Accordo di Parlamento e Consiglio sul prossimo bilancio europeo
Fumata bianca, dopo dieci settimane di negoziato, all’accordo preliminare fra Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue sull’entità del prossimo bilancio 2021-2027 dell’Unione europea, il Quadro finanziario pluriennale (Qfp; Mff nell’acronimo in inglese) che finanzierà le spese pubbliche Ue per i prossimi sette anni. La presidenza di turno tedesca del Consiglio l’ha annunciato proprio così, su Twitter, con la foto del tradizionale comignolo vaticano dopo l’elezione del pontefice.
L’intesa raggiunta dai team negoziali delle due istituzioni “sblocca” l’iter di approvazione relativo all’intero pacchetto composto da Qfp e Recovery Fund concordato dai capi di Stato e di governo in occasione del Vertice straordinario di luglio a Bruxelles, durato tre notti e quattro giorni. Per venire incontro alle richieste dei parlamentari europei – preoccupati da un’architettura di bilancio spostata più sul sostegno finanziario agli Stati membri che sui cosiddetti “beni pubblici europei” -, il compromesso riconosce ulteriori 16 miliardi al bilancio pluriennale, per incrementare seppur di poco la dotazione di programmi sulla ricerca, la salute, la cultura, lo stato di diritto, l’azione estera ed Erasmus+.
La dotazione globale, che a luglio era stata fissata in 1074 miliardi – già all’epoca il più ricco bilancio europeo di sempre -, ammonterebbe adesso a 1090 miliardi.
I 16 miliardi in più – è uno dei punti salienti dell’intesa – proverranno dalle multe per la violazione delle regole Ue poste a tutela della concorrenza (pagati dalle imprese che contravvengono alle normative europee); in linea con la richiesta del Parlamento secondo cui i fondi generati dall’Unione confluiscano nel bilancio della stessa.
Adesso Parlamento e Consiglio dovranno approvare il testo finale perché il nuovo budget sia operativo dal 1° gennaio prossimo.
Un’ottima notizia, secondo il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola, “perché definisce il quadro generale in cui l’Europa si muoverà nei prossimi anni e rafforza la cornice economica di Next Generation EU”.
Ma proprio sul Recovery Fund si addensano le nubi di una notte dei lunghi coltelli fra gli Stati membri, con l’Ungheria pronta a far saltare il tavolo, facendo mancare l’unanimità nel Consiglio e facendo deragliare il necessario processo di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali. Il premier di Budapest Viktor Orbán – spalleggiato dal governo polacco – avversa la decisione, presa qualche giorni fa, di condizionare i fondi Ue al rispetto dello stato di diritto.
I negoziatori hanno anche elaborato una tabella di marcia per l’introduzione di nuove risorse proprie nei prossimi sette anni a sostegno dell’indebitamento sui mercati per finanziare le spese del Recovery Fund.
Oltre al contributo basato sull’uso della plastica a partire dal 2021 – si legge in una nota del Parlamento -, si prevede una risorsa propria basata sul sistema di scambio delle quote di emissione di carbonio (Ets; dal 2023), un prelievo digitale (dal 2024), nonché una risorsa propria basata su una imposta sulle transazioni finanziarie (Itf) e un contributo finanziario legato al settore delle imprese o una nuova base imponibile comune per l’imposta sulle società (dal 2026).