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La partita delle Zone economiche esclusive

Grande Idea o Patria Blu? Come si muovono Grecia e Turchia nel Mediterraneo conteso

6 Set 2020 - Fabio Caffio - Fabio Caffio

Grande è l’attivismo della Grecia per affermare i suoi spazi di giurisdizione, dai confini con Italia e Albania a quelli con Egitto e Cipro. Naturale il paragone con lo slancio nazionalistico che un secolo fa le procurò i vantaggi del Trattato di Sèvres. Ankara si è mossa per prima a fine 2019, concordando il limite della Zona economica esclusiva (Zee) con Tripoli; le sue pretese complessive forse sono ispirate alla dottrina della “Patria Blu” che teorizza un’ampia visione marittima.

La questione delle isole dell’Egeo è ancora congelata ma riemerge con forza a sud, per Kastellorizo e il Dodecaneso. Le due parti paiono perseguire una politica di fatti compiuti, prima di una tregua/moratoria. L’Italia, schierata con l’Unione europea contro la Turchia, in realtà adotta  una specie di “non belligeranza”.

“Salami strategy”
Dopo essersi imposta a lungo un basso profilo limitandosi ad appoggiare la politica cipriota di istituzione di Zee, Atene ha cominciato la sua espansione marittima concordando il confine della Zee con l’Italia. Ad esso si è aggiunto quello definito con l’Egitto lo scorso 8 agosto (in figura 4) che, avendo carattere parziale, dovrà essere seguito da ulteriori accordi.

Una prima iniziativa nello Ionio vi era stata nel 2009 con l’Albania per la frontiera di acque territoriali e Zee, non ancora in vigore. Tirana non ha ratificato l’accordo perché, dopo la firma, la sua Corte costituzionale l’ha considerato lesivo dell’integrità territoriale ritenendo eccessivi gli spazi riconosciuti agli isolotti greci di Erikoussa e Othonoi.

Fig. 1 -Frontiera marittima greco-albanese stabilita nel 2009 (Fonte:Asil); si noti come il confine sia favorevole alla Grecia

Proprio in questo settore, Atene ha creato blocks offshore energetici che debordano sui versanti italiano ed albanese della piattaforma continentale, confidando forse nel disinteresse dei vicini.

Nodo acque territoriali
La Grecia ha anche aperto il fronte dell’allargamento delle proprie acque territoriali da 6 a 12 miglia a lungo rimasto latente. L’iniziativa era stata prevista – come eventuale e discrezionale – dalla legge 2321/1995; in risposta, il Parlamento turco aveva approvato una risoluzione che autorizza, in tal caso, l’uso della forza contro la Grecia.

Essendo esclusa al momento una modifica dello status quo dell’Egeo (che così passerebbe per il 70% sotto sovranità greca), probabilmente il provvedimento riguarderà le isole dello Ionio ove non ci sono problemi di sovrapposizione con l’Italia; per il Canale di Corfù si aggraverebbero invece i problemi indotti dalla mancata vigenza dell’accordo con l’Albania: Tirana ha adottato una posizione cauta, ma Atene è in pressing diplomatico per chiudere la partita.

Riguardo a Creta, con l’estensione a 12 miglia, il mare territoriale  si  sovrapporrebbe alla Zee Turco-libica il cui limite laterale presuppone giurisdizione greca di sole 6 mg. Eguali problemi presentano Scarpanto e Rodi.

Fig. 2 -Delimitazione acque territoriali Kastellorizo concordata nel 1932 (Fonte: Wikipedia)

Per Kastellorizo – attribuita all’Italia assieme al Dodecaneso con il Trattato di Losanna del 1923 che confermò la sovranità greca sulle isole dell’Egeo – non c’è spazio per ampliamenti delle acque territoriali: il loro confine  è stato stabilito con l’accordo 4 gennaio 1932 tra Italia e Turchia. L’isola greca è comunque il pomo della discordia; secondo Atene è il perno da cui far partire l’area di  Zee verso l’Egitto che chiuderebbe la costa turca.

Ankara isolata?
Non conosciamo le prossime mosse della Turchia in aggiunta alle ricerche offshore con proprie navi in zone contestate che hanno già generato confronti navali ravvicinati con la Grecia.Si dice che, in risposta all’allargamento delle acque territoriali nello Ionio, Ankara pensi a una propria base navale nell’ancoraggio di Pashà Limani a Valona, in applicazione di un vecchio accordo di cooperazione, ma è difficile che l’Albania del premier Rama voglia schierarsi così nettamente. Non va sovrastimato nemmeno  lo svolgimento di esercitazioni navali con una marina russa che è sempre pronta a rafforzare la presenza in Mediterraneo.

Dopo l’intesa con la Libia, Ankara non ha aperto alcun canale negoziale con gli Stati frontisti (con Malta, suo alleato, non ci sono spazi adiacenti). Da parte egiziana sembra, però, non escludersi un futuro accordo con la Turchia che riguarderebbe il confine da est del meridiano 28 (in figura 3 e 4), sulla base della mediana tra le rispettive coste; resterebbe  aperta in questo caso la questione del disconoscimento di Ankara della frontiera del 2003 della Zee egiziano-cipriota ad ovest del meridiano 32°16’18”. 

Fig. 3 -Zee pretesa dalla Turchia (Fonte: Nazioni Unite); i punti “FE” sono stabiliti dall’accordo turco-libico del 2019; quelli “ED” ipotizzano un confine con l’Egitto diverso dal limite già concordato da Atene

 

Esempi di vetero-nazionalismo
Dietro il massimalismo marittimo greco (altrimenti considerato “machismo“) che interpreta a senso unico il diritto del mare, c’è un’eco della teoria irredentista della Grande Idea per la riappropriazione di territori bizantini che nel 1919 aveva ispirato l’azione del premier Eleutherios Venizelos.

Speculare è la dottrina della Patria Blu: più che una strategia di conquista, i proclami turchi configurano forse, più modestamente, una visione marittima degli interessi nazionali simile a quella di altri Paesi, magari espressa in modo aggressivo.

È difficile che entrambi tornino indietro. Potrebbero però fermarsi se qualcuno (la Germania?) li convincesse. Non è da escludersi che l’Egitto possa avere un ruolo aprendo consultazioni con Ankara per delimitare ad est del meridiano 28, creando così le premesse per un quadro ordinato di frontiere marittime.

Fig. 4 – Confronto tra Zee turco-libica (sulla sinistra, in rosso) e Zee greco-egiziana (al centro, in verde). Le linee parallele indicano le coste rilevanti prese a base nei due casi.