso, dunque, lo scorso 22 marzo il ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini, si è recato a Gibuti per incontrare il presidente Guelleh e il suo omologo Hassan Omar Mohamed Bourhan, che lo hanno ringraziato per il prezioso lavoro del contingente italiano. “Gibuti svolge un ruolo fondamentale per la stabilità della regione, agendo da facilitatore e da promotore del dialogo e della cooperazione tra i paesi dell’area. L’Italia intende continuare a supportare lo sviluppo delle forze di sicurezza locali attraverso i nostri programmi di addestramento”, ha dichiarato Guerini dopo la visita, confermando la volontà italiana di assumere un ruolo ancora più centrale nel Paese e nel continente africano.
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Foto di copertina ANSA / us Ministero Difesa