Il Kosovo è di Kurti: ritorno a valanga per il partito dell’ex premier
Come previsto dai sondaggi della vigilia, il partito Vetëvendosje! (Vv, “Autodeterminazione”) ha vinto le elezioni anticipate del 14 febbraio in Kosovo con circa il 47,9% dei voti. È il più grande margine di sostegno ottenuto da un partito in qualsiasi elezione indetta nel Paese dal 1999 a oggi.
Il partito di sinistra dell’ex primo ministro Albin Kurti si è aggiudicato la vittoria. Invece, il Partito democratico del Kosovo (Pdk) — nato dallo scioglimento dei gruppi paramilitari della guerra del 1998-1999 — ha ottenuto “solo” il 17,3% delle preferenze, con un netto distacco dal primo partito. Segue a breve distanza la Lega democratica del Kosovo (Ldk), con il 13,18% dei voti. Per entrambi, i risultati meno lusinghieri di sempre.
La disfatta del Pdk
Il Pdk ha reso noto che non entrerà a far parte di una coalizione di governo a sostegno del partito avversario. Attualmente, il Pdk è guidato dall’ex ministro degli Esteri Enver Hoxhaj, che ha sostituito l’ex presidente del Kosovo Hashim Thaçi e il suo collaboratore Kadri Veseli nel novembre scorso. La delega è stata affidata a Hoxhaj dopo che i due rappresentanti sono stati posti sotto accusa dal tribunale speciale dell’Aia per i crimini di guerra accaduti durante il conflitto degli anni Novanta. Il processo è ancora in corso, ma entrambi gli imputati si sono dichiarati non colpevoli.
È probabile che questo scandalo e il passaggio di testimone a Hoxhaj abbiano da una parte indebolito il Pdk e dall’altra contribuito a far emergere il leader di Vetëvendosje! Albin Kurti e la sua coalizione – al punto da spingere la presidente ad interim Vjosa Osmani a lasciare la Ldk per unirsi alla campagna di Kurti. Vetëvendosje! ha duplicato i suoi voti in soli 18 mesi: in occasione delle scorse elezioni – tenutesi nell’ottobre 2019 e dichiarate poi illegittime dalla Corte costituzionale nel dicembre 2020 con una pronuncia che ha aperto la strada al voto anticipato – aveva infatti ottenuto il 26% delle preferenze.
Le priorità del nuovo governo e i rapporti con la Serbia
Il programma di Vetëvendosje! verte principalmente su lotta alla corruzione, rilancio dell’economia, maggiori tutele sul lavoro e riforma della giustizia. Kurti ha ripreso il tema della normalizzazione dei rapporti con la Serbia, al momento bloccati, già nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa internazionale durante la notte del voto. La distensione e la ripresa del dialogo con il vicino saranno la “quinta o sesta priorità” del suo governo. Infatti, anche se Kurti non si è potuto candidare come deputato – a causa di una condanna in tribunale del 2018 per aver protestato in Parlamento tramite l’uso di gas lacrimogeni – il suo partito può ancora nominarlo primo ministro.
Nonostante le parole di apertura nei confronti dei rapporti con Belgrado, la posizione di Kurti è sempre stata radicata nel senso opposto: l’autodeterminazione e il riconoscimento unilaterale del Kosovo da parte della Serbia. In un’intervista del dicembre 2019 al centro di ricerca progressista Heinrich Boll Stiftung, Kurti sottolineava come i tratti nazionalistici di un piccolo Stato non sarebbero pericoloso per le minoranze etniche al suo interno, a differenza di quanto accade per Paesi più grandi, dove l’imposizione di una parte dell’élite ha generato episodi di “pulizia etnica”.
Vetëvendosje! rappresenta quasi la metà delle preferenze di voto e si tradurrà molto probabilmente in una maggioranza di governo (tra i 53 e i 55 seggi andranno alla sola Vv): basterebbe un’alleanza con alcuni i partiti delle minoranze nazionali per governare in autonomia. La vittoria, però, potrebbe complicare la strada del dialogo con la Serbia e la minoranza serba del Kosovo. La strada per le riforme rischia di essere in salita.
A cura di Letizia Storchi, autrice della redazione Europa de Lo Spiegone
***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.
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