Regionali in Russia: cosa guardare nel “giorno unico delle elezioni”
Domenica 13 settembre 41 degli 85 soggetti federali della Russia andranno alle urne in quello che viene chiamato il “giorno unico delle elezioni”. I soggetti federali sono le unità politiche della Federazione Russa: oblast’, okrug, kraj, repubbliche e tre città federali. I cittadini delle regioni interessate eleggeranno i governatori regionali o i membri dei parlamenti regionali e municipali, a seconda dei casi.
Nella stessa giornata, 18 di questi 41 soggetti federali eleggeranno il proprio governatore: la città federale di Sebastopoli, le oblast’ di Bryansk, Irkutsk, Kostrom, Smolensk, Penzen, Tambov, Rostov, Kaluga, San Pietroburgo (la cosiddetta leningradskaya oblast’, da non confondere con la città federale di San Pietroburgo, soggetto federale a sé stante) e l’oblast autonoma ebraica; le Repubbliche di Tatarstan, Komi e Chuvashia; e i kraj di Krasnodar, Kamchatka e Perm’. Dieci soggetti federali, invece, voteranno il proprio parlamento: Komi, Belgorod, Voronezh, Kaluga, Kostrom, Kurgan, Magadan, Novosibirsk, Ryazan’, Chelyabinsk, Nenec. Moltissime città di diverse regioni andranno inoltre ad eleggere le assemblee legislative municipali.
Si tratta del “secondo turno” di elezioni regionali: molti soggetti federali hanno già eletto i propri rappresentanti l’8 settembre 2019, con numerosi scandali legati a brogli e infrazioni. Fra questi ci sono anche le città federali di Mosca e San Pietroburgo (che, insieme a Sebastopoli, sono soggetti federali autonomi, slegati dalle rispettive oblast’).
Tutti i guai della Federazione
Siccome i soggetti federali più importanti per ricchezza, produzione, peso politico e densità di popolazione sono già andati alle urne l’anno scorso, queste elezioni hanno avuto una risonanza mediatica di gran lunga inferiore. Ulteriori elementi a smorzare il dibattito sono le proteste in Bielorussia e l’avvelenamento di Navalny, che nonostante la propaganda del Cremlino continuano ad animare l’opinione pubblica russa.

Oltre a ciò, alcune delle vicende che hanno animato la politica interna della Russia degli ultimi mesi non troveranno riscontro nelle elezioni. Per esempio, le proteste a Khabarovsk per l’arresto del governatore della regione Sergey Furgal, iniziate a luglio scorso e ancora in corso, non influenzeranno il processo elettorale: Khabarovsk non è chiamata al voto, Furgal è stato sostituito con un emissario del Cremlino ad interim, e il nuovo governatore verrà eletto il prossimo anno. Lo scorso agosto vi sono state proteste anche vicino a Ufa, nella Repubblica del Bashkortostan, a causa della decisione del governatore di deforestare un’ampia porzione di territorio per la produzione di bicarbonato di sodio. A seguito delle proteste, comunque, pare che la decisione sia stata rimandata. Neanche il Bashkortostan, in ogni caso, è chiamato alle urne.
L’eterogeneità del sistema federale
Inoltre, la Federazione russa è caratterizzata da una considerevole eterogeneità nell’assetto giuridico-legislativo federale. Non sarebbe corretto parlare di “autonomia regionale”, poiché il controllo del Cremlino sui governi regionali è ancora molto forte. Questo controllo viene esercitato tramite meccanismi sia istituzionali che informali. Tra i primi, in particolare, vi sono il cosiddetto “filtro presidenziale“, grazie al quale il presidente può rigettare a sua discrezione le proposte di candidatura; e il “filtro municipale“, che impone agli aspiranti candidati di raccogliere il 5-10% di supporto da parte dei consigli locali per potersi candidare alle elezioni regionali. Qualora eletti, vi è comunque l’obbligo per i governatori regionali di sottostare alle indicazioni dei circondari federali, i quali rispondono direttamente al presidente della federazione. Tra i metodi di controllo informale vi sono l’alto grado di corruzione capillare in tutto il territorio russo e le pressioni che il Cremlino, i suoi emissari e le forze di sicurezza possono esercitare su eventuali esponenti dell’opposizione.
Se non è autonomia, in cosa consiste, dunque, questa eterogeneità? Il sistema giuridico-legislativo russo è particolarmente complesso, e varia considerevolmente attraverso il territorio. Nella maggior parte degli 85 soggetti federali russi, il governatore viene eletto tramite voto popolare, e non dall’assemblea legislativa: i cittadini eleggono in maniera diretta sia il governatore che il nuovo Parlamento. In due soggetti federali minori, l’okrug di Nenec e l’oblast’ di Khanty-Mansy, invece, i cittadini eleggono i deputati, i quali a loro volta nomineranno il governatore del soggetto federale. Vi sono inoltre normative differenti sulle modalità e sulle tempistiche di voto, e sulle limitazioni ai candidati.
In generale, è difficile che le elezioni regionali diventino reale territorio di scontro politico, a causa del “filtro presidenziale” e della pressione delle autorità sui candidati di opposizione che provano a superare questa “soglia di ingresso”. Molto spesso si tratta di una competizione fra candidati appartenenti a partiti formalmente in opposizione a Russia Unita – la forza di Putin -, ma che nella realtà dei fatti supportano le politiche del Cremlino. Uno di questi è il Partito liberaldemocratico (Ldpr) che, nonostante il nome, porta avanti posizioni nazionaliste e conservatrici.
Grazie a una politica di compiacenza nei confronti delle autorità federali, i governi delle regioni più remote della Russia spesso riescono a ottenere un certo grado di autonomia e a portare avanti politiche di sviluppo locale che ricevono grande consenso, come nel caso di Furgal. Proteste come quelle di Khabarovsk, dunque, non sono basate su un sentimento di autentica opposizione allo status quo di Mosca, in grado di tradursi in un determinato comportamento elettorale. Sono, invece, una reazione a una percepita ingerenza da parte del governo federale su un territorio remoto che desidera vedersi riconosciuta la propria dignità e autonomia.
Il dato delle municipali
Questo 13 settembre, quindi, lo scontro politico si sposta sulle elezioni municipali. È il caso di Novosibirsk, dove un’intera coalizione a sostegno di Navalny è riuscita a candidarsi per fare fronte comune contro Russia Unita, nonostante le forti pressioni delle autorità cittadine che avevano ufficialmente vietato di condurre la campagna elettorale.
A Navalny si deve anche la strategia del “voto intelligente”, che consiste in una grande campagna mediatica rivolta ai propri sostenitori. La sua Fondazione Anti-Corruzione indica i candidati non riconducibili a Russia Unita e alle forze attualmente al governo e si impegna in una propaganda atta a spronare i cittadini al voto. Questa strategia ha assicurato, lo scorso settembre, una consistente perdita di seggi per Russia Unita in molte regioni della Russia – Mosca inclusa – e un avanzamento dei candidati indipendenti.
A cura di Maria Chiara Franceschelli, autrice della redazione Russia e Asia Centrale de Lo Spiegone.
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