IAI
Verso la frontiera finale

Il rilancio dell’esplorazione spaziale e la visione di Italia e Europa

28 Nov 2020 - Jean-Pierre Darnis - Jean-Pierre Darnis

Il recente successo del secondo lancio della capsula Crew Dragon ha reso il veicolo spaziale statunitense ufficialmente operativo. Gli Stati Uniti tornano a poter portare uomini e donne nello spazio grazie al lavoro compiuto dalla SpaceX di Elon Musk, che intorno ai razzi Falcon ha saputo sviluppare un’intera gamma di capacità per l’accesso allo spazio.

Questo evento simbolico ci permette di meglio caratterizzare i vari aspetti del ritorno dell’uomo nello spazio. Prima di tutto è frutto di un nuovo ciclo nella politica spaziale statunitense che, dopo il fallimento del modello Shuttle, ha saputo rinnovarsi per rilanciare le proprie capacità, grazie a una riforma del modello Nasa.

Imprenditori nello spazio
In questo contesto vanno subito sottolineate le capacità imprenditoriali di innovazione provenienti dal mondo tech, dove Jeff Bezos (Blue Origin) ed Elon Musk (SpaceX) hanno saputo passare con successo dal settore delle app e delle piattaforme a quello spaziale. Ma non si tratta semplicemente di un passatempo per alcuni tycoon che, una volta fatta fortuna in centri commerciali tecnologici, si tolgono lo sfizio dell’investimento spaziale.

Si sta invece concretizzando una visione ad ampio raggio nella quale  lo spazio non rappresenta soltanto una dimensione fondamentale delle infrastrutture digitali, come dimostra l’investimento nelle costellazioni broadband, ma anche un’opportunità per il futuro dell’umanità.

Sotto la spinta rinnovatrice dei visionari della tech, l’esplorazione spaziale è tornata ad incarnare il destino manifesto della nazione americana, in un concetto ampio che include l’intera umanità.

Le opportunità per Europa e Italia
Dal punto di vista europeo e italiano, questo rilancio rappresenta in termini concreti una serie di opportunità da cogliere. L’Esa (European Space Agency) ha recentemente firmato un memorandum con la Nasa per partecipare al programma Artemis che prevede il ritorno dell’uomo sulla Luna entro pochi anni: l’Esa verrà coinvolta nella costruzione del Lunar Gateway, la futura stazione spaziale orbitante intorno alla luna.

Le aziende italiane hanno sempre avuto uno specifico know how in materia di infrastrutture spaziali, come si vede nella fabbricazione presso gli stabilimenti Tas di Torino del modulo Columbus per la stazione spaziale internazionale. La partecipazione Esa alla stazione lunare fornirà quindi un’ulteriore opportunità per valorizzare queste capacità industriali italiane.

Bisogna però ragionare in un modo più ampio. Il ritorno all’esplorazione spaziale non è soltanto una ghiotta opportunità industriale se si ragiona in modo settoriale. La rinnovata visione americana fa del ritorno sulla Luna il primo passo per una presenza permanente nel sistema solare con un modello di dispiegamento tecnologico e umano che sviluppa nuove risorse e permette di proiettarsi in modo duraturo in un sistema integrato fra terra e spazio.

Si tratta di sviluppare e usare una serie di tecnologie, da un punto di vista delle infrastrutture e materiali ma anche nelle tecnologie dell’informazione, in un ambiente difficile, il che spinge ad aumentare le esigenze nei vari campi.

A questo punto, lo spazio diventa anche un ambiente dal quale alcuni pensano di poter trarre risorse, ad esempio con l’estrazione di materie prime. Ma il vero salto di qualità non è quello di riprodurre un modello di ricchezza tramite l’accesso a nuove fonti di minerali o risorse energetiche che possano compensare il relativo esaurimento del pianeta Terra, ma di spingere ulteriormente su una visione ultra-tecnologica dell’uomo che ne amplifichi le possibilità.

L’esplorazione spaziale diventa quindi un luogo privilegiato per l’ulteriore realizzazione di un “uomo tecnologico“, rendendo ancora più forti le trasformazioni già in atto sotto la spinta delle tecnologie dell’informazione. Da un punto di vista industriale e di mercato, l’estensione dello spazio cibernetico allo spazio interplanetario rappresenta quindi un passo tecnologico decisivo che illustra anche la fusione in corso fra attività spaziali e digitali.

Conquista sì, ma con quali valori
La proiezione, poi, di un “uomo tecnologico” attraverso la dimensione spaziale apre ulteriori scenari di riflessione, non solo sul futuro dell’uomo nello spazio ma anche sul futuro dell’umanità in generale.

Musk si è già espresso sulla presenza dell’uomo su Marte. Ma al di là delle visioni di alcuni tycoon cultori di fantascienza (i razzi Falcon si rifanno al “Millenium Falcon” di Guerre Stellari) l’accelerazione in corso intorno alle attività spaziali apre importanti scenari che verranno analizzati in un dedicato seminario online dello IAI, mercoledì 2 dicembre, dalle 17 alle 19.

Per gli Stati Uniti possiamo utilizzare il paradigma del destino manifesto per spiegare la ricerca perpetua dell’esplorazione della nuova frontiera, o piuttosto parlare della “frontiera finale“, per dirla con Star Trek. Dobbiamo però interrogarci anche sui fondamenti della nostra visione dell’uomo non soltanto come essere biologico fragile proiettato in un ambiente ostile, ma anche sul senso della volontà di conquista, imparando da esperienze pregresse, e magari in modo più incisivo sulla visione di un uomo che lega sempre di più il suo destino a quello della tecnologia.

Non va certo rigettato il progresso, ma va accompagnato da una visione etica e morale che permetta non soltanto di proiettare l’uomo nello spazio, ma anche di pensare l’umanità in un mondo di spazio e tecnologia. La partecipazione europea allo sviluppo tecnologico ed economico dello spazio è sicuramente un’opportunità. Ma è altrettanto opportuno che l’Europa proietti nello spazio anche i suoi valori.