Le prime nomine di Biden: con Blinken un messaggio di fiducia nella diplomazia
Sarà Antony “Tony” Blinken il segretario di Stato che il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden presenterà nelle prossime settimane al Congresso per la conferma. Cinquantotto anni, laureato ad Harvard e con un passato al Department of State nell’amministrazione Clinton, Blinken è stato vicesegretario di Stato dal 2015 al 2017, dopo aver lavorato per Biden per quasi vent’anni, incluso un periodo in qualità di assistente alla Commissione Esteri del Senato e successivamente come suo consigliere per la sicurezza nazionale quando l’ex senatore del Delaware era numero due di Obama.
In quel ruolo, Blinken ha avuto il difficile compito di sviluppare la risposta americana ai disordini politici e all’instabilità che ha scosso il Medio Oriente all’inizio dell’ultimo decennio, con risultati altalenanti in Egitto, Iraq, Siria e Libia. Infine, nel 2011, lavorò insieme al Dipartimento di Stato e alla Cia all’operazione che condusse all’uccisione di Osama Bin Laden.
Un nome che piace a tutti
La reazione internazionale alla nomina del prossimo segretario di Stato è stata positiva. La stampa francese ha commentato citando il rapporto particolare tra Blinken e la Francia, Paese dove ha vissuto da adolescente e ne ha imparato la lingua (è perfettamente bilingue). I trascorsi parigini hanno contribuito alla vocazione europeista di Blinken: è stato uno dei più grandi promotori delle sanzioni multilaterali alla Russia dopo l’invasione della Crimea.
Arrivano plausi anche da Berlino, in particolare dall’ex ambasciatore tedesco a Washington Wolfgang Ischinger, oggi a capo del Munich Security Forum. Su Twitter, Ischinger ha ripreso un’intervista di Blinken alla Cnn in cui si parlava del ritiro delle truppe americane dalla Germania, aggiungendo: gli Stati Uniti avranno “un futuro segretario di Stato che non ha bisogno di introduzioni su Europa, Ue, Nato e Germania: non conosco nessuno con legami più solidi al di qua dell’Atlantico”.
Filtra moderato ottimismo anche da Teheran, che sperava in una vittoria di Joe Biden sul presidente uscente Donald Trump. In un suo intervento durante l’American Jewish Committee Virtual Global Forum lo scorso giugno, Blinken aveva ribadito la necessità di tornare al Jcpoa, il trattato sul nucleare iraniano abbandonato da Trump, che senza un secondo mandato non avrà modo di proseguire con la sua strategia della massima pressione. Blinken è una delle menti dietro l’accordo e ha già annunciato che se Teheran non si impegnerà a rientrare nel Jcpoa, gli Usa manterranno le già pesanti sanzioni economiche.
Quale politica estera
Joe Biden è stato subito chiaro con gli alleati: gli Stati Uniti sono tornati. L’America è pronta a ridare una nuova spinta alla sua leadership globale che secondo l’ex vicepresidente sarebbe stata messa in pericolo dall’amministrazione Trump. Blinken è, come Biden, un internazionalista liberale che crede nella diplomazia e nei suoi mezzi, ma non sarà affatto semplice cancellare l’eredità degli ultimi quattro anni, se questo è lo scopo principale della futura presidenza Biden. Lo stesso Blinken si è reso conto di vivere in un mondo diverso rispetto a quello che prese in mano nel 2009 e lasciò nel 2017.
Ospite del podcast Intelligence Matters lo scorso settembre, l’ex vicesegretario di Stato ha anticipato quale sarà l’atteggiamento degli Stati Uniti sulla scena globale. “Ci ripresenteremo di nuovo, giorno dopo giorno, ma per coinvolgere il mondo, non com’era nel 2009 o addirittura nel 2017 quando l’abbiamo lasciato, ma così com’è oggi e come prevediamo che diventi: potenze in ascesa, nuovi attori potenziati dalla tecnologia e dall’informazione, che dobbiamo portare con noi se vogliamo fare progressi”.
Questi progressi saranno possibili, secondo Blinken, ristabilendo la guida degli Stati Uniti e il rispetto delle istituzioni e degli accordi internazionali, tra cui l’accordo sul clima di Parigi, l’Organizzazione mondiale della sanità e il già citato accordo nucleare iraniano.
Le altre nomine chiave
Oltre a Blinken, nel primo lotto di nomine svelato da Biden ci sarebbe anche un ritorno di John Kerry, già segretario di Stato, come consigliere del presidente sul clima, e di Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale del vicepresidente dal 2013 al 2014 e capo della pianificazione politica presso il Dipartimento di Stato sotto Hillary Clinton, come consigliere per la Sicurezza Nazionale, al posto di Robert O’Brien. “Blinken e Sullivan, due buoni amici con una visione comune del mondo, sono diventati il brain trust di Biden e spesso la sua voce sulle questioni di politica estera. Hanno attaccato l’idea del presidente Trump di America First come principio guida sostenendo che ha solo isolato gli Stati Uniti e creato opportunità e vuoti per i suoi avversari”, ha spiegato il New York Times.
Linda Thomas-Greenfield sarà invece l’ambasciatrice presso le Nazioni Unite. Sessantotto anni, sarà la seconda donna afroamericana a ricoprire questa carica dopo Susan Rice e sostituirà la repubblicana Kelly Craft, scelta da Trump. Si conserva quindi la tradizione femminile alle Nazioni Unite, dove sono state nominate ambasciatrici ben sette donne dal 2000 ad oggi. Prima volta di una donna, invece, come direttore dell’intelligence, con Avril Haines, e di un ispano-americano al dipartimento per la Sicurezza interna, con Alejandro Mayorkas.