Tra Xi e Biden una prima telefonata da manuale
Quella tra Joe Biden e Xi Jinping è stata una prima telefonata senza sorprese o colpi di scena. Nessuno si sarebbe aspettato nulla di differente rispetto a quel che è stato. Lo scambio infatti conferma le previsioni fatte in precedenza: sebbene l’approccio della nuova amministrazione Usa nei confronti della Cina sia e sarà ben diverso rispetto a quello tenuto da Donald Trump, i contenuti non saranno poi così dissimili.
Il neo-presidente statunitense non ha perso l’occasione per ricordare all’omologo cinese che sebbene Trump per il momento appartenga al passato, questioni come l’annullamento de facto dell’autonomia di Hong Kong e la successiva soppressione dei movimenti democratici e dei suoi esponenti, la violazione dei diritti umani nello Xinjiang e la progressiva assertività della Cina nella regione rimangono elementi di preoccupazione per gli Stati Uniti, e in un certo senso ostacolano la tanto sperata collaborazione. Particolarmente interessante è la diretta menzione a Taiwan, che dopo essere stata ufficialmente sdoganata da Trump, è diventata una costante nella politica estera americana nei confronti di Pechino, anche se l’effettivo impegno a tal proposito rimane da vedersi.
I temi dolenti
Sull’agenda Usa rimane anche un altro ingombrante retaggio dell’amministrazione Trump, la questione commerciale e i dazi imposti agli export cinesi negli Stati Uniti. Figure senior dell’amministrazione di Washington hanno confermato che per il momento le sanzioni permarranno, ma nel frattempo vi sarà un’ampia rivalutazione della politica commerciale statunitense nei confronti della Cina. Questa revisione sarà indubbiamente uno degli elementi di grande importanza per decifrare la visione dell’amministrazione Biden non solo nei confronti della Cina, ma della più ampia economia globale.
È difficile immaginare una prima telefonata tra i due che non vedesse emergere i temi “dolenti” elencati sopra. Negli ultimi quattro anni, il cambiamento avvenuto a Washington come a Pechino è stato troppo radicale per poter coltivare speranze di un ritorno della relazione ai termini pre-2016. Persino i diversi tentativi da parte di Xi Jinping volti a segnalare un desiderio da parte della Cina di vedere un miglioramento dei rapporti tra i due Paesi si fermano nel momento in cui vengono toccate questioni considerate di politica interna. È ormai risaputo che, secondo Pechino, nessuno ha il diritto di dire alla Cina come gestire le proprie questioni interne, nemmeno in casi che secondo la comunità internazionale – soprattutto la sua componente occidentale – dovrebbero trascendere i confini nazionali, come il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani.
Nonostante entrambe le parti abbiano sottolineato alcuni tra i principali elementi di frizione, l’atmosfera iniziale sembra essere decisamente differente. In primis, sebbene permanga il dovuto accento sulla priorità che Biden dà al benestare degli Stati Uniti, compaiono nella conversazione non solo gli alleati, ma anche tematiche di respiro globale.
Collaborare è necessario
Per motivi probabilmente non del tutto combacianti, sia Xi sia Biden sanno che volenti o nolenti in certe aree è meglio, se non addirittura necessario, collaborare. I grandi temi del nostro tempo continuano fare a da protagonisti nella lista delle potenziali aree di collaborazione; la loro astrattezza, complessità e dimensione non solo rendono necessario fare appello alla collaborazione ma soprattutto rendono fare appello a questo più semplice. I temi emersi sono quelli della sicurezza sanitaria globale, l’immancabile cambiamento climatico e il recentemente riemerso dibattito sulla proliferazione degli armamenti nucleari. Tutte e tre sono aree in cui è necessaria una collaborazione su scala globale, ma sono anche aree in cui la trasposizione della collaborazione dalla teoria alla pratica si rivelerà particolarmente difficile.
In alcuni casi abbiamo già visto che è stato così. Prendiamo i vaccini come esempio, è possibile che ora ci si stia muovendo verso una direzione differente, ma l’iniziale netta differenziazione tra vaccini occidentali e cinesi e la loro distribuzione più regionale che globale ha dimostrato che sebbene sulla carta si voglia collaborare, nella realtà, fino a che rimarranno diversi standard e regolamenti sarà difficile mettere in pratica questa collaborazione.
Il rischio è inoltre che proprio per questi temi di estrema rilevanza per il mondo, per i quali mancano proprio standard internazionali, inneschino una più o meno consapevole competizione risultante da un ormai evidente e stabilito clima competitivo. Pensiamo, ad esempio, a un tutt’altro che impensabile scenario in cui entrambi Stati Uniti e Cina vogliono guidare il discorso sul futuro della non-proliferazione. Saranno in grado di guidarlo insieme o il risultato sarà l’emersione di un altro terreno di competizione? Dopotutto, lo stesso Biden ammette che gli Stati Uniti si trovino una “intensa competizione strategica” con Pechino.
In poche parole, la prima telefonata ufficiale tra Biden and Xi non ha né lasciato un gran segno né ci ha fornito più informazioni rispetto alla visione dei due leader nei confronti della relazione tra le due potenze. I temi affrontati da ambo i lati rispecchiano ciò che ci si sarebbe aspettati da questo tipo di scambio e i contenuti lasciano molti dei quesiti esistenti irrisolti. In ogni caso sarebbe stato irrealistico pensare che la prima comunicazione ufficiale tra i due potesse dirci molto di più di così ed è opportuno astenersi dal cercare significati nascosti laddove non ve ne sono.
Foto di copertina EPA/Alex Plavevski