Frontex e i dubbi sul rispetto dei diritti umani che hanno mobilitato Bruxelles
A fine gennaio, la Commissione per le libertà civili (Libe) del Parlamento europeo ha deciso di procedere alla costituzione del Frontex Scrutiny Working Group (Fswg). Il gruppo di lavoro, composto da 14 membri (due per gruppo politico), ha lo scopo di esaminare le attività di Frontex (l’agenzia Ue della guardia di frontiera e costiera), soprattutto allo scopo di vagliare il rispetto dei diritti fondamentali durante le sue operazioni, nonché il rispetto dei principi di trasparenza e responsabilità nella gestione dell’agenzia.
La volontà del Parlamento europeo di scrutinare le attività di Frontex risale all’ottobre scorso, quando un report stilato da un consorzio di giornali investigativi, tra cui Bellingcat e Der Spiegel, evidenziò un potenziale coinvolgimento di Frontex in operazioni di pushback (ossia respingimenti di persone) nell’Egeo, al confine marittimo tra Grecia e Turchia.
Questo tipo di azioni non solo rappresentano una violazione di norme internazionali ed europee (come la Convenzione europea per i diritti fondamentali e la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951), ma anche un grande rischio per le persone che ne sono soggette. L’inchiesta, mettendo insieme una vasta mole di prove, testimonia come in molti dei respingimenti avvenuti Frontex fosse presente, ed almeno in uno attivamente coinvolto.
L’agenzia che cambia pelle
Queste accuse diventano particolarmente importanti se pensiamo allo sviluppo e al ruolo che Frontex ha assunto a partire dal 2015 per far fronte ai crescenti flussi migratori diretti verso l’Ue. Il suo budget è cresciuto da 100 milioni di euro nel 2014 a 400 milioni l’anno scorso. Inoltre, nel quadro del budget 2021-2027 Frontex riceverà un totale di 5,6 miliardi.
Oltre ad un importante incremento del budget, anche la capacità operativa di Frontex è aumentata. Se inizialmente l’agenzia non disponeva di personale e mezzi propri ma dipendeva dagli asset che le venivano forniti degli stati membri che partecipavano alle sue missioni, oggi Frontex può contare su un personale di quasi 6500 unità, destinato a crescere fino a 10mila unità entro il 2027.
Tuttavia, a questo sviluppo delle capacità di Frontex non ha fatto seguito un parallelo sviluppo delle capacità amministrative dell’agenzia. Frontex dovrebbe infatti avere tre vicedirettori esecutivi, ma al momento non ne ha nessuno; dovrebbe avere 40 ufficiali impegnati a monitorare il rispetto dei diritti fondamentali, ma al momento non ne ha nessuno; dovrebbe avere un alto ufficiale responsabile per la salvaguardia dei diritti fondamentali nelle operazioni dell’agenzia, ma al momento questa figura non è ancora stata implementata.
Per tutte queste ragioni, Frontex non è solamente sotto la lente d’ingrandimento del Parlamento europeo, ma anche dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) e del Mediatore Europeo. A dicembre 2020 l’Olaf si è recato presso l’ufficio del direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri, e del suo capo gabinetto al fine di indagare sulle accuse inerenti i respingimenti, nonché sugli inadempimenti riguardanti l’aggiornamento dell’amministrazione; inoltre, a novembre 2020, anche l’ufficio del Mediatore europeo ha aperto un’inchiesta per indagare l’efficacia del meccanismo di segnalazione di potenziali violazione di diritti interno a Frontex.
Le reazioni delle istituzioni
Il 10 novembre, la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson ha avuto un meeting con il board di Frontex, atto proprio a discutere delle accuse emerse nel report. A seguito di ciò, una commissione interna è stata aperta dalla stessa Frontex, allo scopo di fare chiarezza sulle accuse. Ciononostante, i membri del Parlamento europeo hanno deciso di procedere comunque con la creazione del FSWG, da una parte sottolineando come sia compito dell’istituxione vagliare le responsabilità delle agenzie europee, dall’altro evidenziando una scarsa fiducia nell’esito dell’inchiesta interna, soprattutto per via dell’assenza di esperti indipendenti.
La questione ha anche messo in luce una differenza di posizioni in seno alla Commissione europea. Il vicepresidente Margaritis Schinas ha infatti preso le difese di Frontex, mentre Johansson ha criticato l’agenzia. Schinas ha sostenuto come Frontex sia uno strumento fondamentale per il successo del Nuovo Patto sulla migrazione e l’Asilo presentato dalla Commissione lo scorso 20 settembre 2020. Pur ammettendo che ci sono delle problematicità nella gestione dell’agenzia, Schinas ha affermato che bisogna evitare di creare una narrativa mirata ad indebolire Frontex in un momento in cui l’agenzia riveste una grande importanza. La commissaria Johansson ha invece enfatizzato la necessità di verificare le accuse il prima possibile, in quanto il lungo periodo di tempo che il processo di verifica sta richiedendo non può che compromettere la reputazione e la fiducia riposta nell’agenzia.
In questo senso, la commissaria ha anche criticato l’operato di Leggeri, sostenendo come non si stia dimostrando in grado di gestire la crescita di Frontex. Questa differenza di approccio è rintracciabile anche nelle due principali famiglie del Parlamento, i popolari del Ppe e i socialisti e democratici dell’S&D. Mentre quest’ultimi sono stati fin da dicembre forti sostenitori della necessità che Leggeri lasciasse il suo posto, rintracciando nella sua gestione la responsabilità della situazione attuale, il Ppe ha adottato una posizione più favorevole a Frontex, riconoscendo la necessità di indagare le accuse ma sostenendo che non è il momento di mettere in dubbio la leadership del direttore esecutivo.
Il calendario dell’Fswg
Quella che emerge è una situazione particolarmente critica, in cui una delle principali agenzie dell’Unione europea, con poteri e budget in pieno sviluppo, a distanza di mesi non è ancora riuscita a chiarire il suo potenziale coinvolgimento (ed il suo eventuale ruolo) in diversi casi di violazione di diritti fondamentali, conducendo dunque ad una crisi di reputazione e credibilità.
L’apertura di un’inchiesta da parte del Parlamento europeo tramite un processo aperto e democratico è un passaggio fondamentale per poter ristabilire la fiducia nell’agenzia, e per garantire il pieno rispetto dei diritti ai confini dell’Unione. Il gruppo di lavoro avrà a disposizione quattro mesi per indagare le accuse, raccogliere tutte le informazioni necessarie e presentare un report con i risultati ottenuti. Il Fswg si riunirà due volte al mese e farà regolarmente rapporto alla Commissione Libe del Parlamento Europeo sugli sviluppi.
Foto di copertina European Border and Coast Guard Agency / ANSA / Immagine tratta dal profilo Twitter di Frontex