Messaggio di unità e cambiamento
Un messaggio di unità e di cambiamento: “Lasciamo che la cupa era della demonizzazione cominci a finire nel nostro Paese qui e ora”. Nel suo discorso della vittoria, il presidente eletto Joe Biden prospetta all’America “un tempo per lenire” le ferite e le divisioni, ritrovare la concordia e rilanciare l’economia.
In un evento stile ‘drive-in’ da Wilmington, nel Delaware, presente la sua vice Kamala Harris, Biden s’impegna a non distinguere “Stati rossi e Stati blu” e parla anche alle decine di milioni di americani che volevano la rielezione di Donald Trump: “Capisco la vostra delusione… Ma adesso diamoci reciprocamente una chance. È tempo di mettere da parte l’aspra retorica, di raffreddare la temperatura, di guardarci l’un l’altro e ascoltarci l’un l’altro”.
L’impegno contro la pandemia
Il discorso della vittoria di Biden, riuscito nell’impresa di esautorare un presidente in carica – l’ultima volta era accaduto nel 1992 con George W. H. Bush -, ha suggellato un’elezione fortemente contestata, in cui ci sono voluti quattro giorni per conoscere il vincitore. Biden arriva alla presidenza al suo terzo tentativo – il primo risale al 1988 -.
La sua vice entra nella storia Usa come la prima donna vice-presidente eletto, ma anche la prima di colore e di origini asiatiche. Kamala Devi Harris, 56 anni, figlia d’immigrati – indiana la madre e giamaicano il padre -, sarà la donna di più alto rango in 244 anni di storia del Paese, simbolo di un’America sempre più diversa.
Fronte coronavirus, Biden s’è impegnato a tradurre il suo piano in azione concreta. Già domani, lunedì 9 novembre, dovrebbe annunciare la sua task force anti-Covid, forte – pare – di 12 membri. L’epidemia sta correndo a ritmi record negli Stati Uniti: secondo la John’s Hopkins University, mentre Biden parlava, i contagi nell’Unione sfioravano i 9.860.000 – saranno oltre dieci milioni entro 48 ore – e i decessi superavano i 237 mila. Con meno del 5% della popolazione, gli Usa hanno quasi un quinto dei casi e dei morti a livello mondiale.
Secondo fonti della campagna di Biden, il presidente eletto progetta, appena insediato il 20 gennaio, di varare una serie di ordini esecutivi per rovesciare alcune scelte del suo predecessore, dando così subito il segno che la direzione del Paese è cambiata e che la sua presidenza sarà orientata verso priorità radicalmente diverse, dal clima all’immigrazione.
Pennsylvania decisiva
La notizia è che Biden è diventato il presidente eletto degli Stati Uniti con la vittoria, ieri certa, in Pennsylvania. Ma il sollievo è che gli americani hanno ripudiato Trump: un mandato e basta per il magnate presidente copia conforme del magnate candidato, egocentrico, incostante, imprevedibile, incline ad anteporre l’interesse personale a quello pubblico, rozzo – ma efficace – nella comunicazione, scostante nei modi; e, per di più, mentitore seriale.
C’è però voluto il più grande esercizio di democrazia nella storia Usa – mai così tanti alle urne, sia in assoluto che in percentuale – per cacciare Trump, dal quale una grossa fetta dell’America continua a sentirsi attratta: uomini bianchi senza istruzione, red-necks, suprematisti e razzisti, ispanici di seconda generazione che non vogliono spartire coi nuovi immigrati il sogno americano, fondamentalisti cristiani e tradizionalisti cattolici, anti-governo nostalgici del Tea Party, cultori d’una libertà che non rispetta i diritti altrui.
Contro Trump, i democratici non hanno schierato un leader carismatico, ma una figura che unisce e non divide: Biden è una persona per bene, lo zio buono, l’usato sicuro della politica statunitense, cui un Paese polarizzato dalla gestione del magnate e dilaniato dal coronavirus s’affida per ricomporre le spaccature.
Biden sarà il 46° presidente degli Stati Uniti, il secondo cattolico – il primo fu John Fitzgerald Kennedy -: quando s’insedierà ed entrerà alla Casa Bianca, avrà 78 anni – li compie il 20 novembre -. E il più anziano presidente Usa mai eletto.
All’annuncio della vittoria di Biden, manifestazioni di giubilo spontanee ci sono state a Scranton, Pennsylvania, dove Biden è nato, a Wilmington, Delaware, dove vive, e poi a Washington, davanti alla Casa Bianca, a New York e altrove nell’Unione. Gente festante, uomini e donne, bianchi e neri, ispanici e asiatici: per loro, l’incubo d’altri quattro anni di Trump alla Casa Bianca è fugato.
Trump s’arrocca
Il presidente, raggiunto dalla notizia della sconfitta mentre giocava a golf, non vuole però accettare la sconfitta e sta per fare scattare un’offensiva legale: vuole “assicurare – dice – che le leggi elettorali siano rispettate e che venga eletto il legittimo vincitore… L’elezione è lungi dall’essere finita. La vittoria di Biden non è stata certificata in tutti gli Stati”.
Per ora, Trump non intende invitare Biden alla Casa Bianca. Una scortesia, perché la tradizione vuole che il presidente in carica inviti quello eletto: un the e l’occasione per mostrargli la casa, che Biden, per otto vice di Barack Obama, conosce molto bene.
Mentre Biden assaporava a casa con la moglie Jill – un nonno italiano – il gusto della vittoria, i legali di Trump a Filadelfia facevano una conferenza stampa per tratteggiare la loro strategia. Chi segue l’andamento delle elezioni a livello federale, però, assicura: “Non c’è alcuna prova che ci siano stati brogli” o “voti illegali”; “pochissime le denunce” d’irregolarità pervenute, non suffragate da prove.
Le reazioni
Sollievo, gioia e orgoglio sono stati espressi da Barack Obama, regista del successo di Biden, e da Michelle, la ex first lady. Hillary Clinton, che fu battuta da Trump nel 2016, twitta: “Joe e Kamala sono una squadra che ha fatto la storia, il ripudio di Trump apre una nuova pagina per l’America. Avanti insieme”. Una teoria di esponenti di spicco democratici, fra cui Bill Clinton, e anche repubblicani – i Bush, Mitt Romney, John Kasich – rende omaggio al ticket vincitore.
Da tutto il Mondo, giungono congratulazioni: dalle Fiji, che sperano di non finire sott’acqua con il ritorno degli Usa negli accordi di Parigi sul clima, e dall’Iran, che auspica relazioni meno conflittuali; e anche da chi magari non t’aspetti in prima linea, come il britannico Boris Johnson, il più trumpiano fra i leader europei e Nato, che mandano tutti messaggi d’amicizia e d’augurio.
Se Trump non demorde e twitta sulle frodi, il leader dei repubblicani al Senato Mitch McConnell assicura che la transizione del potere sarà pacifica. Secondo fonti di stampa, contatti sarebbero già stati presi tra la Casa Bianca – il genero di Trump Jared Kushner – e lo staff di Biden.