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Giappone nel segno della continuità: la politica di difesa del nuovo premier Suga

14 Nov 2020 - Veronica Barfucci - Veronica Barfucci

A seguito delle dimissioni improvvise di Abe Shinzo, Suga Yoshihide è diventato il nuovo primo ministro giapponese ad interim. A meno di elezioni generali anticipate – ritenute ancora uno scenario probabile – egli rimarrà in carica fino a settembre 2021, scadenza naturale del mandato di Abe.

In un momento di difficoltà economica dovuta alla pandemia da Covid-19 e con l’organizzazione delle Olimpiadi di Tokyo 2021 all’orizzonte, il motivo principale che ha portato alla nomina di Suga è la continuità. Braccio destro di Abe – è stato Capo di gabinetto dal 2012 – Suga è considerato l’erede della linea economica, di politica estera e di difesa tenuta da Abe nei precedenti otto anni, e colui che avrebbe potuto offrire maggiore continuità e stabilità nel mondo politico ed economico giapponese.

Guardando alla formazione del gabinetto Suga, questa aspettativa si è rivelata fondata. Su un totale di venti membri, otto ministri dell’era Abe hanno conservato il loro ruolo – come i leader di fazione Aso Taro e Nikai Toshihiro – e ad altri sette è stato assegnato un nuovo incarico. Particolarmente rilevante è stata la scelta di assegnare il ministero della Difesa a Kishi Nobuo, fratello minore di Abe. La politica di difesa è uno degli ambiti che meglio esemplifica la continuità governativa e che può far comprendere che direzione prenderà il Giappone di Suga.

Il fratello di Abe
Al suo primo incarico governativo, il neo ministro della difesa è nipote di Kishi Nobusuke – una delle figure più controverse del Giappone imperialista. Condivide con Abe l’appartenenza al Nippon Kaigi (organizzazione politica giapponese maggiormente conservatrice e nazionalista), la volontà di riformare l’articolo 9 della costituzione e le tesi nazionalistiche sulle responsabilità storiche del Giappone imperialista. È inoltre conosciuto per le sue posizioni vicine a Taiwan – si è più volte incontrato con i leader di Taipei – che naturalmente irritano Pechino.

La nomina di Kishi segnala quindi che il Giappone di Suga è interessato agli sviluppi domestici in Cina e alle dinamiche di sicurezza regionale. E’ stato scelto con la convinzione che avrebbe gestito il dossier difesa in continuità con le politiche di Abe, che inevitabilmente continueranno a influenzare le relazioni di Tokyo con Pechino e Washington.

Budget e obiettivi di difesa
Nel proprio discorso inaugurale, Suga ha affermato di voler rafforzare l’alleanza con gli Stati Uniti e le capacità di difesa dell’interesse nazionale. In accordo con questi obiettivi, il ministero della difesa ha presentato una richiesta record di 5.49 trilioni di Yen (USD 55 miliardi) per il budget dell’anno fiscale 2021. Tale richiesta si inserisce in una tendenza settennale di aumento della spesa per la difesa e, se accordata, determinerebbe un aumento del 3.3% rispetto al 2020. Nonostante la cifra record, l’aumento è relativamente modesto rispetto ai Paesi vicini (Cina +6.6% nel 2020; Corea del Sud + 6.1% nel 2021-2025; Taiwan +10.2% nel 2021).

Il rafforzamento delle capacità in ambito spaziale, cyber-spaziale e guerra elettromagnetica emerge come una priorità. Sotto la guida di Abe, il Giappone è diventato sempre più sensibile alle minacce “non tradizionali” a fronte della modernizzazione militare cinese e della minaccia nucleare della Corea del Nord. Per lungo tempo, il Giappone ha sostenuto che l’esplorazione spaziale dovesse essere condotta esclusivamente a fini pacifici. A fronte di un quadro geopolitico regionale sempre più ostile, con l’entrata in vigore della Basic Space Law nel 2008, Tokyo ha tuttavia ampliato il raggio delle proprie attività spaziali a questioni di sicurezza nazionale.

Così, il governo ha intensificato cooperazione e intelligence sharing in ambito spaziale con l’alleato statunitense sia per scopi civili – controllo meteorologico, prevenzione dei disastri naturali – che militari. Nel maggio 2019, è stato creato lo Squadrone per le operazioni spaziali che ha l’obiettivo di proteggere e difendere i satelliti giapponesi. Pur essendo uno comparto non armato, la sua creazione ha ovviamente sollevato dei dubbi di costituzionalità.

Ora, il ministero di Kishi punta a creare un nuovo comparto delle forze di autodifesa per le operazioni elettroniche con l’obiettivo di bloccare gli attacchi nemici attraverso onde elettromagnetiche che, interferendo con i segnali radio e gps, sarebbero in grado di neutralizzare le truppe avversarie. Inoltre, il ministero vuole investire sullo sviluppo di missili a lungo raggio, di satelliti in grado di intercettare i missili e su un’alternativa agli ormai datati jet F-2 per le Forze di autodifesa aree. Per la prima volta, i fondi per la ricerca e sviluppo in ambito spaziale e cyber-spaziale saranno incorporati nel budget di difesa.

Infine, non è ancora chiaro come verrà gestita la questione del sistema di difesa missilistico Aegis-Ashore, che dovrebbe essere fornito dagli Stati Uniti. Sebbene nel giugno scorso il Giappone ne abbia messo in discussione l’acquisto per una questione di costi, Aegis-Ashore potrebbe ancora tornare al tavolo delle trattative, anche in ragione di pressioni da parte statunitense.

Come era stato preventivato, il Giappone di Suga ha mosso i primi passi nel solco tracciato dalla precedente amministrazione. Questo segnala che il Giappone continuerà a rafforzare le proprie capacità di difesa in nuovi ambiti per rispondere a una situazione regionale sempre più complessa. Al tempo stesso, significa che i cambiamenti introdotti da Abe e l’introduzione di norme per la difesa in forte contrasto con la costituzione sono destinati definire il corso del Giappone anche negli anni a venire.

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