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Presidenziali e legislative

Ecuador al voto: la riscossa del progetto “correista” contro la destra

4 Feb 2021 - Lo Spiegone - Lo Spiegone

Domenica 7 febbraio si terranno le elezioni in Ecuador. Alle urne si presentano ben 16 candidati, un record storico; il presidente uscente Lenín Moreno, giunto alla fine di un primo mandato funestato dalle proteste di piazza oltre che dalla pandemia, non si ricandida. Nonostante il gran numero di proposte, la sfida aperta è tra la corrente vicina all’ex presidente Rafael Correa, capitanata da Andrés Arauz, e quella “anti-correista” dell’imprenditore Guillermo Lasso, giunto alla sua terza candidatura.

Circa 13 milioni di ecuadoriani si recheranno alle urne. Si voterà per eleggere 144 cariche pubbliche per un mandato di quattro anni. Oltre al presidente e al suo vice, si rinnovano le cariche di 137 membri dell’Assemblea nazionale e cinque del Parlamento Andino, l’organo di controllo della Comunità Andina, l’organizzazione regionale costituita da Bolivia, Colombia, Cile, Perù ed Ecuador.

Vince il candidato presidente che supera il 50% dei voti validi o raggiunge il 40% delle preferenze con uno scarto dal secondo di almeno 10 punti. Senza una delle due condizioni si va al ballottaggio, già fissato per il prossimo 11 aprile. Il voto è obbligatorio dai 18 ai 65 anni ed è prevista una multa di 40 dollari a chi non si presenta. Solo chi è affetto da Covid-19 è esentato, ma deve comunque presentare un certificato medico.

Il candidato di punta
I sondaggi danno Andrés Arauz come favorito, tra il 37 e il 46% delle preferenze, con ottime possibilità di vittoria già al primo turno. Ex ministro della Cultura e del Patrimonio dal 2015 al 2017, Arauz si presenta con un nuovo partito, il Centro Democrático, pubblicamente appoggiato dalla Unión por la Esperanza (Unes), fondata in occasione di queste elezioni da Rafael Correa, che oggi – al centro di una complicata battaglia giudiziaria nel suo Paese – si trova in esilio in Belgio.

Il programma del Centro Democrático rappresenta una continuazione del progetto “correista” portato avanti per dieci anni fino al 2017. Tra le azioni a breve termine si prevede una tassa patrimoniale per poter garantire a un milione di famiglie un “bonifico diretto” di mille dollari. A lungo termine si intende puntare sulla ripresa economica con iniziative che incentivino le piccole e medie imprese e allontanino il Paese dalla dipendenza dal petrolio. Arauz, infine, ha in programma alcune riforme sociali, come la legge per il diritto all’aborto e la creazione di istituzioni per la giustizia indigena.

L’eterno sfidante
Il principale sfidante del candidato favorito è Guillermo Lasso, 65 anni, che corre per la terza volta alle presidenziali dopo aver perso sia con Correa sia con Moreno. Esperto uomo d’affari, è molto conosciuto in Ecuador anzituttoper aver dato vita al progetto Banco del Barrio, che ha portato i servizi finanziari nelle attività commerciali di tutto il Paese.

Criticato per le sue posizioni religiose e politiche, alquanto conservatrici, Lasso dal punto di vista economico ha un approccio neoliberista: vuole aprire ai privati la gestione degli ospedali (pur mantenendoli gratuiti) e agevolare lo sfruttamento delle risorse energetiche e minerarie.

Alle elezioni si presenta con il sostegno di un’alleanza tra Creo (Movimiento Político Creando Oportunidades) e Partido Social Cristiano e secondo i sondaggi è dato tra il 32 e il 27% delle preferenze, con possibilità di arrivare al ballottaggio.

Le previsioni
Nonostante i sondaggi prospettino la vittoria di Arauz, in Ecuador si respira un clima di incertezza. Ad alimentarlo un vasto numero di persone ancora indecise alla vigilia del voto. Secondo un sondaggio di Cedatos, infatti, al momento il 66,4% degli interpellati non sarebbe interessato alle elezioni, mentre Click Report parla di un 44% di elettori ancora indecisi. L’Alianza Pais del leader uscente Moreno – ex braccio destro poi diventato oppositore di Correa – è ridotta al lumicino: per la presidenza corre la parlamentare Ximena Peña.

Sebbene Arauz abbia solide chance di vittoria al primo turno, non si esclude che si possa arrivare al secondo turno. Bisognerà quindi vedere se, in questa circostanza, la corrente correista potrà contare anche sui voti di Pachakutik, lista dei movimenti indigeni, in questo momento terza nei sondaggi con una percentuale che oscilla tra il 5 e il 13%. Sebbene il loro candidato, Yaku Pérez, abbia in passato protestato anche contro Correa, la sua linea risulta più vicina ideologicamente a quella di Arauz rispetto che a quella di Lasso. In caso di sostegno da parte della lista dei movimenti indigeni, la vittoria della destra diventerebbe uno scenario ancora più improbabile.

Le sfide a cui sarà chiamato a rispondere il nuovo presidente riguardano aspetti strutturali del Paese andino. Da una parte la situazione economica è precipitata a causa della pandemia, dall’altra preme il Fondo monetario internazionale, che dopo i recenti ingenti prestiti chiede adesso riforme del sistema economico ecuadoriano.  Un accordo contro cui si scagliarono gli stessi correisti, motivo per cui la vittoria di Arauz potrebbe portare a una nuova resistenza nei confronti dei creditori dell’Fmi. Tuttavia, considerato il peso della crisi attuale, non è detto che Arauz riesca a trovare i fondi necessari per portare avanti il suo progetto senza affidarsi all’organismo internazionale.

A cura della redazione America Latina de Lo Spiegone.

***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.

Foto di copertina EPA/José Jácome