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La Germania e la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue: parla Beda Romano

2 Set 2020 - Beda Romano - Beda Romano

La presidenza tedesca è cominciata il 1° luglio ed è cominciata, in realtà, probabilmente con qualche giorno di anticipo, perchè per la prima volta da parecchio tempo è la presidenza di un Paese grande dell’Unione europea. Inevitabilmente, vi era molta attesa per questa presidenza tedesca, dopo varie presidenze semestrali dell’Ue rette da Paesi relativamente piccoli e con assai meno esperienza della diplomazia tedesca. Quindi, credo che vi sia stata una certa attesa nei confronti della Germania, tanto più che la presidenza tedesca è coincisa con un importante negoziato sul bilancio dell’Unione europea – un negoziato che avviene ogni sette anni ma che questo anno, credo ne avremo modo di parlare, è stato particolarmente importante. La presidenza tedesca è iniziata molto rapidamente, nel corso della primavera, e a questo punto occorre capire nei prossimi mesi come la Germania intende interpretarla.


CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA
Ci siamo concentrati molto in questi mesi sul bilancio comunitario e sul nuovo fondo per la ripresa, dimenticandoci forse che da tempo ormai i 27 Paesi dell’Ue avevano deciso nei mesi scorsi di inaugurare nello scorso autunno una “Conferenza sul Futuro dell’Europa“. E’ una conferenza che dovrà coinvolgere tutte le istituzioni comunitarie, ma anche molti istituzioni nazionali; dovrebbe durare circa due anni e dovrebbe permettere ai 27 Paesi dell’Unione di capire dove vogliono andare nei prossimi decenni, o almeno nel prossimo decennio, dopo che uno dei Paesi membri (Regno Unito) ha deciso di lasciare la costruzione comunitaria. Dicevo prima che ci siamo un po’ dimenticati di questo appuntamento, in parte perchè abbiamo avuto lo sguardo verso il bilancio comunitario e il fondo per la ripresa e un po’ anche perché le diplomazie nazionali ci hanno indotto a pensare che questa conferenza fosse stata di routine, poco interessante. Naturalmente, le cose sono in parte almeno cambiate, perché oltre alla nascita del fondo per la ripresa l’Europa ha dovuto far fronte alla pandemia influenzale di questa primavera e a uno shock economico di dimensioni gigantesche, come abbiamo visto per altro dai dati economici più recenti. Quindi, questa conferenza assume un’importanza maggiore rispetto alle attese: l’Europa deve non solo riflettere circa come vuole essere nel prossimo decennio dopo l’uscita del Regno Unito, ma deve anche ripensare il proprio assetto istituzionale dopo che questa epidemia ha messo a soqquadro le economie nazionali. Questa conferenza avrà una sua importanza e sarà interessante capire nei prossimi mesi come la Germania affronterà perlomeno la prima fase di questa conferenza, che come ho detto prima dovrebbe durare due anni.

OLANDA E GERMANIA, GEMELLI DIVERSI
E’ verissimo che vi è stato un forte legame tra la Germania e l’Olanda negli ultimi decenni a livello europeo: tutti e due sono Paesi attenti alla disciplina di bilancio, tutti e due sono molto votati alle esportazioni, tutti e due hanno radici protestanti calviniste. Ciò detto credo che vi siano comunque differenze tra l’Olanda e la Germania e questo lo abbiamo visto non solo in questa circostanza ma anche in passato. Se guardiamo agli avvenimenti degli anni ’50 e alla decisione di creare l’Unione europea dobbiamo ricordarci che l’Olanda è stata un po’ costretta ad entrare nella Comunità economica europea (Cee): era un Paese molto votato al mondo, aveva un impero coloniale in Asia, un Paese che non pensava di essere legato da un trattato europeo e che poi accettò di entrare quale Paese fondatore dell’Ue perchè era già legato con il Belgio e il Lussemburgo. Già allora l’Olanda aveva una posizione diversa rispetto alla Germania. Peraltro, direi anche che l’Olanda aveva una sua particolarità: è stata chiamata in questi mesi un Paese “frugale”, attento al denaro e alle regole, ed è una sua caratteristica molto importante, che imputerei al fatto che gli olandesi hanno bisogno di regole, anche molto rigide, per gestire la propria convivenza su un territorio limitato quale quello dei Paesi Bassi, che continuamente deve difendere dal mare. Questa è una spiegazione che mi do dello spirito olandese: gli olandesi sono particolarmente attenti al rispetto delle regole perchè loro stessi (su un territorio limitato, mangiato dal mare e con una densità di popolazione molto elevata) devono rispettare le regole in modo drastico. Questo aspetto della vita olandese non c’è nella vita tedesca, o almeno non in modo così netto. Per rispondere alla domanda rispetto all’attualità credo che vi sia stato almeno in parte un gioco delle parti: credo che la Germania sia stata convinta con il tempo della necessità di creare un fondo per la ripresa da 750 miliardi di euro e posso immaginare che almeno una parte dell’establishment tedesco veda di buon occhio la riduzione dei sussidi decisa a fine luglio dai Paesi membri (da 500 miliardi a 390). Al tempo stesso continuo a pensare che in questa fase la differenza tra Germania e Olanda sia particolarmente importante: l’Olanda sta reagendo con la politica europea di queste settimane alla partenza del Regno Unito – che è stato per decenni un importante punto di riferimento per l’Olanda, in certi casi più della Germania, e credo che dietro al negoziato molto duro sul bilancio comunitario ci sia da parte olandese la necessità di rispondere al fatto di non avere intorno al tavolo un alleato su cui ha sempre in un modo o nell’altro potuto riporre le proprie speranze.

LA BREXIT VISTA DA BERLINO
Nei negoziati tra Regno Unito e Ue mi sembra che la Germania abbia dimostrati in questi mesi e anni un atteggiamento il più comprensivo possibile nei confronti di Londra e credo vi siano almeno due motivi per cui la Germania ha fatto questa scelta. Il primo motivo è culturale: vi è un legame anglosassone tra Germania e Regno Unito e non può essere ignorato – non lo è né in Germania né in Gran Bretagna – e che probabilmente ha indotto il governo federale ad avere un atteggiamento più comprensivo nei confronti del Regno Unito, rispetto ad esempio alla Francia, che ha avuto un atteggiamento più duro. Il secondo aspetto probabilmente è il fatto che con la partenza della Gran Bretagna la Germania perde un importante sbocco per la proprie importazioni: ce lo dimentichiamo molto spesso, ma il Regno Unito è un importante mercato per le merci tedesche ed è un aspetto cruciale su cui l’establishment tedesco insiste molto (in queste trattative lo ha sempre fatto). Credo che la Germania tenterà, per quanto possibile nel corso delle prossime settimane, di chiudere queste trattative sul futuro accordo di partnerariato – ricordo che il Regno Unito è uscito formalmente dall’Ue ma sta negoziando in questa fase di transizione, che terminerà alla fine di quest’anno un accordo di partnerariato, che è indispensabile affinché la Gran Bretagna a partire dall’1 gennaio 2021 esca bruscamente dal mercato unico e dall’unione doganale e per cui le parti stanno cercando di trovare una soluzione che permetta loro di gestire i rapporti anche dopo questa data. Ebbene, credo che in quest’ultima fase di trattative, il cui esito rimane molto incerto, la Germania tenterà in un modo o nell’altro di trovare un compromesso, una soluzione che permetta di evitare un’uscita brusca del Regno Unito dal mercato unico e dall’unione doganale. Lo vorrà fare, naturalmente, ma senza mettere in pericolo la libertà di accesso al mercato (level playing field), il tentativo sarà quello di rispettarlo il più possibile. Adesso non so quanto sarò possibile evidentemente, perchè la Francia insiste moltissimo e la stessa Germania insiste molto sulla parità di accesso al mercato: insistono tutte e due molto sul fatto che la Gran Bretagna dall’1 gennaio 2021 non potrà utilizzare gli aiuti di Stato per le proprie imprese, pur mantenendo un piede nel mercato unico. Il compromesso sarà difficile da trovare, ma mi sembra di poter dire che la Germania sarà più volenterosa nel cercarlo rispetto alla Francia.

ITALIA, SUSSIDI E FIDUCIA TEDESCA
Come al solito, molto dipenderà da come si comporterà l’Italia e il governo in carica. L’Italia riceverà dal fondo della ripresa molti soldi, circa 80 miliardi di sussidi, e dovranno essere utilizzati in modo impeccabile, non dovranno essere sprecati ma utilizzati in modo efficiente. Se il governo riuscirà a fare le cose per bene, otterrà dalla Germania fiducia e quindi molto probabilmente attenzione. Non vorrei esagerare, ma ho l’impressione che durante le trattative di questi mesi sul fondo per la ripresa e sul bilancio comunitario la Germania è stata il più forte alleato dell’Italia e credo che debba dimostrare alla Germania e agli altri paesi la fiducia che ha ottenuto nel corso delle trattative. Dietro alla scelta tedesca di accettare una forma di mutualizzazione del debito, permettendo alla Commissione europea di raccogliere fino a 750 miliardi di euro sui mercati finanziari, ci sono due grandi motivi. Il primo motivo è il desiderio di preservare il mercato unico e nel mercato unico il rapporto Germania-Italia è di un’importanza gigantesca – vi sono regioni in Italia, come Lombardia e Veneto, che hanno un interscambio con la Germania molto più importante di quello che quest’ultima ha con dei Paesi come la Polonia, il Canada, la Corea del Sud -; non ci immaginiamo quanto sia importante la filiera italiana per il grande mondo industriale tedesco. Quindi, vi è stato certamente un calcolo politico ed economico nella scelta tedesca di appoggiare la possibilità di distribuire i sussidi ai Paesi più in difficoltà in questo momento. Credo poi vi sia stato un altro motivo, di cui si parla poco ma che ha giocato moltissimo: la Germania ha reagito con grande emotività alla crisi sanitaria di questa primavera; i tedeschi non sono rimasti indifferenti alle immagini televisive provenienti da Bergamo o da Milano. L’Italia per i tedeschi è un luogo di vacanza, della storia, dell’arte, della cultura e anche della storia nazionale, perché sono anche consapevoli della presenza tedesca in Italia. Ecco che questo aspetto emotivo ha giocato molto nella scelta tedesca di cambiare posizione sulla mutualizzazione del debito comunitario. E va tenuto a mente, perché l’emotività può cambiare: se l’Italia non rispetta la fiducia che ha ottenuto in questi mesi, rischia di provocare una reazione emotiva in senso contrario alla Germania.