L’Italia e le prime scelte di Washington: il tempo è dalla nostra, basta non sprecarlo
Siamo ancora ai primi passi, ma già è possibile tentare qualche prima approssimazione. Così, ad esempio, il presidente Joe Biden ha già dato chiari segnali di rilancio del multilateralismo, di ripresa della politica di controllo degli armamenti, ma anche di difesa degli interessi americani (con il rilancio del Buy American Act). Sono anche iniziate le prime consultazioni con gli alleati più stretti. Ci sono stati alcuni (rari) periodi in cui gli Stati Uniti avrebbero subito incluso l’Italia nel gruppo di testa: attualmente non è così.
Nel discorso pronunciato durante la sua prima visita al Dipartimento di Stato, Biden ha ribadito i cardini della sua politica estera ed ha citato esplicitamente otto Paesi alleati (Canada, Messico, Regno Unito, Germania, Francia, Giappone, Corea del Sud e Australia) e una alleanza, la Nato. Nelle sue prime consultazioni, il segretario di Stato Antony Blinken ha avuto un incontro collettivo, per teleconferenza, con i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito: niente Italia, né Unione europea o Nato, anche se l’Italia e l’Ue erano già state coinvolte nella dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri del G7 in cui si condannava il colpo di stato in Myanmar.
Per migliorare la situazione l’Italia dovrà in primo luogo migliorare la sua credibilità internazionale, ma dall’altro lato dovrà anche cercare di interpretare al meglio i primi segnali politici della nuova amministrazione americana.
Le maggiori preoccupazioni di Biden riguardano evidentemente la salute e il benessere degli americani, e queste priorità si rifletteranno anche in politica estera, dal ritorno degli Usa nell’Organizzazione mondiale della sanità alla riscoperta dell’Organizzazione mondiale del commercio, sino al rientro di Washington nell’Accordo di Parigi sul clima.
Sul piano strategico, però, la priorità è il rilancio del “soft power” americano come campione della democrazia e dei diritti umani. I veri rivali sistemici di Washington in questo campo sono in primo luogo la Cina (che minaccia anche il primato economico e tecnologico americano) e in secondo luogo la Russia. Sembra chiaro che ogni altra scelta della nuova amministrazione seguirà questa linea di fondo.
Ciò avrà conseguenze importanti per le crisi regionali, che Donald Trump aveva abbandonato al loro destino, lasciando correre a briglia sciolta le varie ambiziosissime potenze locali. Ad esempio, il futuro del Medio Oriente sembrava dover dipendere dal risultato di uno scontro tra la fazione saudita (che comprende anche Israele) e la fazione iraniana, solo parzialmente condizionate da alcuni interventi opportunistici di Russia e Turchia. Ora Washington cerca di riprendere il controllo, ad esempio bloccando l’intervento militare saudita in Yemen. Nello stesso tempo rende nota la sua disponibilità a riprendere il dialogo con l’Iran, se quest’ultimo farà la prima mossa.
In altri termini, Biden vorrebbe ottenere una rapida diminuzione della conflittualità regionale. Sia grazie ad accordi di pace, sia, se questi non fossero possibili, grazie ad un effettivo congelamento degli scontri. Obiettivi ambiziosi, che forse sarà impossibile raggiungere, ma che condizioneranno l’atteggiamento americano nei confronti degli interlocutori, scoprendo nuovi reprobi e nuovi amici.
In questa situazione l’Italia dovrà giocarsi al meglio le sue carte multilaterali (nell’Ue, nella Nato, ma anche nel G7 e nel G20, di cui quest’anno assicura la presidenza), ma dovrà in primo luogo chiarire la sua posizione nei confronti della Cina e della Russia. Fortunatamente l’Italia è largamente in linea con le posizioni assunte dagli altri europei, ma si è esposta di più degli altri maggiori alleati, in particolare con Pechino.
Per quanto riguarda Mosca, inoltre, la particolare collocazione geo-strategica italiana nel Mediterraneo la mette direttamente a confronto con l’espansionismo militare russo in quest’area, mentre i suoi rifornimenti energetici attraverso il gasdotto che passa per l’Ucraina la coinvolgono anche direttamente con i problemi di sicurezza del centro Europa. In Libia, Roma si trova di fatto a dipendere dall’intervento militare turco per bloccare il campione scelto dalla Russia: una situazione imbarazzante.
Biden non vuole compiere scelte affrettate. Ha ad esempio bloccato il ritiro, deciso da Trump, delle Forze armate americane dalla Germania e dall’Afghanistan. Ciò lascia agli alleati in generale, e all’Italia in particolare, che sta attraversando una complessa crisi di governo, il tempo di reagire. Basta non sprecarlo.
Nella foto di copertina EPA/Jim Lo Scalzo il discorso di Joe Biden al Dipartimento di Stato