Lukashenko, polizia e repressione: le reazioni della comunità internazionale
Domenica 9 agosto 2020 si sono tenute le elezioni presidenziali in Bielorussia. Stando alle autorità di Minsk, il presidente uscente Aleksandr Lukashenko, considerato da molti l’ultimo dittatore in Europa, avrebbe vinto con l’80% dei voti. L’avversaria del presidente, Svetlana Tikhanovskaya, che ha poi lasciato il Paese, avrebbe invece ottenuto solo il 9,9% dei voti, ma non ha accettato i risultati sostenendo di essere la vera vincitrice delle elezioni.
Le proteste sono iniziate subito dopo l’annuncio dei risultati, ritenuti frutto di brogli evidenti. Infatti, l’opposizione aveva raccolto un seguito estremamente forte e compatto: le tre donne dell’opposizione che sfidavano Lukashenko avevano generato un grande entusiasmo durante la campagna elettorale, riuscendo a riunire fino a 60mila persone durante i comizi nella capitale. Da domenica sono state arrestate più di 2.000 persone, almeno 250 i feriti e nella notte fra il 10 e l’11 agosto c’è stato un primo morto: circolano molti video di scontri violenti tra polizia e manifestanti, e la Tikhanovskaya si è rifugiata in Lituania.
Lukashenko ha definito i manifestanti “pecore” controllate dall’estero, promettendo che “il Paese non verrà lacerato”. Infatti, dopo essersi congratulato con le forze di polizia del Paese, l’eterno presidente ha spiegato il complotto dietro gli scontri: “i servizi speciali hanno registrato chiamate dalla Polonia, dalla Gran Bretagna e dalla Repubblica Ceca“, accusando questi Stati di tirare i fili della protesta.
Come si legge su Repubblica e si vede sui social, “ieri la polizia anti-sommossa è stata ancora più aggressiva. Ha picchiato la gente a caso, persino un ragazzino, e per la prima volta ha preso di mira gli automobilisti che, come forma di protesta, suonano ininterrottamente il clacson e cercano d’intasare le strade per bloccare i mezzi delle forze di sicurezza. A Brest contro i manifestanti sono stati usati proiettili veri e propri, come hanno ammesso le stesse forze di sicurezza”.
Le reazioni della comunità internazionale
Mentre la Russia di Vladimir Putin, da sempre alleata di Minsk, e la Cina di Xi Jinping si congratulano col vincitore, si fanno consistenti le voci polemiche della comunità internazionale.
L’amministrazione Usa, attraverso le parole della segretaria stampa della Casa Bianca, Kayleigh McEnany, ha intimato Lukashenko di non usare la forza contro i manifestanti: “stiamo guardando quello che succede e siamo molto preoccupati per le elezioni presidenziali in Bielorussia. Gravi restrizioni all’accesso alle urne per i candidati, il divieto di osservatori locali indipendenti ai seggi elettorali, l’intimidazione di candidati dell’opposizione e la detenzione di manifestanti pacifici e giornalisti hanno rovinato il processo e sollecitiamo il governo bielorusso a rispettare il diritto di riunirsi pacificamente e ad astenersi dal uso della forza”.
Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “la repressione violenta di manifestanti pacifici non ha posto in Europa“. Via twitter ha anche dichiarato che “i diritti fondamentali in Bielorussia devono essere rispettati. Invito le autorità bielorusse a garantire che i voti nelle elezioni di ieri siano conteggiati e pubblicati in modo accurato”. Gli fa seguito il presidente del Consiglio europeo Charles Michel: “la violenza contro i manifestanti non è la risposta. La libertà di parola, la libertà di riunione, i diritti umani fondamentali devono essere difesi”.
L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è dello stesso avviso: “la repressione violenta e gli arresti di manifestanti pacifici in Bielorussia devono cessare. Il popolo bielorusso ha diritto alla democrazia e a elezioni libere ed eque”.
L’Ansa fa sapere che l’Unione europea minaccia sanzioni. In un comunicato, sottolinea che le presidenziali in Bielorussia di domenica scorsa “non sono state né libere né eque. Noi procederemo a un esame approfondito delle relazioni con la Bielorussia”. “E si potrebbe – si legge nella dichiarazione approvata dai 27 Stati membri – adottare misure contro i responsabili delle violenze osservate, degli arresti ingiustificati e della falsificazione dei risultati”.
Anche la Germania esprime i propri dubbi sulle elezioni. Per il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert “è chiaro che le elezioni presidenziali non hanno rispettato gli standard minimi per le elezioni democratiche. Questo non è accettabile. Il governo condanna i numerosi arresti e le violenze contro manifestanti pacifici”. Anche la Polonia chiede provvedimenti da parte dell’Ue: “la dura reazione delle forze di sicurezza, l’uso della forza contro i dimostranti e gli arresti arbitrari sono inaccettabili”, denuncia il ministro degli Esteri di Varsavia, Jacek Czaputowicz.
Emmanuel Macron ha espresso “grande preoccupazione” per la situazione in Bielorussia e per la violenza contro i cittadini durante le elezioni, nel corso di un colloquio telefonico avuto con il presidente russo Vladimir Putin. Lo si apprende da un comunicato diramato dall’Eliseo. Il presidente francese ha sottolineato “la necessità di tornare sulla via del dialogo“.
Tornando alla leader dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya – come riporta Askanews – ha diffuso un video in cui spiega di avere lasciato la Bielorussia per la Lituania “per sua scelta” e non perché “costretta a fuggire”, come aveva riferito la sua portavoce in precedenza. “Sapete, pensavo che questa campagna (presidenziale, ndr) mi avesse rafforzato e dato la forza di sopportare tutto. Ma sono senza dubbio rimasta la donna debole che ero all’inizio”, ha detto Tikhanovskaya nel video.