G20: l’Italia e la scommessa della ripresa sostenibile
People, Planet, Prosperity: le priorità che la presidenza italiana del G20 ha scelto per l’agenda del Gruppo per il 2021 non potevano essere più chiare e ambiziose.
People, in primo luogo. La pandemia ha (ri)portato le persone al centro di tutte le preoccupazioni. A volte relegata a variabile di complessi sistemi economici e politici, piccole entità nel grande gioco della globalizzazione, l’umanità come insieme di persone, ciascuna con una propria irriducibile individualità, è ora al centro di tutto. Le donne e i giovani, in prima battuta.
Al di là di certa retorica politica di breve termine, i sistemi devono essere riparametrati e le scelte prioritarizzate di conseguenza. Trasparenza e accountability non sono meccanismi tecnici, ma condizioni per il consenso. La sfida è grande, il percorso disseminato di contraddizioni.
Sfida ambientale
E poi, Planet. Non solo l’impatto del cambiamento climatico, ma la centralità di tutti gli ecosistemi, della relazione tra People e la ricerca della Prosperity. Lo sappiamo da tempo ormai, ma si fa ancora troppo poco e troppo lentamente.
Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, puntualmente ricorre l’Earth Overshoot Day. Ci ricorda che abbiamo consumato le risorse disponibili per l’anno in corso. Da quel momento in poi, l’aria, l’acqua e il cibo che consumiamo sono a credito sull’anno seguente. Il debito che stiamo accumulando ormai da anni col nostro pianeta è molto più insostenibile di quello dei bilanci pubblici, e non c’è moratoria o cancellazione che tenga. Anche qui, non bastano più periodici aggiustamenti.
Serve ridefinire insieme le regole del gioco, gli indicatori di misura dei sistemi di produzione e di consumo. L’Accordo di Parigi indica la strada, e l’Unione europea ha definito un’agenda coraggiosa, il Green Deal, che vuol dire trasformazioni profonde con benefici tangibili.
Il consenso globale cresce: gli Stati Uniti rientrano nel gioco, la Cina già sta facendo molto, e così tanti altri Paesi. La politica è necessaria, ma poi richiede partecipazione, intelligenza e innovazione per avere risultati durevoli e affrontare le inevitabili contraddizioni della transizione.
Al di là del Pil
E infine l’agognata Prosperity, duramente colpita dalla pandemia. Più povertà, più insicurezza, più disuguaglianze mostrano la fragilità della crescita come punto di arrivo, specie se la si identifica con la quantità di beni e servizi disponibili al consumo. Certo, non c’è tempo da perdere e la crescita deve ripartire per creare ricchezza e lavoro. Però il pilastro People esige che obiettivi prioritari siano salute, educazione, lavori dignitosi per tutti, specie i giovani. E la lotta alla discriminazione di genere.
Planet ricorda che il criterio di misura della prosperità è la sostenibilità perché se muore la terra, moriamo tutti con lei, in barba al Pil. I termini dell’equazione sono chiari, la soluzione complessa. Innovazione, ricerca, coesione sociale sono fattori chiave per riuscire.
Complesse sfide globali, che ci riguardano tutti, tutti i giorni, e che potremo affrontare solo lavorando insieme in un quadro multilaterale sorretto da forme di partenariati più equilibrati e più efficaci.
Ma non le affrontiamo tutti dalla stessa posizione. Mezzo miliardo di People in Africa vive in estrema povertà e soffre la fame o, come minimo, non si nutre adeguatamente. Quanto all’accesso a servizi pubblici di base, come salute ed educazione di qualità, in America Latina questo è un privilegio riservato ai più ricchi. Le disuguaglianze crescenti si trasformano in esclusioni permanenti e le drammatiche fratture sociali scuotono le democrazie e la convivenza civile.
Sviluppo sostenibile e piani per la ripresa
Anche nel Planet le cose non sono affatto lineari. Mentre il cosiddetto nord del mondo (Cina inclusa) ha sfruttato a fondo le risorse naturali per il proprio sviluppo, ora tutti devono contribuire a cambiare marcia. Eppure è proprio dalla Green Economy che il cosiddetto sud del mondo può trarre benefici e crescente responsabilità, dato che custodisce le grandi riserve di biodiversità, di foreste, di fonti di risorse rinnovabili.
Quanto alla Prosperity, essa non può diventare ancor più un miraggio per i Paesi in via di sviluppo e per le loro popolazioni. Certo, il Pil non racconta tutta la storia, tuttavia una crescita robusta è necessaria per disporre dei mezzi per trasformarla in crescita sostenibile, equa e che non lasci nessuno indietro.
La crisi del Covid-19 ha reso la situazione ancor più difficile, vista la mancanza di risorse per Recovery Plan vagamente simili a quelli dei Paesi più ricchi. Occorre affrontare la questione del debito senza svilire l’accesso ai finanziamenti, occorrono investimenti e un commercio aperto e protetto da regole credibili. Occorre partenariato nelle tecnologie avanzate.
Insomma, siamo al cuore dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Al di là dei discorsi formali e di quelli degli specialisti, c’è voluto un po’ di tempo per accorgersi della loro portata lungimirante. Papa Francesco con le sue Encicliche, dalla Laudato si’ alla recente Fratelli Tutti, ha contribuito a illuminare una strada che ora la crisi da Covid-19 ci impone di percorrere con determinazione e crescente velocità.
Occorrono ricerca e innovazione che sostengano la volontà politica di agire. L’Italia ha dato un contributo decisivo nella costruzione del Recovery Plan europeo. Può ora assicurare una forte leadership a questo G20. Il lavoro del T20 e della Task Force 2030 Agenda and Development Cooperation che ho il compito di presiedere si annuncia dunque molto impegnativo, ma anche di grande interesse.
Stefano Manservisi è Lead Co-Chair della Task Force 2030 Agenda and Development Cooperation del Think-20 (T20), uno degli engagement group ufficiali del G20, quest’anno sotto presidenza italiana.
Foto di copertina EPA/UN PHOTO/Loey Felipe
Questo articolo è stato pubblicato nell’ambito dell’Osservatorio IAI-ISPI sulla politica estera italiana, realizzato anche grazie al sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Le opinioni espresse dall’autore sono strettamente personali e non riflettono necessariamente quelle dello IAI, dell’ISPI o del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.