IAI
Decreti multipli e investimenti incerti

L’impatto sulla difesa delle misure economiche dell’era Covid-19

16 Set 2020 - Ottavia Credi - Ottavia Credi

Tra i provvedimenti messi in atto dal governo per contrastare le ricadute economiche della pandemia, alcuni hanno un effetto diretto sulla difesa italiana, da un lato quanto a numero degli effettivi e servizi ad essi dedicati, dall’altro rispetto al settore industriale.

In questi tempi incerti, un elemento che rimane indubbio è il valore degli investimenti nella difesa del Paese che, oltre alla salvaguardia della sicurezza nazionale, garantiscono benefici sul piano strategico, tecnologico e occupazionale.

Il sostegno a lavoratori e imprese, anche della difesa
Nel corso del 2020, il governo italiano ha adottato una serie di misure economiche con l’obiettivo di sostenere i cittadini, le imprese e le istituzioni pubbliche. Tra queste, i provvedimenti principali riguardano il settore sanitario e la protezione civile, i lavoratori e l’industria, e l’assistenza a famiglie spesso con immissione di liquidità nell’economia nazionale.

Al fine di rafforzare il network ospedaliero, ad esempio, il governo ha messo a disposizione 8 miliardi di euro, mentre un totale di 35 miliardi di euro sono stati investiti in misure come la Cassa integrazione guadagni (Cig), finalizzate a garantire la tenuta dei rapporti di lavoro in essere.

La stessa industria della difesa ha dovuto confrontarsi con la crisi economica dettata dalla pandemia, con alcune compagnie quali Rwm Italia e Fincantieri che, a causa di drastiche diminuzioni degli ordini, sono state costrette a ricorrere alla Cig per i propri dipendenti.

Le misure per il personale militare
Tra le misure adottate dal governo negli ultimi mesi, è possibile individuare alcune disposizioni che vanno a tangere il settore della difesa italiana.

Il decreto legislativo “Coronavirus bis” ha ridotto la disponibilità di risorse per il procurement militare, con un taglio di 20 milioni di euro originariamente dedicati all’acquisto dei velivoli Eurofighters. Tali fondi sono infatti stati reindirizzati verso il programma di sicurezza civile nazionale.

Il successivo decreto legislativo “Cura Italia” ha poi introdotto numerose disposizioni mirate al personale militare, anch’esso soggetto alle conseguenze socio-economiche della pandemia. In particolare, è previsto l’arruolamento temporaneo di 320 unità tra medici e infermieri dell’Esercito e di 253 unità di personale delle Forze armate che andranno ad affiancare le Forze di polizia impegnate nell’operazione “Strade sicure”. Il decreto dispone il finanziamento di prestazioni di lavoro straordinario del personale militare e parallelamente stabilisce la possibilità di sospensione temporanea di quest’ultimo per evitare un elevato rischio di contagio.

Tra le molteplici disposizioni vi è anche un aumento del numero di giorni di congedo retribuito e l’istituzione di un bonus per i servizi di baby-sitting. Infine, il decreto garantisce una maggiore disponibilità di attrezzatura sanitaria idonea e l’adozione di misure precauzionali di sicurezza per il personale.

Dall’emergenza alla pianificazione
L’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica non sembrano finora aver cambiato radicalmente il panorama della difesa italiana, che in parte ha beneficiato sia delle misure generali di sostegno all’economia, sia di misure specifiche per il personale militare. Si tratta ora di passare dalla gestione dell’emergenza alla pianificazione degli investimenti nella difesa.

Questi ultimi sono fondamentali per il mantenimento e lo sviluppo di uno strumento militare in grado di proteggere la sicurezza nazionale e promuovere gli interessi italiani in un quadro internazionale caratterizzato da tensioni e instabilità. Vi sono poi gli ulteriori benefici che la difesa è in grado di offrire al Paese in caso di emergenze come quella dovuta alla pandemia – basti pensare ai servizi messi a disposizione dalle Forze armate, quali il trasporto urgente di materiale sanitario e il trasferimento in biocontenimento di persone affette dal virus.

Gli investimenti nel settore hanno inoltre due connotazioni difficilmente contestabili. Da un lato, si tratta di capitalizzazioni strategiche che consentono al Paese di rimanere all’interno della cooperazione e competizione europea nel settore, riservandosi dove possibile un ruolo di leadership. Dall’altro, questi investimenti fungono da moltiplicatori di valore, con notevoli riscontri sul fronte occupazione in quanto il settore dell’aerospazio, sicurezza e difesa impiega migliaia di figure professionali di tipo tecnico, quali ingegneri e operai.

L’industria della difesa produce prodotti duali impiegabili anche in campo civile, costituendo un importante settore per la ricerca e l’innovazione tecnologica. Ciò è permesso anche grazie alle numerose Piccole e medie imprese (Pmi) distribuite sul territorio nazionale, la cui eventuale chiusura avrebbe gravi effetti in termini di perdita di know-how tecnologico, oltre che da un punto di vista di calo dell’occupazione.

È prevista a breve la pubblicazione del Documento programmatico pluriennale (Dpp) per la Difesa 2020-2021. Considerato il valore e la rilevanza di questo settore, è importante che il Dpp preveda investimenti adeguati, stabili nel tempo e opportunamente orientati sulle priorità della difesa italiana sul piano europeo, transatlantico, e internazionale.