IAI
Il rapporto del Gruppo di Esperti

La Nato e la rivalità sistemica con Russia e Cina

7 Dic 2020 - Alessandro Marrone - Alessandro Marrone

Come dovrebbe essere la Nato nel prossimo decennio; che direzione dovrebbe prendere? Indicazioni interessanti si trovano nel rapporto del gruppo di esperti nominato dal segretario generale Jens Stoltenberg per guardare all’orizzonte 2030, pubblicato il 3 dicembre scorso, dopo essere stato presentato ai ministri degli Esteri dei Paesi membri.

La direzione più evidente è verso una risposta come blocco occidentale alla competizione geopolitica multipolare con Russia e Cina, due potenze definite entrambe “systemic rivals” per la Nato.

I termini del rapporto
La definizione, peraltro usata già nel 2019 dall’Unione europea nei confronti della Cina, è interessante in chiave politico-militare. “Rivalità” implica competizione, necessità di mantenere un vantaggio tecnologico e militare, e quindi capacità di deterrenza e difesa verso qualsiasi attacco, ma non necessariamente conflitto. Anzi, il documento parla di “coesistenza“, concetto già applicato utilmente durante la Guerra Fredda, e sottolinea la necessità di sviluppare trattati di controllo degli armamenti e non proliferazione, richiamando esplicitamente gli Accordi di Helsinki che, quarantacinque anni fa, segnarono un passaggio fondamentale della distensione con l’allora blocco sovietico.

Riconoscere il carattere “sistemico” della competizione è altrettanto importante, in due sensi. Da un lato come elemento strutturale, perdurante, che caratterizzerà il sistema internazionale almeno per il prossimo decennio. Dall’altro, come elemento trasversale ai vari settori, prendendo esplicitamente atto che si tratta di una competizione non solo militare ma ideologica – tra democrazie basate sullo stato di diritto e modelli autoritari -, così come tecnologica ed economica; da qui la definizione degli aspetti commerciali come “strategici“.

Il carattere sistemico della rivalità non preclude tuttavia cooperazioni mirate, ed infatti la Cina è indicata dal rapporto come un “motore” della crescita economica mondiale, con cui gli Alleati continueranno a costruire relazioni commerciali e a lavorare insieme nella lotta al cambiamento climatico.

Tecnologia, terrorismo e fianco sud
La rivalità sistemica con Mosca e Pechino avviene in un contesto globalizzato e altamente influenzato dalle tecnologie, specie nel campo dell’informazione.

Il rapporto indica nelle “emerging and disruptive technologies“, tra cui nomina esplicitamente l’intelligenza artificiale, una sfida ed un opportunità per la Nato. Si tratta, infatti, di un campo in cui è prioritario investire, competere e sopravanzare la Cina che vi sta investendo con tutto il suo peso economico, demografico e scientifico.

Il confronto geopolitico con Mosca e Pechino non esaurisce il ventaglio di minacce alla sicurezza euro-atlantica considerate dal rapporto. Il terrorismo viene definito come la “minaccia più immediata” per i cittadini dei Paesi Nato, e si raccomanda di incorporarlo pienamente tra il nucleo essenziale dei compiti dell’Alleanza; cosa tutt’altro che facile visti i limiti intrinseci di una risposta militare al fenomeno.

Il vicinato meridionale è preso in considerazione solo secondariamente, in relazione al terrorismo, alla crescente presenza russa e cinese nella regione, e allo stato di fragilità e instabilità in cui versa che a sua volta alimenta massicci flussi migratori.

Sfide per l’Europa e l’Italia
Il rapporto auspica un aggiornamento dell’attuale Concetto Strategico datato 2010, ed è probabile che nel 2021 si procederà all’elaborazione di un nuovo documento ufficiale Nato. Il contenuto di quest’ultimo è ancora tutto da scrivere, ma il contesto di riferimento tracciato dal rapporto del gruppo di esperti sembra riflettere l’orientamento di fondo degli Stati Uniti, anche con la prossima amministrazione Biden, e di diversi alleati europei.

Il sistema internazionale è caratterizzato da un multipolarismo aggressivo, forse tendente al bipolarismo nel lungo periodo, con una conflittualità continua e polimorfa che costituisce una sorta di “guerra in tempo di pace“.

Russia e Cina sono al centro dell’agenda Nato come rivali sistemici, con la seconda che rappresenta una novità di tale portata da richiedere l’invenzione ex novo di una strategia transatlantica. Il fianco sud è secondario per la Nato e non si potrà contare troppo su Washington nel vicinato meridionale dell’Europa. L’Ue è un partner con cui l’Alleanza può e deve sviluppare i rapporti, ma non sarà facile farlo.

In questo contesto, l’elaborazione del nuovo Concetto Strategico della Nato rappresenta una sfida per l’Europa, chiamata a portare sul tavolo delle riflessione transatlantica una posizione unitaria se vuole influenzare la definizione di una strategia comune. La classe dirigente europea dovrà, quindi, essere consapevole della comunanza di valori occidentali e di interessi con gli Stati Uniti rispetto alle sfide da affrontare, ma anche delle specifiche esigenze europee dettate da geografia, economia e realtà politico-istituzionale, e della necessità in ogni caso di un livello appropriato di autonomia strategica europea.

Per l’Italia si tratta di una triplice sfida, perché il cambiamento del contesto internazionale, del rapporto transatlantico e quindi della Nato, e infine dell’Ue post-Brexit, impone di rivedere le tradizionali posizioni e priorità riflettendo su come proteggere e promuovere gli interessi nazionali e di sicurezza nel quadro attuale e futuro.

Dalla fine della Guerra Fredda la Nato ha cambiato il proprio Concetto Strategico più o meno ogni 10 anni; il 2021 è un appuntamento da non perdere.