Il Consiglio europeo tra vaccini e digitale
Tra le varie urgenze in agenda, il Consiglio europeo del 25 e 26 marzo dovrà affrontare due temi tra loro diversi ma entrambi prioritari per impostare una ripartenza accelerata dell’economia europea e rafforzarne l’autonomia strategica.
Per il breve termine, i Paesi europei dovranno adottare delle politiche più decise in merito alla diffusione dei vaccini alla luce delle attuali tensioni internazionali, mentre, per il medio-lungo termine, dovranno esaminare come sviluppare attivamente la strategia comune per il digitale.
Due temi slegati tra loro ma da cui potrebbe dipendere molto del prossimo futuro dell’Unione.
Vaccini e tensioni internazionali
Intensificare gli sforzi per rendere più rapida, efficace e (possibilmente) coordinata la fornitura dei vaccini: questo il tema che apre l’agenda dell’incontro del Consiglio europeo. Le priorità vaccinali hanno sempre più una connotazione geopolitica, fatta di richiami alla cooperazione e di politiche di ‘my country comes first’. In questo contesto di crescenti tensioni internazionali, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha annunciato di essere disposta ad invocare i poteri emergenziali dell’Unione per bloccare le esportazioni dei vaccini prodotti in Europa verso Paesi che sono più avanti nel piano vaccinale. Al centro della polemica sono ancora una volta le esportazioni verso Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Australia. L’Ue accusa alcuni di questi Paesi di non reciprocità nella gestione e nell’esportazione dei vaccini dato che, nonostante le case farmaceutiche non stiano rispettando le consegne previste verso i Paesi membri dell’Unione, da inizio febbraio l’Ue ha esportato 43 milioni di dosi prodotte nei suoi confini.
La posizione del Vertice sul tema sarà fondamentale per le scelte che verranno prese nelle prossime settimane, e per prevenire l’esasperazione delle tensioni internazionali – come successo a inizio marzo, quando l’Italia ha bloccato l’invio di 250mila dosi di AstraZeneca destinate all’Australia -. Dopo aver introdotto a fine gennaio delle regole sul controllo alle esportazioni di vaccini – un aggiornamento delle quali, improntato a proporzionalità e reciprocità, è stato presentato ieri dalla Commissione -, il Consiglio europeo dovrà allinearsi sull’identificazione di una strategia comune per assicurarsi che l’Ue riceva un numero adeguato di dosi.
Il secondo grande tema – già affrontato durante la riunione virtuale del Consiglio dello scorso febbraio e la cui urgenza pare sempre più pressante con l’arrivo della bella stagione – è l’adozione di un approccio comune ai certificati di vaccinazione. Il “Digital Green Certificate” proposto dalla Commissione per facilitare la libera circolazione all’interno dell’Ue ai tempi del Covid non solo dei vaccinati, ma anche di chi ha effettuato il test molecolare o antigenico, con ogni probabilità influenzerà già il dibattito del Consiglio di fine marzo, essendo un tassello fondamentale per riavviare il settore turistico in vista dell’estate.
Una roadmap per il digitale
Pochi giorni fa, la Commissione europea ha presentato “la bussola per il digitale”, il piano strategico per incentivare la trasformazione digitale in Europa e i relativi obbiettivi da conseguire entro il 2030. La proposta comprende alcuni pilastri principali che passano dall’alfabetizzazione digitale alla formazione, dalla produzione interna di elementi critici della catena del valore tecnologica alla trasformazione digitale delle Piccole e Medie Imprese (Pmi) e della pubblica amministrazione. Per il momento, il documento presentato dalla Commissione sembra essere un piano ambizioso – sebbene poco concreto – che dovrà trovare il modo di essere attuato attraverso politiche nazionali e comuni la cui preliminare discussione potrebbe iniziare proprio nel corso del Consiglio europeo.
Con “la bussola per il digitale” e con i recenti Digital Markets Act e Digital Services Act, la Commissione europea sta cercando di stimolare un’agenda europea comune per il digitale al fine di colmare il gap tecnologico con Stati Uniti e Cina. La dipendenza tecnologica da operatori stranieri è letta dall’attuale Commissione europea come un elemento di vulnerabilità sia per motivi strategici e di sicurezza sia per le possibili implicazioni negative che potrebbe avere sulla traiettoria di crescita economica dell’area euro nel prossimo futuro. Nella prospettiva di una crescente competizione geopolitica nel digitale, il Consiglio europeo è adesso chiamato ad esaminare la proposta della Commissione che diviene un tassello chiave nel puzzle delle iniziative europee per sviluppare l’autonomia strategica europea nel digitale.
Sempre in campo digitale, uno dei punti del Consiglio europeo sarà l’esame degli ultimi sviluppi sulla digital tax. Dopo che l’amministrazione Trump si era ritirata, a sorpresa, dai negoziati multilaterali condotti dall’Ocse sulla riforma della tassazione per le attività digitali, il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni aveva dichiarato che l’Unione avrebbe proceduto comunque con l’introduzione di una digital tax europea. Ora che l’amministrazione Biden si è detta pronta a rientrare nei negoziati, i Paesi europei dovranno stabilire un coordinamento Ue per sfruttare questa finestra di opportunità. Nonostante le resistenze interne, soprattutto di alcuni Paesi membri che hanno fatto della tassazione digitale un vantaggio comparato nel mercato unico, l’Ue dovrà spingere per concludere le trattative in seno all’Ocse per evitare che i Paesi membri procedano in ordine sparso e unilaterale su una questione così cruciale.
Non solo i piani di ripresa economica e gli sviluppi su Next Generation EU, dunque: il Consiglio europeo è consapevole che per impostare un percorso di crescita economica e rafforzare la propria autonomia strategica le questioni relative alla diffusione dei vaccini e alla digitalizzazione sono due partite fondamentali. Il summit virtuale avrà l’arduo compito di rispondere agli stimoli della Commissione europea e dei governi nazionali per trovare e avviare risposte concrete su questi due assi strategici centrali.
Questo articolo è stato pubblicato nell’ambito dell’Osservatorio IAI-ISPI sulla politica estera italiana, realizzato anche grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Le opinioni espresse dall’autore sono strettamente personali e non riflettono necessariamente quelle dello IAI, dell’ISPI o del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Foto di copertina ANSA/EUROPEAN UNION PRESS OFFICE