Portogallo: alle presidenziali vincono continuità e astensione
Con il 60,7% delle preferenze Marcelo Rebelo de Sousa, candidato del Partito social-democratico (Pds, la maggior forza di centrodestra del Paese, ndr), è stato eletto per un secondo mandato alle elezioni presidenziali portoghesi di domenica 24 gennaio.
Una vittoria prevedibile già dal 2016, anno in cui era stato eletto per la prima volta. Infatti, sin dalla fine della dittatura salazarista, gli elettori portoghesi hanno sempre confermato i propri presidenti per i due mandati consecutivi concessi dalla Costituzione.
“Il presidente dell’amore”
Rebelo de Sousa, accademico, politico, giornalista e opinionista televisivo, è una figura storica della politica del Portogallo. Sulla scena dal 1976, prese parte alla redazione della Costituzione della Repubblica portoghese in quanto deputato dell’Assemblea della Repubblica.
Molto noto anche per le sue fantasiose trovate elettorali, nel 1989 guidò un taxi in servizio per tutta Lisbona, per pubblicizzare la sua candidatura a sindaco della città. Inoltre, Rebelo de Sousa è conosciuto come il “re dei selfie” o il “presidente dell’amore”, per la consuetudine di baciare – prima della pandemia – e fotografarsi con ogni suo sostenitore incontrato per strada o durante gli eventi pubblici.
Leader del Partito social-democratico alla fine degli anni Novanta, è un politico di orientamento liberale in economia, ma conservatore sul piano sociale. Viene ritenuto lievemente populista per alcune sue decisioni a effetto, come la rinuncia alla residenza ufficiale del presidente e alla scorta armata o per essersi fatto fotografare in bermuda al supermercato.
Dopo la fine della sua esperienza come leader del Pds, nel 1999, si dedicò alla conduzione di show televisivi, allontanandosi dalla competizione politica per alcuni anni. Nel 2007 fu una figura cardine del movimento contro la legge sull’aborto, poi approvata, che consente l’interruzione della gravidanza entro dieci settimane. Viene descritto come una persona carismatica ed è particolarmente apprezzato dai cittadini per le relazioni equilibrate mantenute con il presidente del Consiglio António Costa, del Partito socialista (Ps).
Nel segno della continuità
La vittoria di Rebelo de Sousa conferma la volontà del Portogallo di dare continuità al governo del Paese, una Repubblica semi-presidenziale il cui esecutivo è retto dal primo ministro, ma dove il presidente della Repubblica ha diversi poteri.
La sua rielezione è stata sostenuta dal centrodestra, con il Pds che lo ha indicato come proprio candidato ufficiale, ma anche da un’ampia parte del centrosinistra. Infatti il Ps non ha espresso un proprio candidato, facendo correre Ana Gomes, iscritta al partito, come indipendente.
Durante il suo discorso a seguito della vittoria, il presidente ha ringraziato i portoghesi per la fiducia datagli “durante questo periodo di così grave difficoltà”, sottolineando che la lotta contro il Covid-19 e l’impegno per la ripresa economica del Paese saranno le priorità della sua agenda.
Nel frattempo, Rebelo de Sousa dovrà affrontare un’altra questione complessa: il 29 gennaio il Parlamento ha approvato una legge sull’eutanasia e suicidio medicalmente assistito. Il testo – che si applica soltanto ai cittadini e ai residente del Paese – sarà inviato al presidente la prossima settimana. Questi avrà otto giorni per chiedere alla Corte costituzionale una valutazione preventiva, e venti giorni per rimandare il testo in Parlamento. Il presidente portoghese è contrario alla misura, ma non si opporrà alla sua ratifica a meno che la legge non violi la Costituzione.
Astensione ed estrema destra
Le elezioni sono state caratterizzate da un tasso di astensione del 60,5%, il livello più alto mai registrato nella storia del Paese. Un altro primato è il risultato ottenuto dal candidato André Ventura. Leader della formazione di estrema destra Chega! (“Basta!” in italiano) e suo primo deputato eletto al Parlamento portoghese, ha ottenuto l’11,9% delle preferenze, arrivando terzo dopo la socialista Gomes e Rebelo de Sousa.
Il risultato di Ventura è un dato significativo dell’umore politico del Portogallo. Il leader dell’ultradestra, infatti, è riuscito a moltiplicare di nove volte il sostegno popolare di cui aveva goduto alle elezioni politiche del 2019, passando da 60mila preferenze a oltre 500mila in soli due anni. “Per la prima volta, un partito anti-sistema ha disturbato la destra tradizionale”, ha dichiarato dopo il conteggio dei risultati.
Il suo successo non è stato nemmeno scalfito dalle manifestazioni di protesta contro di lui, avvenute nelle ultime settimane di campagna elettorale a seguito di una sua dichiarazione sessista rivolta contro la candidata Marisa Matias del Blocco di sinistra. Durante una conferenza stampa aveva definito “più una bambola che una persona seria” la sua avversaria, “rea” di aver messo un rossetto rosso acceso. Ventura aveva annunciato di partecipare alle presidenziali con l’obiettivo di “schiacciare la sinistra” e, paragonando il suo risultato con il 3,9% di Matias, ci si potrebbe essere avvicinato.
Per i prossimi cinque anni, oltre alla complicata gestione degli effetti che lascerà la pandemia, il presidente Rebelo de Sousa e il premier Costa dovranno anche contenere l’avanzata di questa nuova forza politica, in particolar modo insidiosa per il partito del capo dello Stato.
A cura di Kevin Carboni, autore Europa de Lo Spiegone.
***Lo Spiegone è una testata giornalistica formata da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate alle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.