Lo Stato dell’Unione: il discorso di von der Leyen analizzato da Nathalie Tocci
Il grande messaggio politico di questo primo discorso sullo stato dell’Unione di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, è stato certamente incentrato sulla risposta europea alla pandemia Covid-19, ma è stato anche un messaggio politico, di grande rilancio e ripresa dell’Unione europea. Quello che la presidente ha fatto è stato riconoscere la natura esistenziale della crisi – e l’Europa era già passata da altre crisi di tipo esistenziali, come quella dell’Euro-zona e quella migratoria -, e quindi una crisi alla quale l’Unione europea doveva rispondere e dare una risposta forte. E’ stato un messaggio politico di unità, di coesione, di un Unione che è riuscita – sta riuscendo – a reagire a questa crisi. Naturalmente, questo grande messaggio politico di ripresa e di rilancio viene veicolato in primis attraverso un punto, diciamo, sostanziale di contenuto importante sulla sanità: lanciare l’idea di un’Unione europea sanitaria – perché poi sappiamo bene che è proprio in campo sanitario che c’è ancora poca unione e quindi riprendere un po’ quello che è il progetto europeo, anche a partire dalla sanità, che è sostanzialmente una competenza che spetta ancora oggi agli Stati membri, e abbiamo visti tutti i limiti di questa forma di sussidiarietà. Quindi, abbiamo una presidente della Commissione che dà questo primo messaggio politico di rilancio, di coesione, di unità dell’Unione, attraverso questa prima proposta che è per l’appunto sull’Unione Europea per la sanità.
IL VERDE E IL DIGITALE
Poi ovviamente tutto questo non si ferma con la sanità, perché sappiamo bene che in realtà la grande risposta europea a questa crisi, il vero grande passo di unità europea, è avvenuto nel luglio di quest’anno, quando il Consiglio Europeo ha approvato un pacchetto – anche su proposta della Commissione, seppur declinato in maniera lievemente differente da come era stato proposto – approvato anche gli Stati membri, un piano di 750 miliardi (Next Generation EU), come risposta alla pandemia. Naturalmente, all’interno di questo programma ci sono anche una serie di altre iniziative, non incluse in questi 750 miliardi, ma iniziative già messe in campo dall’Ue, come quella di una cassa integrazione europea, che la presidente von der Leyen ha voluto giustamente sottolineare, e sulla base di questo ha lanciato anche la proposta di un salario minimo europeo. Poi è sostanzialmente andata a articolare ulteriormente quelli che sono i due pilastri principali che prenderanno le fette più grandi della torta di questo programma di 750 miliardi: sono i pilastri verdi e digitali. Sappiamo che la commissione europea era entrata in gioco proponendo questi due pilastri – che poi ve ne è un terzo che è quello globale (sul quale mi soffermerò più tardi) – che attraverso il Next Generation EU inizia a prendere effettivamente forma. Per quello che riguarda le questioni verdi, quindi il Green Deal europeo, la presidente ha sottolineato il fatto che il capitolo verde ricoprirà il 37% dei finanziamenti per il Next Generation EU, una fetta molto consistente. Questo spiega anche l’ambizione che cresce nell’Unione europea, che si dice “non soltanto noi vogliamo arrivare ad essere neutri climaticamente entro il 2050, ma per arrivare a questo obbiettivo, noi ci poniamo oggi l’obbiettivo al 2030 di ridurre le missioni del 55%“. Fare questo grande passo, ovvero un aumento della riduzione delle emissioni dal 40% attuale al 55%, è una sorta di gettare il cuore oltre l’ostacolo, e lo fa attraverso dei finanziamenti concreti, appunto questo 37% del Next Generation EU. Assieme a questo c’è tutto il capitolo digitale. Anche questo ricopre una fetta importante di finanziamenti, aumentandoli più o meno del 20%. Qua la presidente ha messo sul tappeto delle proposte molto concrete: l’idea di un identità digitale europea, l’idea di un cloud europeo per raccogliere i dati nell’unione, iniziative in ambito di licenza artificiale, di infrastrutture e di connettività. Ecco quindi una serie di proposte concrete e di programmi concreti attraverso i quali poi verranno poi destinati questi finanziamenti.
IL TERZO PILASTRO
Parlando del terzo pilastro, questa Commissione era entrata con l’idea di tre grandi capitoli: il capitolo verde, quello digitale e poi si era definita una commissione “geopolitica”. Quindi un’ambizione globale dell’Unione europea. Von der Leyen ha parlato molto di politica estera: ha parlato dei conflitti in Siria e in Libia, ha parlato dei rapporti con la Cina, ha parlato dell’ambizione di ricostruire un partenariato con gli Usa, ha parlato del Mediterraneo orientale (da un lato l’Unione è solidale con Grecia e Cipro, dall’altra si auspica una ripresa del dialogo con Ankara), ha parlato di tenere una posizione ferma con la Russia quando ha affrontato il tema della Bielorussia. Però ci si chiede – e questo è secondo me il punto debole di questo discorso – se al di là dei buoni propositi, e di quello che vogliamo in politica estera, a differenza del capitolo verde e digitale dove ci sono iniziative concrete, dove ci sono veri soldi messi sul tappeto, quanti di questi finanziamenti saranno destinati alla politica estera? Questo non era sullo stato dell’Unione, ma lo aggiungo come nota critica, che non riguarda la Commissione ma tutta l’Ue, anzi soprattutto il Consiglio Europeo: in questo ambito qua abbiamo visto un dimezzamento dei finanziamenti. Mentre, pre-covid, l’ambizione era quella di un fondo europeo per la difesa di 13 miliardi, di un fondo mobilità militare di 6 miliardi e mezzo, di un fondo per uno strumento europeo per la pace di 10 miliardi. Adesso complessivamente queste tre iniziative si riducono a circa 13 miliardi, da circa 30 iniziali, seppur il pacchetto complessivo è di 750 miliardi. Quindi qua sta, a mio avviso, il punto di debolezza, non tanto del discorso della von der Leyen, ma dello stato dell’Unione: stiamo facendo bene sul verde, sul digitale, sulla ripresa economica, ma viviamo in un mondo globale, dove non abbiamo più le spalle coperte da altri (Usa), dove ci sono grandi potenze che si affacciano all’Europa (Cina e Russia), abbiamo una serie di crisi (Europa, Medio Oriente, Mediterraneo) che quindi ci circondano. Abbiamo sia la volontà politica, sia le risorse economiche, per far fronte a tutto questo?