Kosovo: vittoria annunciata per Vetëvendosje. Kurti torna premier?
Domenica 14 febbraio il Kosovo dovrà affrontare nuove elezioni anticipate – le quinte in poco più di dieci anni -, al termine di un anno piuttosto turbolento dal punto di vista politico.
Nel marzo 2020 il governo guidato da Albin Kurti cadeva a causa delle frizioni in seno alla maggioranza tra i partiti Vetëvendosje! e Lega Democratica del Kosovo (Ldk), in netto contrasto su diversi punti dell’agenda governativa. I vertici di Ldk negarono la fiducia a Kurti dopo appena 52 giorni di governo e posero le basi per un nuovo esecutivo, appoggiati dalle frange più centriste dell’Assemblea nazionale.
Pochi mesi dopo, il 22 dicembre, una sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il governo formatosi a seguito del rimpasto di marzo, a causa di una condanna per corruzione di Etem Arifi, parlamentare della maggioranza decisivo per la fiducia, costringendo il primo ministro Avdullah Hoti (membro di Ldk) a rassegnare le dimissioni.
La Corte ha quindi deciso il ritorno alle urne. Successivamente, il nuovo Parlamento dovrà designare il prossimo presidente della Repubblica, con un voto in calendario entro il mese di marzo – Hashim Thaçi si è dimesso dall’incarico di capo dello Stato poiché accusato per crimini di guerra dalla Kosovo Specialist Chamber (Ksc), la corte di diritto kosovaro con sede all’Aia, ed è adesso in attesa di processo -.
Forma di governo e sistema elettorale
Il Kosovo è una repubblica parlamentare. L’assemblea monocamerale detiene il potere legislativo ed ha un mandato di quattro anni. Elegge il primo ministro, incaricato di nominare vice e ministri.
Il sistema elettorale si basa su una rappresentanza proporzionale a lista aperta e non prevede circoscrizioni. Il Parlamento si compone di 120 seggi suddivisi sui voti ottenuti alle elezioni: venti di questi sono riservati esclusivamente ai rappresentanti delle cinque minoranze presenti nel Paese. Ogni cittadino che abbia compiuto i 18 anni e che rispetti i criteri legali è eleggibile alla Camera.
I principali partiti
Secondo un sondaggio condotto dall’istituto PiPOS, Vetëvendosje! (Autodeterminazione!) si presenta alle elezioni in testa agli altri partiti con il 44% delle preferenze, circa il doppio dei consensi ottenuti all’ultima tornata elettorale. Il movimento creato da Albin Kurti incarna i valori della socialdemocrazia e ritiene l’intervento statale determinante per la crescita economica e sociale del Paese. Ben radicato fra i giovani – gli under 25 rappresentano quasi la metà della popolazione kosovara -, il movimento è caratterizzato anche da una forte componente nazionalista. Ciò si riflette nella sua posizione molto rigida sulla questione serba e sull’eventualità di uno scambio di territori tra Pristina e Belgrado.
Le previsioni dell’istituto vedono il Partito democratico del Kosovo (Pdk) seguire con il 22%. Nato come l’emanazione politica dell’Uçk (l’esercito di liberazione nazionale) e promotore di ideali nazional-conservatori, nel 2013 il partito dell’allora primo ministro Hashim Thaçi intraprese una svolta europeista siglando un accordo per riconoscere l’autonomia dei comuni serbi nel nord del Kosovo. L’accordo valse la firma dell’accordo di associazione e stabilizzazione con l’Unione europea e e certificò lo spostamento del partito verso il centro-destra nello spettro politico kosovaro.
La Lega Democratica del Kosovo del premier uscente Hoti è data al 17%. Ai suoi albori, Ldk si presentava come movimento indipendentista di estrema destra. Fu sotto la guida di Ibrahim Rugova che il partito assunse connotati più moderati, al punto da entrare a far parte di più coalizioni di governo.
Altre fazioni come l’Alleanza per il futuro del Kosovo (Aak) e l’Iniziativa Socialdemocratica (Nisma), entrate a far parte dell’ultima coalizione di governo e date rispettivamente al 2,1% e 1% dai sondaggi, sono invece state scavalcate dall’iniziativa civica di Vjosa Osmani (presidente della Repubblica ad interim), nata recentemente e data al 3,4%.
Più indietro i rappresentanti delle minoranze come la Lista Serba (Ls), il Partito democratico turco (Kdtp) e il Partito liberale egiziano (Ple).
Kurti estromesso dalla corsa al Parlamento
Una sentenza da poco pronunciata dalla Corte d’appello vieterebbe l’elezione del leader di Vetëvendosje! alla Camera. Nel 2018 Kurti era stato condannato insieme ad altri tre componenti del movimento per aver boicottato una votazione nell’aula del Parlamento utilizzando del gas lacrimogeno. Il voto in questione riguardava la ridefinizione dei confini con il Montenegro e la concessione di maggiori libertà alle municipalità serbe. La legge impedisce la candidatura di soggetti che abbiano violato il codice penale nei tre anni precedenti alle elezioni, come nel caso di Kurti. Questa stessa legge è stata alla base della decisione della Corte costituzionale di dichiarare illegittimo il governo Hoti.
Il Consiglio giudiziario del Kosovo ha dunque respinto la lista valida per le elezioni presentata da Vetëvendosje! perché contenente il nome di Albin Kurti. A nulla è servito il ricorso alla Corte suprema da parte del movimento, che ha visto convalidato il provvedimento del Consiglio.
Nonostante la sua estromissione dalla Camera, una vittoria di Vetëvendosje! alle urne potrebbe consentire a Kurti di assumere ugualmente l’incarico di primo ministro.
I temi della campagna
Al centro del dibattito politico si pone da sempre la questione dei rapporti con la Serbia. Il dialogo tra i due Paesi si trascina da anni senza risultati nonostante le mediazioni di Unione europea e Stati Uniti. Una parte della classe politica kosovara, tra cui i membri di Vetëvendosje!, ritiene necessaria l’adozione di misure economiche e diplomatiche – in linea coi dazi applicati ai prodotti serbi imposti dal governo di Ramush Haradinaj – che costringano Belgrado all’apertura e al riconoscimento del Kosovo. I partiti più conservatori come Pdk e Ldk sostengono invece una linea meno dura e sono disposti a valutare altri tipi di strumenti che possano portare alla normalizzazione dei rapporti con la Serbia.
Un esempio evidente è il cosiddetto land swap, cioè lo scambio tra i territori a maggioranza albanese nel sud della Serbia con le municipalità serbe del nord del Paese. Una soluzione ritenuta impraticabile da Vetëvendosje!.
Un’altra tematica sensibile riguarda la lotta alla corruzione. Da anni ormai i vari partiti dichiarano di voler ridurre il livello di corruzione nella pubblica amministrazione, ma come dimostra il caso di Etem Arifi, alle parole non sono finora corrisposti i fatti.
A cura di Matteo Camporese, autore della redazione Europa de Lo Spiegone
***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.
Nella foto di copertina EPA/Valdrin Xhemaj l’artista kosovara Arbnora Fejza realizza la bandiera del Paese balcanico con oltre 127mila origami, puntando a battere il suo stesso primato da Guinness.