Giappone e Australia rafforzano la cooperazione per la sicurezza nell’Indo-Pacifico
Nelle scorse settimane, il primo ministro giapponese Yoshihide Suga e il primo ministro australiano Scott Morrison hanno raggiunto un’intesa di massima su un Accordo di accesso reciproco (Raa). Si tratta di un documento che definisce i termini per l’ingresso e lo stazionamento delle Forze di difesa australiane (Adf) e delle Forze di autodifesa giapponesi (Sdf) nei rispettivi territori.
Il Raa rappresenta un nuovo tassello nella cooperazione per la sicurezza tra Australia e Giappone, cominciata già negli anni Novanta. Inoltre, si inserisce in un quadro regionale sempre più complesso, con la minaccia della Corea del Nord, l’assertività di Pechino nel Mar cinese meridionale e il recente deterioramento dei rapporti tra Cina e Australia.
Un rapporto progressivamente più stretto
Con la fine della Guerra fredda e il graduale ritiro dell’alleato statunitense dall’Indo-Pacifico, Tokyo e Canberra cominciarono a vedersi reciprocamente come partner di sicurezza fondamentali, con la volontà di promuovere un ordine liberale e basato sulle regole nell’Indo-Pacifico. Se durante gli anni Novanta, tale cooperazione mantenne un profilo basso – per non irritare apertamente Pechino – dagli anni Duemila è stata progressivamente rafforzata, fino ad arrivare al Raa di novembre. L’intensificazione di questa cooperazione ha seguito due direttrici principali: aumento dell’interoperabilità – a livello tecnologico e tattico – e dell’intelligence-sharing.
Infatti, nel 2007, Shinzo Abe e John Howard – primi ministri al tempo – firmarono una Dichiarazione congiunta sulla cooperazione di sicurezza.Nello stesso anno, venne lanciato il “2+2”, un incontro bilaterale tra i rispettivi ministri della Difesa e degli Esteri, che fino a quel momento il Giappone aveva instaurato soltanto con gli Stati Uniti. Il rapporto di sicurezza tra i due Paesi fu elevato al livello di partnership comprensiva nel 2008 e di partnership strategica speciale nel 2014. Da quel momento, i due Paesi hanno cominciato a condividere ricerca, sviluppo e produzione di equipaggiamento e tecnologica militare. Sempre nel 2014, Abe e l’allora omologo australiano Tony Abbott siglarono il cosiddetto Acquisition and Cross-Servicing Agreement, un tassello fondamentale per il raggiungimento dell’interoperabilità logistica e per il rifornimento reciproco di munizioni.
Nel corso degli anni, entrambi hanno rafforzato la propria cooperazione di sicurezza con gli Stati Uniti, sia attraverso esercitazioni militari congiunte che a livello multilaterale. Il forum più importante è senz’altro il Quadrilateral Security Dialogue (Quad), che coinvolge anche l’India, inaugurato nel 2007.
Il negoziato del Raa
Per facilitare lo stazionamento delle proprie forze militari nei rispettivi Paesi e lo svolgimento delle esercitazioni militari combinate, nel 2014 Tokyo e Canberra hanno cominciato a pensare al Raa. Il negoziato è però durato ben sei anni, a causa di questioni spinose sollevate da entrambe le parti.
I giapponesi hanno affrontato il negoziato con estrema cautela perché si tratta del primo accordo di questo tipo firmato dal Paese che, per entrare in vigore, dovrà ottenere l’approvazione del Parlamento. Inoltre, Tokyo ha da sempre avuto l’intenzione di rendere il Raa con l’Australia un ulteriore tassello nel processo di normalizzazione e di riforma della politica di sicurezza giapponese, nonché un modello per possibili accordi simili con altri Paesi, come la Francia o il Regno Unito.
Per Canberra, l’ostacolo principale nel corso del negoziato è stato rappresentato dalla giurisdizione penale che verrà applicate alle Adf presenti sul ruolo giapponese. Il problema sorge perché in Giappone è in vigore la pena di morte, che è stata invece abolita in Australia nel 1985. Perciò, Canberra è determinata a evitare a tutti i costi che, nel caso in cui le Adf di stanza in Giappone che commettano un reato punibile con la pena di morte dalla legge giapponese, siano soggette a una pena invece abolita a livello domestico.
I dettagli dell’accordo
Il Raa su cui Suga e Morrison si sono accordati a novembre delinea il quadro amministrativo, legislativo e la giurisdizione penale applicato alle Adf e alle Jsdf. I temi di cooperazione sono: assistenza umanitaria e disaster relief, operazioni marittime e di ricerca e soccorso. L’intesa rimane di massima perché non è stata ancora risolta definitivamente la questione della pena di morte; si è deciso di procedere con una valutazione caso per caso degli eventuali reati commessi dalle Adf sul suolo giapponese.
L’intesa sull’accesso reciproco è stata raggiunta nel corso della prima visita all’estero di Morrison dopo la pandemia ed è stato lui il primo leader straniero incontrato da Suga dalla sua nomina a primo ministro a settembre, dopo le dimissioni a sorpresa del predecessore Abe. Il documento definitivo dovrebbe essere firmato nei prossimi mesi, durante una visita di Suga in Australia.
Il Raa è un tassello che va a perfezionare il rapporto di sicurezza tra Tokyo e Canberra, inserendosi a livello incrementale in una relazione che è stata istituzionalizzata e progressivamente approfondita dagli anni Novanta. Per il Giappone si tratta di un accordo storico, perché primo nel suo genere e possibile precedente per la cooperazione con altri Paesi. Inoltre, il RAA conferma la continuità di Suga con la precedente amministrazione sulle tematiche di sicurezza e di difesa.
Guardando al quadro regionale, l’accordo irrita inevitabilmente Pechino, che ha sempre visto il Quad, e ora anche il Raa, come una “Nato dell’Indo-Pacifico” nata per contenere la Cina e che interferisce negli affari interni cinesi. Tuttavia, se si considera che l’accordo è stato firmato subito dopo la sigla della Regional Comprehensive Economic Partnership (Rcep) tra i dieci Paesi dell’Asean e Cina, Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud, emerge tutta la volontà di Tokyo e Canberra non tanto di isolare la Cina, quanto di continuare a promuovere il multilateralismo nell’Indo-Pacifico, basandosi sui due pilastri di sicurezza e commercio.
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