E se anche la destra religiosa guardasse a Biden?
È ampiamente diffuso etichettare i protestanti americani come politicamente conservatori. Visti da vicino appaiono accentuarsi, però, profonde differenze, considerata l’articolazione di un mondo che vede al suo interno molte denominazioni e molte estrazioni etniche. Basti pensare che, secondo la ricerca del Pew Research Center, nelle elezioni del 2016 il 57% dei protestanti bianchi ha votato Trump contro il 3% dei protestanti neri. Di non poco conto, inoltre, il peso degli evangelici, sostanzialmente tradizionalisti sia nella lettura biblica e sia nella sua applicabilità in materie eticamente sensibili, come l’aborto.
Il fattore virus
Gli effetti prodotti dalla pandemia giocheranno un ruolo importante sul voto di novembre anche nel riposizionamento politico del variegato arcipelago protestante. In un recente sondaggio sulle scelte del presidente rispetto al Covid-19, lo stesso istituto di ricerca ha fotografato come pro-Trump i tre quarti degli evangelici bianchi, ma entrando nel dettaglio si nota che, complessivamente, si è dichiarato critico il 58% dei protestanti, cui si somma il 52% dei cattolici.
È delle settimane scorse il documento, firmato da importanti leader protestanti che, contro alcune, seppur sporadiche, mega-chiese disobbedienti alle misure di sicurezza, hanno esortato a rispettare la scienza. Il Pew Research Center ha rilevato, inoltre, che un quarto di americani ha ammesso come la paura del virus abbia rafforzato la fede religiosa e in particolare nei protestanti.
Ancora presto per sapere quanto questo “risveglio“, come lo ha definito il Financial Times, sia in grado di controbilanciare il ridimensionamento del cristianesimo, sia protestante che cattolico, negli Usa e quanto tutto ciò movimenterà lo scacchiere politico.
I protestanti negli Usa
In un Paese multi-religioso e multietnico come gli Stati Uniti, il cristianesimo, e in primis il protestantesimo, continua a rappresenta la fetta maggioritaria dell’elettorato. “Complessivamente negli Stati Uniti ci sono 120 milioni di protestanti, 60-65 milioni di cattolici – conferma Paolo Naso, professore di Scienza politica all’Università la Sapienza -. Nel mondo protestante si distinguono almeno tre grandi aree: le chiese storiche, come i luterani, i presbiteriani, con una forte identità liberale progressista; le chiese evangeliche-evangelicali, che comprendono anche la Southern Baptist Convention con i suoi 16 milioni di membri, di orientamento conservatore, ma sempre più oscillanti nella scelta del presidente; la destra religiosa, fortemente conservatrice, che è stata un grande bacino di voti per Trump, soprattutto perché si tratta di un mondo trascurato dai democratici. Da non sottovalutare una quarta componente, quella delle chiese afro-americane che contano 15-20 milioni di membri. Sono chiese orientate verso i democratici, ma che negli anni Cinquanta sostenevano i repubblicani”.
Per Paolo Naso nelle prossime elezioni ci saranno novità nei posizionamenti: “I gruppi teologicamente conservatori, come quelli della destra religiosa, stanno guardano a Biden. Trump è ritenuto troppo radicale sull’ambiente, severo sulle politiche sociali. Biden è rassicurante, è un moderato. La sua vice, inoltre, ha una grande capacità di intercettare sia un voto d’ordine, sia le aspirazioni degli afro-americani che potrebbero spingerne la candidatura alla presidenza nel 2024″.
“In realtà, nel protestantesimo americano – spiega lo storico Massimo Rubboli, già docente a Genova di Storia dell’America del Nord e Storia del Cristianesimo – hanno sempre convissuto tendenze politiche molto diverse che vanno lette nel contesto delle diverse fasi della storia degli Stati Uniti e delle principali questioni politiche e sociali che coinvolgevano maggiormente l’opinione pubblica; mi riferisco, ad esempio, alla questione della schiavitù, al tragico confronto tra stati del Nord e stati del Sud o all’immigrazione da Paesi dell’Europa meridionale e orientale. Va ricordato che per gran parte della storia americana le chiese, essendo organizzazioni basate sulla libera scelta degli individui, non si sono mai schierate ufficialmente con una formazione politica”.
Ieri e oggi
Il I Emendamento non riconosce religione di Stato e sancisce la libertà di culto. In cambio, lo Stato chiede alle chiese tutte di non interferire, ufficialmente, ma nei fatti non è così. La storia della Mayflower e dei Padri pellegrini ancora oggi è “ben presente nella memoria collettiva degli americani – osserva Rubboli – le colonie inglesi in America del Nord sarebbero state fondate in gran parte da persone in cerca di libertà religiosa, il governo degli Stati Uniti sarebbe stato fondato su principi religiosi, i Padri fondatori avrebbero voluto creare una nazione cristiana e l’America sarebbe una nazione eletta guidata dalla divina provvidenza”. E il “suprematismo bianco – aggiunge – è un’espressione dell’ideologia di questa missione divina”.
Tuttavia, “se il protestantesimo, nelle sue svariate espressioni, è stato fino dalle origini la religione dominante degli Stati Uniti e ha condiviso il dominio razziale del suprematismo bianco, bisogna anche ricordare che proprio al suo interno si formarono denominazioni che vi si opposero”.
Secondo Rubboli, oggi “i ricorrenti episodi di antisemitismo e islamofobia testimoniano che il razzismo è una componente strutturale della società americana, anche se sono state sempre presenti forti tendenze contrarie al razzismo e in difesa delle minoranze etniche e religiose. Ho l’impressione che – anche a causa di una informazione parziale e squilibrata che tende a dare più spazio agli aspetti negativi – al di fuori degli Stati Uniti prevalga nell’opinione pubblica l’idea di un Paese a stragrande maggioranza razzista e xenofobo, che non corrisponde alla totalità della società americana né delle chiese protestanti. Il gruppo di ideologi, politologi e esperti di comunicazione che attornia il presidente Trump ha colto e manipolato a fini elettorali il malessere che pervade una parte della società americana per la perdita del predominio della cultura White Anglo-Saxon Protestant“.
“La religione – conclude lo storico – è stata ed è un fattore rilevante nel comportamento dell’elettorato americano, ma ho l’impressione che il ruolo della religione nelle ultime campagne presidenziali sia diminuito rispetto alle precedenti, fortemente condizionate dalla nuova destra religiosa sostenitrice del partito repubblicano, e che non sia più una variabile chiave. Sono invece ancora rilevanti i temi etici come l’aborto e i diritti delle coppie omosessuali, che costituiscono elementi divisivi all’interno di molte denominazioni protestanti e della stessa chiesa cattolica”.