La risposta dell’Italia alla pandemia: scelte e opzioni
Anche viste le criticità nell’approvvigionamento delle dosi di vaccino anti-Covid-19 e il numero di pazienti ospedalizzati che, nonostante diminuisca, continua a preoccupare, è di interesse una riflessione sugli attori finora coinvolti nella gestione dell’emergenza sanitaria in Italia.
In tutto il territorio nazionale, volontari della Protezione civile sono chiamati a supportare la campagna vaccinale. Il Dipartimento ha assunto un ruolo particolarmente attivo nella gestione della crisi pandemica fin dal suo principio, quando, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza, nel febbraio 2020 il governo Conte II emanò un’ordinanza che affidava alla struttura la gestione degli interventi mirati al contrasto della crisi pandemica.
Le opzioni disponibili e le scelte compiute
Nel panorama italiano vi è anche un’altra risorsa su cui contare: la Difesa civile. Se la Protezione civile è generalmente preposta al contrasto di emergenze ben identificabili e delle quali si conoscono cause ed entità, quest’altra struttura è impostata per agire in risposta a situazioni di crisi causate da eventi non comuni, che minacciano gravemente la pubblica sicurezza – come appunto una pandemia -.
Nel 2020, la Difesa civile non è stata attivata a livello politico-strategico, mentre alcune delle componenti che la costituiscono hanno contribuito in maniera significativa alla risposta all’emergenza a livello operativo. Si pensi, ad esempio, ai ragguardevoli sforzi compiuti dalle Forze armate. Si tratta di entità che operano sotto il controllo sia della Difesa civile che della Protezione civile e che, durante la fase di gestione della crisi pandemica, sono state chiamate in causa in quanto componenti operative di quest’ultimo organismo.
Cosa è stato fatto
Assegnando la gestione della crisi alla Protezione civile, il governo ha garantito agli amministratori locali la facoltà di mantenere la propria autorità sui territori di rispettiva competenza. Ciò, tuttavia, ha rallentato in una certa misura le operazioni mirate al contrasto dell’emergenza – mentre è tristemente noto come una delle cose più importanti nella risposta ad una crisi provocata da un virus pericoloso, che si trasmette rapidamente e oltre ogni confine, è proprio la tempestività degli interventi -.
Gestita a livello apicale dalla presidenza del Consiglio dei ministri, la Protezione civile è infatti caratterizzata da un’organizzazione orizzontale piuttosto complessa, poiché articolata in centri regionali, provinciali e municipali. La Difesa civile invece, in seno al ministero dell’Interno, presenta un assetto più semplice, gerarchico e verticale, che avrebbe portato una risposta diversa all’emergenza, forse più efficace ed efficiente.
Oltretutto, la protezione da eventi di tipo Nucleare Biologico Chimico Radiologico (Nbcr) – categoria che comprende anche la pandemia di Covid-19 – rientra a livello operativo nella competenza di componenti come i Vigili del fuoco, che possono agire sia come Protezione civile sia come Difesa civile.
Cosa si potrebbe fare
La crescente richiesta, da nord a sud, di volontari disponibili a contribuire alla campagna vaccinale suggerisce che il coinvolgimento della Protezione civile continuerà ad essere consistente, soprattutto sul piano operativo. Ciò comporterà grandi sforzi da parte di tutti gli enti che lavorano a questo livello, compresi Vigili del fuoco, Forze armate e Forze dell’ordine.
Un maggiore coinvolgimento della Difesa civile potrebbe contribuire a tale sforzo e, nel gestire crisi future, le due strutture potrebbero agire in modo complementare. Entrambi gli organismi, infatti, hanno a propria disposizione risorse e competenze che potrebbero agevolare un’azione comune. Ad esempio, la Protezione civile vanta una notevole disponibilità di personale, mentre la Difesa civile potrebbe favorire un migliore utilizzo delle lessons learned apprese nel settore militare.
Se da un lato è importante riflettere sulla capacità dell’Italia di prevedere e prepararsi a situazioni di emergenza, dall’altro è necessario aprire un dibattito che non si limiti ad evidenziare le mancanze del Paese nella gestione delle crisi, ma si spinga all’elaborazione di una strategia di sicurezza nazionale che definisca più chiaramente ruoli, compiti e funzioni delle strutture preposte a tale obiettivo.
Foto di copertina ANSA/RICCARDO ANTIMIANI