IAI
L'intervento del ministro

Difesa missilistica: in Europa serve fare sistema

12 Apr 2021 - Lorenzo Guerini - Lorenzo Guerini

Il quadro strategico che stiamo vivendo è segnato da forti tensioni geopolitiche e complicato da una crisi pandemica mondiale che ci porta a impegnarci con grande attenzione in relazione alle strategie e alle scelte che siamo chiamati a fare. Questi contrasti hanno prodotto conseguenze anche nel campo della difesa, dove la competizione è presente in tutti i domini operativi, incluso quello spaziale e cibernetico.

Il tema della difesa missilistica è trasversale, in quanto riguarda la protezione del personale impegnato in missioni fuori area e assicura la protezione del territorio nazionale rispetto alle minacce provenienti dall’atmosfera. Tale struttura si appoggia su sistemi di sensori basati a terra, sulle navi e nello spazio e connessi da sistemi di comunicazione, comando e controllo fortemente digitalizzati.

Siamo di fonte a un tema che, a partire dallo Stato Maggiore, suscita grande attenzione da parte del mondo della difesa e che coinvolge anche il sistema industriale.

Un tema che oggi non riguarda solo le grandi potenze, in grado di investire sulle nuove frontiere con un raggio di azione globale, ma anche le potenze regionali. Queste, in particolare, vedono nei sistemi missilistici armi di attacco, di deterrenza e di pressione molto convenienti perché possono colpire a grandi distanze con un investimento economico minore rispetto a quello affrontato da coloro che devono difendersi. Inoltre, sono presenti anche attori non statuali impegnati in diversi conflitti che, dal Nord Africa al Medio Oriente fino all’Asia, possono accedere a sistemi missilistici spesso sostenuti anche dalle potenze regionali. Nella rincorsa costante tra la “spada e lo scudo”, in questa fase e in questo campo, è la spada, dunque, quella obiettivamente più avvantaggiata.

Un altro punto importante riguarda la risposta integrata della Nato e la sicurezza nazionale del nostro Paese. L’Italia è saldamente tutelata nel quadro dell’Alleanza atlantica; essa è la forma più efficace di deterrenza e di difesa per l’Europa ed è in grado di mettere a sistema le capacità degli Stati membri sia dal punto di vista militare che politico. La Nato, sotto questo profilo, sta adattando la propria postura anche a seguito dello sviluppo delle capacità missilistiche di cui si sarebbe dotata la Russia nel campo dei missili a raggio intermedio non conformi al trattato INF che, non a caso, ha visto l’uscita degli Stati Uniti dall’intesa. La presenza di sistemi americani in Europa e in Turchia, da un lato, e il comando militare integrato, dall’altro, cementano il legame transatlantico. In questo contesto i Paesi europei collaborano con gli Stati Uniti per rispondere alla sfida tecnologica posta dalla nuova generazione dei sistemi missilistici. Ritengo che, proprio nell’ambito dell’Unione europea, i Paesi membri debbano impegnarsi maggiormente per sviluppare assieme la capacità militare da integrare nella deterrenza e nella difesa collettiva e in quella dell’Alleanza atlantica.

Il nostro quadro istituzionale è idoneo allo sviluppo di queste capacità ed è costituito innanzitutto dalla Pesco, all’interno della quale il progetto Twister rappresenta un ottimo esempio di cooperazione fra principali Paesi europei. Penso che lo sviluppo di capacità militari robuste e ambiziose richieda la cooperazione fra Paesi, in quanto nessuno Stato europeo può sviluppare tali capacità in maniera autonoma. Questo è l’unico modo per raggiungere risultati migliori per le Forze armate, per ottenere economie di scala, realizzare un maggiore sviluppo tecnologico e industriale, rafforzare la difesa europea in una logica di piena collaborazione con l’Alleanza Atlantica.

Certamente questo scenario si può realizzare solo attraverso una costruttiva e crescente cooperazione tra i Paesi e i rispettivi settori industriali, sostenuti dagli strumenti finanziari messi a disposizione a livello europeo e che probabilmente necessitano di essere indirizzati in maniera più strategica. Mi riferisco, per esempio, alle risorse messe a disposizione dal Fondo europeo per la difesa. Va ricondotto nell’ambito della cooperazione europea il contratto recentemente sottoscritto tra Italia e Francia per la nuova generazione del programma SAMP/T. Si tratta di un passaggio molto importante, fortemente voluto e volutamente enfatizzato sia in merito all’accordo sottoscritto sia per il significato che esso racchiude.

Per quanto riguarda la certezza e la continuità delle risorse, abbiamo sicuramente fatto un importante passo in avanti. I fondi messi in campo dall’ultima legge di bilancio costituiscono uno sforzo importante e il fondo pluriennale per gli investimenti della Difesa rappresenta un significativo respiro finanziario. L’Italia non può rimandare la necessità di recuperare sotto il profilo degli investimenti. Grazie alla fortissima convergenza in Parlamento, abbiamo immaginato questo strumento come un primo passo, un punto di partenza che necessita però di essere implementato anche attraverso le leggi di bilancio dei prossimi due anni. Il mio impegno è assicurare, in Italia, il sostegno del Governo e del Parlamento sul piano finanziario e politico. Per quanto riguarda il quadro europeo e transatlantico, occorre favorire una stretta collaborazione con i nostri partner nella convinzione che nel settore della difesa la risposta debba necessariamente essere comune. Penso che, per cogliere la sfida, le Forze armate debbano muoversi in maniera sempre più integrata a livello interforze. Si tratta di un passaggio decisivo sul quale dobbiamo impegnarci, superando le difficoltà e le naturali resistenze.

Infine, credo che tutti gli attori – pubblici o privati – debbano avere la capacità di fare sistema nel rispetto dei ruoli di ciascuno in un tessuto industriale che necessita di integrarsi in maniera sempre più coraggiosa e convinta, spingendo la frontiera nella prospettiva di investimenti che guardano al futuro. Non ci possiamo più accontentare di sviluppare programmi che assicurino facili e cospicue marginalità finanziarie; abbiamo l’esigenza, invece, di effettuare un salto di sistema che reputo assolutamente necessario. Da questo punto di vista, non possiamo far cadere nel vuoto l’invito a muoversi in maniera sempre più integrata e capace di fare sistema. A tal proposito, la ricerca presentata dall’Istituto Affari InternazionaliEurope’s Missile Defence and Italy: Capabilities and Cooperation” può rappresentare davvero un punto di riferimento sul quale sviluppare momenti di discussione e, nell’ambito dei rispettivi ruoli, di decisione.

*Intervento del ministro della Difesa Lorenzo Guerini in occasione del webinar di presentazione dello studio IAI sull’Italia e la difesa missilistica dell’Europaqui gli altri contributi.

Trascrizione a cura di Francesco Tabarrini. Foto di copertina ANSA