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L'agenda della nuova amministrazione

Biden alla prova dell’economia

17 Nov 2020 - Paolo Guerrieri - Paolo Guerrieri

L’agenda economica di Joe Biden incontrerà ostacoli seri sul piano interno e il rilancio dell’economia americana rischia di essere penalizzato da mali di antica data. Mentre sul piano internazionale si potrebbero verificare svolte rilevanti, con la spinta a una maggiore cooperazione economica su temi d’interesse globale.

Biden erediterà un’economia americana in condizioni a dir poco preoccupanti. Dopo la breve intensa ripresa del terzo trimestre, la nuova ondata della pandemia spinge a prevedere per la stagione invernale una fase di ristagno o una nuova recessione.

Certo, la Federal Reserve – la Banca centrale americana – continuerà a inondare di liquidità l’economia. Ma non sarà sufficiente. Predomina una classica situazione di “trappola della liquidità”, come ha ammonito il Fondo monetario internazionale, e c’è bisogno di un massiccio intervento fiscale a breve.

Poi ci sono i mali antichi dell’economia americana. Cresce poco, com’è avvenuto nell’ultimo decennio, a causa di una sorta di “ristagno secolare”, come l’ha definito Larry Summers, ex segretario al Tesoro. In più, la crescita ha carattere “esclusivo”, nel senso che beneficia pochi a danno dei molti. Ed è anche da queste profonde disuguaglianze economiche e sociali che le radici del trumpismo hanno continuato a trarre fondamentale alimento, come le elezioni americane hanno ulteriormente dimostrato.

Il piano del presidente eletto
Consapevole di questi problemi, Joe Biden ha incluso nella sua piattaforma elettorale sia un maxi-piano di investimenti, per sostenere la domanda e rinnovare infrastrutture materiali e immateriali, sia svariate misure per contrastare il disagio e l’esclusione sociale. Il tutto da finanziare con aumenti del deficit pubblico e della pressione fiscale verso i grandi gruppi societari e l’1% dei redditi più elevati.

Un programma ambizioso ma reso oggi estremamente difficile da realizzare a causa del parziale successo elettorale dei democratici, nonostante l’elezione di Biden. Anche il Senato, pur restando da assegnare due seggi in Georgia nei ballottaggi del 5 gennaio, resterà probabilmente in mano repubblicana. A meno di improbabili conversioni del Gop, è molto probabile che i senatori repubblicani faranno di tutto per bloccare l’agenda economica del presidente Biden. Come già avvenuto, e con successo, con l’amministrazione Obama.

Certo, molte cose miglioreranno. Biden contribuirà a distendere molte tensioni interne. E resterà la possibilità di un piano fiscale a breve, pur se ridimensionato rispetto alle intenzioni dei democratici. Con buone possibilità di una ripresa economica nel corso della seconda parte del prossimo anno grazie all’arrivo del vaccino contro il coronavirus. Ma nessun “New Deal”. La crescita continuerà a dipendere dal tradizionale mix di politica monetaria espansiva e limitati stimoli fiscali, con modesti risultati e in linea con quanto conseguito in questi ultimi anni.

Lo sguardo all’Europa
Se ci si sposta sul fronte dell’economia internazionale, le prospettive d’iniziativa e impatto della presidenza democratica appaiono più promettenti. In quest’area non va dimenticato i poteri del presidente sono maggiori e in svariati casi non dipendono dal Congresso.

Joe Biden è un convinto internazionalista e vuole rivalutare il ruolo degli accordi multilaterali e della complessa rete di alleanze in Europa e Asia. L’eredità di Trump verrebbe presto cancellata a partire dalle politiche ambientali: l’America rientrerebbe pressoché da subito nell’ambito dell’Accordo di Parigi del 2015. Si aprirebbero così nuove prospettive rilevanti e in particolare per l’Europa che ha fatto della lotta al cambiamento climatico la sua strategia di crescita nei prossimi anni.

Non a caso l’elezione di Biden è stata salutata dagli europei con grande favore. Si intravede l’occasione di ricominciare a negoziare seriamente su molti fronti. A partire dalle relazioni commerciali, dopo la crociata delle tariffe e le erratiche mosse di Trump.

Ma resteranno forti ostacoli da superare: come nel commercio di prodotti agricoli per l’intransigenza della Francia e di altri Paesi europei. Un altro terreno di aspro confronto riguarda il digitale e la tassazione delle grandi compagnie americane, le cosiddette Gafam (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft).

Difesa, Cina e Tech
Certo, se l’Europa vorrà avere in Biden un interlocutore importante dovrà modificare non poco le sue scelte e i suoi comportamenti. Basti pensare alla difesa. Sarebbe soprattutto grave per gli europei illudersi di tornare a rappresentare l’asse centrale della politica economica estera americana, ormai da molti anni spostato verso l’Asia-Pacifico.

A partire dai rapporti con la Cina dove, sostengono in molti, nulla cambierà. Gli Stati Uniti proseguiranno nella linea dura, ormai sostenuta da entrambi gli schieramenti politici americani. Ma anche qui l’approccio di Biden si discosterà da quello del suo predecessore, privilegiando una strategia multilaterale con maggiore enfasi sulle alleanze con Europa e Giappone e sul negoziato piuttosto che sui dazi bilaterali. Lo schema progettato è quello di un confronto serrato e senza sconti nelle richieste alla Cina lasciando comunque spazio alla cooperazione su alcuni temi a carattere globale, quali il cambiamento climatico, la lotta alla pandemia e così via.

Un mix di strategie che potrà trovare applicazione più sui temi commerciali che su quelli relativi alla tecnologia. In questo secondo caso, siamo ormai in presenza di una sfida per la conquista della leadership strategica globale, difficile da fermare anche se meglio regolabile.

È uno scontro che porrà anche gli altri maggiori partner di fronte a scelte drastiche di schieramento. Nel caso dell’Europa si tratterà di definire una buona volta una politica meno ambigua nei confronti della Cina, che sia in grado di tenere insieme interessi commerciali e competizione strategica. Non sarà facile ma sarà un passaggio obbligato per una maggior cooperazione economica con l’America di Biden.