La Nato alla prova di Big Data e Artificial Intelligence
La rivoluzione digitale investe sempre di più il campo della difesa e della sicurezza internazionale, spingendo anche la Nato ad adattarsi alla realtà attuale con un occhio al futuro. Una realtà in cui la disponibilità e trasmissione di dati aumenta esponenzialmente, presentando sia sfide che opportunità per le forze armate alleate – discusse anche in un recente studio condotto dall’Istituto Affari Internazionali e dall’Università di Bologna per l’Allied Command Transformation Nato.
La rivoluzione digitale ha cambiato il senso stesso dei confini e della sicurezza nazionale, rendendo le interferenze esterne più facili, veloci ed efficaci, e contribuendo all’uso di tattiche ibride. Allo stesso tempo, le caratteristiche intrinseche dei Big Data pongono nuove problematiche, come il rischio di inondare i decisori militari e politici di dati facendo perdere la visione di insieme. L’intelligenza artificiale (AI) dovrebbe aiutare proprio nel processare ed utilizzare la mole senza precedenti di dati a disposizione, ma a sua volta pone il problema di mantenere una sufficiente consapevolezza di come gli algoritmi funzionano in modo da limitarne (o almeno considerarne) i bias e, più in generale, da acquisire una conoscenza approfondita e autonoma dei fenomeni.
In termini di sicurezza e difesa, nell’era di Big Data e AI rimane quindi cruciale una questione antica quanto i conflitti: come sfruttare i benefici di una nuova tecnologia limitandone i rischi. Oggi tra i primi vi è sicuramente una maggiore capacità di intelligence e di comprensione, la possibilità di prevenire o fermare attacchi, la deterrenza verso elevati livelli di minaccia e in generale una resilienza potenzialmente più forte grazie alla tecnologia. Per sfruttarne i benefici occorre tuttavia non solo il possesso della tecnologia, ma anche la capacità in termini di normative, governance e risorse umane, di utilizzarla al meglio nel campo della difesa e a livello politico-strategico. È in questo contesto che si colloca il tema degli standard di sicurezza delle nuove tecnologie trasversali ai settori civili e militari come il 5G.
L’Alleanza e le Emerging Disruptive Technologies
Per quanto attinenti ad un dominio virtuale come il cyberspace, le Ict sono profondamente inserite nel contesto geopolitico attuale, caratterizzato da un multipolarismo aggressivo fatto di competizione e confronto tra le grandi e medie potenze. Lo spazio cibernetico così come quello extra atmosferico sono privi di un quadro normativo adeguato, e anche sulla capacità di impostare le loro norme, standard e governance si gioca la cooperazione e competizione mondiale.
La Nato ha iniziato a lavorare nel 2019 sulle cosiddette Emerging Disruptive Technologies (Edt), che comprendono ovviamente l’intelligenza artificiale e in generale le ICT dove l’innovazione ha le maggiori implicazioni strategiche. Un tema centrale anche nella riflessione Nato verso il 2030 ed il nuovo Concetto Strategico. L’attuale approccio dell’Alleanza si può riassumere nel motto “adottare e adattarsi”, sulla base di cinque passaggi tanto logici in teoria quanto difficili nella pratica: comprendere meglio le Edt, riflettere sulle loro implicazioni nel campo della difesa, deciderne l’utilizzo, mitigarne i rischi e sfruttarne i vantaggi.
Un approccio che deve fare i conti con il fatto che la Nato è un’alleanza di Stati sovrani, i maggiori dei quali – Stati Uniti in primis, ma anche diversi Paesi europei – mantengono ovviamente a livello nazionale tecnologie, brevetti, capacità industriali, e così via. Adottare nuove tecnologie e adattarvisi resta quindi più facile per alcuni Stati membri che per altri, ma ciò comporta il rischio di una alleanza a più velocità, in cui alcuni hanno un vantaggio tecnologico che altri non hanno, ponendo problemi di interoperabilità militare e di coesione politica. Anche con la rivoluzione digitale, alcuni sono più uguali degli altri. La Nato può e dovrebbe fungere da tavolo di coordinamento per affrontare queste e altre problematiche, facilitando la formazione di un approccio collettivo degli alleati all’utilizzo delle Edt nel campo della sicurezza e difesa.
Strategia e fantascienza
Uno scenario in cui l’intelligenza artificiale prenda decisioni operative nel campo della difesa è oggi pura fantascienza. È bene tuttavia porsi con mente aperta e lungimirante rispetto alla tecnologia e alle sue implicazioni strategiche, per cercare di rendere l’innovazione tecnologica il più possibile sinergica (o almeno compatibile) con la sicurezza nazionale ed internazionale, e se necessario evitare determinati sviluppi.
Quando nel 1984 lo scrittore William Gibson coniò nel suo romanzo Neuromante il termine cyberspace, per definire la rappresentazione grafica incredibilmente complessa dei dati custoditi in ogni computer fruita ogni giorno da miliardi di utenti, del resto, era pura fantascienza.
Foto di copertina EPA/FELIPE TRUEBA