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Successione ad Angela Merkel

In Germania il quadro politico è in rapido divenire

23 Mar 2021 - Federico Niglia - Federico Niglia

I recenti risultati elettorali in due Länder importanti – Baden Württemberg e Renania-Palatinato – accendono i riflettori su un quadro politico tedesco in profondo cambiamento. Fino a questo momento, infatti, l’attenzione, soprattutto degli osservatori internazionali, si era appuntata sulla conclusione del cancellierato di Angela Merkel e sulla successione alla guida del partito, la Cdu. Il fatto che Armin Laschet, la figura maggiormente in linea di continuità con Merkel, abbia avuto la meglio alla testa dei cristiano-democratici ha portato a pensare che il processo di transizione sarebbe stato relativamente tranquillo.

In questi ultimi tempi, invece, la Cdu è stata scossa da una serie di vicende, a partire dallo scandalo mascherine che ha portato alle dimissioni di alcuni parlamentari e ha scatenato una rincorsa alla dichiarazione di estraneità ai fatti da parte di molti altri che certamente non ha giovato al partito, costringendo a un inatteso “onere della prova” che si è riverberato sul gradimento politico. La situazione è stata certamente aggravata dall’andamento della pandemia che vede anche la Germania, un tempo modello per gli altri Paesi, alle prese con ulteriori misure di contenimento e di limitazione delle attività prorogate fino al 18 aprile.

Laschet o Söder
Su questa situazione si è innestato il voto regionale che ha certificato una difficoltà del partito cristiano-democratico. In realtà, nei due Länder Verdi e socialdemocratici dell’Spd avevano già un ruolo di leadership o comunque di primo piano; la congiuntura politica ha di fatto precluso alla Cdu quell’affermazione che molti vedevano come possibile.

È però innegabile che questa cattiva performance complichi l’avanzata di Laschet verso la candidatura alla cancelleria federale alle elezioni del 26 settembre e rilanci, d’altra parte, la figura del governatore bavarese, Markus Söder, leader della gemellata Csu. Quest’ultimo sconta certamente il fatto di essere espressione di una realtà provinciale come quella bavarese, ma ha dalla sua l’essere stato meno toccato dalle ultime vicende.

Le carte dei Verdi
Al di là degli equilibri interni alla Cdu/Csu, quello che i recenti eventi ci indicano è che vi sono sviluppi che riguardano anche gli altri partiti tedeschi e che possono prefigurare nuovi scenari alternativi. La sorpresa sono, senza dubbio, dai Verdi. I Grünen sono ampiamente rappresentati e governano in una serie di Länder molto importanti: forti anche di una tradizione politica quarantennale, hanno in questi anni ulteriormente accentuato la loro capacità di intervenire puntualmente sui dossier più rilevanti della loro agenda, mostrandosi capaci di incidere sui processi legislativi delle regioni in cui governano.

Il consenso crescente apre loro – e non è la prima volta – prospettive di governo. Di partecipazione dei Verdi al governo si è parlato sia nel 2005 sia nel 2017. A precludere, in entrambi i casi, la costituzione di una Jamaika-Koalition (dai colori della bandiera caraibica: nero della Cdu/Csu, giallo dei liberali dell’Fdp e verde) è stata la decisione degli stessi Grünen non di accettare compromessi che avrebbero posto in discussione alcuni assunti fondamentali del loro programma.

Le debolezze di Spd e Fdp
Questa volta, però, la situazione potrebbe essere diversa a causa degli sviluppi in corso negli altri due partiti principali: socialdemocratici e liberali. L’Spd stenta ancora ad uscire da quella crisi che la affligge oramai da anni e che non è del tutto attribuibile alla capacità della cancelliera uscente di occupare lo spazio politico tradizionalmente appannaggio della socialdemocrazia. Ma proprio da un’Spd debole potrebbe partire un’alleanza che includerebbe non solo i Verdi ma anche un altro partito in transizione, quello dei liberali.

L’Fdp rappresenta, nella storia del sistema politico tedesco, un partito che ha partecipato a coalizioni sia con i cristiano-democratici sia con i socialdemocratici. Secondo diversi analisti, la possibilità di un allineamento tra Spd, Verdi e liberali sarebbe improbabile, vista la difficoltà di conciliare le posizioni posizione degli ultimi due partiti (ideologicamente impegnati nella transizione ecologica i primi, ancorati ancora a una visione industrialista liberale i secondi).

Chi governerà a Berlino?
Secondo questa interpretazione le soluzioni, in caso di una contrazione dell’Spd e di una crescita dei Verdi, potrebbero essere due: una più ecumenica Kenia-Koalition che confermi l’asse Cdu/Csu-Spd, con l’aggiunta dei Verdi, o, nel caso di una crescita rilevante dei Verdi, o una coalizione kiwi (Grünen e cristiano-democratici). Questa soluzione non tiene però presente che i liberali potrebbero tentare di ripensare la loro identità all’interno di una coalizione diversa rispetto a quella con la Cdu (che in passato si è spesso rivelata molto erosiva per il partito più piccolo).

Vi è poi un’incognita relativa all’evoluzione della Cdu/Csu: se la leadership di Laschet venisse intaccata, il partito potrebbe spostarsi su posizioni più conservatrici (incarnate non tanto dalla corrente sconfitta capeggiata da Friedrich Merz, quanto dall’emergente componente bavarese guidata da Söder). In questo caso, l’incentivo a una convergenza tra socialisti, verdi e liberali potrebbe crescere.

Nella foto di copertina EPA/FILIP SINGER / POOL, da sinistra, il sindaco di Berlino Michael Muller, la cancelliera Angela Merkel e il governatore bavarese Markus Söder