La pirateria nel Golfo di Guinea e il ruolo della Marina militare
L’aumento della pirateria nel Golfo di Guinea minaccia i trasporti marittimi tramite i frequenti sequestri di equipaggi, e ciò ha spinto l’Italia a inviare nel 2020 una missione navale nell’area.
Il Golfo di Guinea, vasta insenatura dell’Oceano Atlantico in corrispondenza dell’Africa occidentale, si conferma sempre più come il principale hotspot della pirateria mondiale.
Secondo i dati pubblicati nel report annuale dell’International Maritime Bureau (Imb), il fenomeno della pirateria è in crescita a livello globale, con 195 incidenti registrati nel 2020 rispetto ai 162 del 2019.
In totale, 135 marinai sono stati rapiti a scopo di estorsione da pirati nel corso dello scorso anno, con la regione del Golfo di Guinea che vanta, da sola, ben 130 sequestri di membri dell’equipaggio (il 95% del totale). Questi dati confermano da un lato il trend crescente della pirateria nel Golfo di Guinea, ormai divenuto il luogo più pericoloso del pianeta per le navi mercantili. Dall’altro, testimoniano come la tipologia di attività illecita preferita dai criminali non consista più, come in passato, nel dirottamento di petroliere al fine di rivendere il greggio al mercato nero, bensì nel sequestro dei membri degli equipaggi, una tattica che si rivela molto più remunerativa e che implica anche un salto di qualità degli attacchi stessi ormai consolidato.
In media, secondo il report Imb, i marinai sono stati rapiti dal 25% delle navi attaccate dai pirati nel Golfo di Guinea, i quali, nel 80% dei casi, possedevano armi da fuoco.
In tal senso, l’abbordaggio della nave MV Curacao Trader, una petroliera battente bandiera liberiana, avvenuto nel luglio 2020 a ben 210 miglia nautiche (quasi 390 km) al largo delle coste del Benin, testimonia come le bande di pirati stiano diventando sempre più organizzate e spregiudicate, e come dispongano di mezzi operativi che permettono loro di compiere assalti a grande distanza dalla costa. Non a caso, l’Imb consiglia alle navi che siano in transito o in attesa di ancoraggio/attracco ad un porto sicuro di mantenersi ad almeno 250 miglia nautiche dal litorale (circa 460 km).
A ulteriore conferma della crescente pericolosità di queste acque, e della minaccia rappresentata dalle bande dei pirati, basta citare il recente assalto alla nave porta-container MV Mozart, battente bandiera liberiana e appartenente ad un armatore turco, avvenuto a gennaio 2021. Su 19 membri dell’equipaggio, infatti, 15 sono stati sequestrati dagli assalitori mentre uno è stato ucciso.
La missione della Marina militare italiana
L’Italia ha importanti interessi economici, commerciali ed energetici nell’area del Golfo di Guinea. Secondo il rapporto sull’export SACE 2020, nonostante gli effetti della pandemia, nel 2020 gli scambi commerciali tra l’Italia e l’Africa sub-sahariana si sono attestati sui 5 miliardi di euro: la quasi totalità delle merci scambiate viaggia via mare, passando per il Golfo di Guinea. Diverse compagnie italiane, come Grimaldi e Gruppo Messina, offrono collegamenti regolari con i porti dell’Africa occidentale, mentre nella regione del delta del Niger sono presenti importanti infrastrutture di Eni e Saipem.
Al fine di tutelare gli interessi nazionali nell’area, nel 2020 il governo ha autorizzato l’invio nella regione di una nave della Marina militare per un’operazione anti-pirateria. La fregata Federico Martinengo è partita per il Golfo di Guinea lo scorso 1° settembre ed è rientrata in porto in Italia il 20 dicembre, dopo 111 giorni di attività operativa. Il bilancio della missione vede 16.500 miglia percorse, 143 ore di volo, più di 500 unità mercantili monitorate, 164 interrogazioni effettuate, nonché contatti quotidiani con 87 unità mercantili italiane o appartenenti all’armatoria nazionale operanti nell’area.
Il 7 novembre, la fregata ha sventato un attacco di pirati in corso sulla nave battente bandiera di Singapore “Torm Alexandra”, mettendo in fuga i pirati, ingaggiati anche in un breve scontro a fuoco con l’elicottero di bordo.
Oltre alle attività di presenza e sorveglianza e agli interventi operativi svolti, rilevanti sono state anche le attività di capacity building e di cooperazione effettuate con le Marine regionali. Infine, non meno importanti sono state le esercitazioni di sicurezza marittima organizzate assieme alle associazioni dell’armatoria nazionale Confitarma ed Assarmatori, le quali hanno coinvolto alcune navi italiane in realistici scenari di anti-pirateria, nonché un’esercitazione sviluppata con un’installazione off-shore dell’Eni in Nigeria.
Nel 2021, nuove operazioni navali sono previste nell’area. La Marina militare dovrebbe così incrementare la propria presenza in una regione cruciale per il commercio marittimo come il Golfo di Guinea, parte del cosiddetto “Mediterraneo allargato” di strategica importanza per l’Italia.
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