IAI
ESCLUSIVO. PARLA IL PARTITO DI DIO

“Hezbollah non ha nessuna responsabilità per la carneficina di Beirut”

10 Ago 2020 - Francesco Semprini - Francesco Semprini

“Gli Stati Uniti confermano ancora una volta di essere l’espressione più meschina dell’arroganza nel mondo di oggi”. A parlare è Sayyed Ammar al Moussawi, responsabile del dipartimento internazionale di Hezbollah. Subito dopo la devastante esplosione al porto di Beirut Donald Trump è stato tra chi ha ipotizzato la matrice stragista. Il presidente americano, già nelle ore immediatamente successive ai fatti, ha definito la tragedia avvenuta nella capitale libanese un chiaro gesto terroristico, affermando che i generali del Pentagono hanno subito pensato a una bomba di “particolare fabbricazione”.

Pur non pronunciando il nome, l’inquilino della Casa Bianca si riferiva a Hezbollah anche per la coincidenza temporale con l’attesa sentenza sull’uccisione di Rafik Hariri. La Casa Bianca ha giocato la carta della crociata anti-sciita e anti-iraniana per conferire, in chiave elettorale, nuovo vigore alla politica estera del presidente passata in secondo piano a causa del virus e delle vicende interne. “E’ l’America la principale minaccia planetaria – incalza Moussawi -, il primo usurpatore della ricchezza dei nostri Paesi”.

Le potentissime deflagrazioni di Beirut, che hanno causato quella che alcuni osservatori chiamano “Hiroshima libanese”, sono avvenute in un momento di fortissime tensioni in un Paese travolto da una crisi economica disastrosa, con le rivalità di confine che si sono riaccese negli ultimi giorni tra Israele e le milizie sciite di Hezbollah. A cui si aggiunge l’attesa per la sentenza del processo per l’uccisione nel 2005 in un attentato sul lungomare di Beirut dell’ex primo ministro Rafik Hariri e altre 21 persone. Gli imputati sono quattro membri dello stesso Hezbollah, tutti latitanti.

Altre voci non provate hanno parlato di un possibile attacco israeliano a un deposito di armi del partito di Dio. Ma sia quest’ultimo sia Israele hanno smentito. “Hezbollah non ha nessuna responsabilità, né diretta né indiretta, con la carneficina avvenuta ieri al porto di Beirut”, affermano fonti vicine al movimento sciita interpellate da AffarInternazionali. “Vogliono imputare loro responsabilità stragiste gravissime per indicare un capro espiatorio – spiega la fonte – e nascondere le reali responsabilità politiche e gestionali di chi ha permesso che quasi tremila tonnellate di nitrato di ammonio fossero conservate per circa sei anni nei depositi portuali”.

La pista che porta a Hezbollah è suffragata, secondo alcuni, dal fatto che il porto, adesso completamente distrutto, è da tempo sotto il controllo, seppur discreto, del partito di Dio. I cui vertici, tuttavia, smentiscono con forza ogni responsabilità nell’accaduto.

Hezbollah sta inoltre attraversando un momento di difficoltà, stretto tra le critiche esterne per il suo attivismo internazionale nell’ambito delle guerre per procura tra il blocco sciita e quello sunnita, ed in particolare contro l’Arabia saudita. Dall’altro per il suo scarso attivismo nella lotta alla corruzione e contro la fuga di capitali all’estero per cui è stato criticata anche da una parte della base elettorale. Le insinuazioni di Trump sono state smentite dagli stessi vertici militari: almeno tre funzionari del Pentagono, che hanno voluto rimanere nell’anonimato: “Non ci sono indicazioni di attori nella regione interessati in questa fase a un attacco di così vasta portata”.

“E’ sufficiente guardare i volti dei politici americani, a partire da quello di Trump, il più grande bugiardo nella storia della presidenza di quella nazione”, tuona Moussawi. “La menzogna da lui fabbricata, ad esempio, per nascondere i veri motivi dietro l’uccisione del generale Qassem Soleimani e degli altri martiri ne è una prova. La risposta sarà una lunga azione di forza che porterà gli Usa fuori dalla regione”.

Ma in questa sfida Beirut e la sua gente non c’entrano, quanto accaduto in quel martoriato porto non ha nulla a che fare “con la battaglia contro Washington”.