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Presidenziali il 9 agosto

Bielorussia: tre donne per sconfiggere Lukashenko

7 Ago 2020 - Lo Spiegone - Lo Spiegone

Il 9 agosto si svolgeranno le elezioni presidenziali in Bielorussia. Tra i candidati ci sarà anche l’attuale presidente Aleksandr Lukashenko, in carica dal 1994 e in lizza per il sesto mandato consecutivo. Nonostante un’altra vittoria di Lukashenko sembri molto probabile, la presenza di nuovi volti nell’opposizione, il peggioramento dell’economia e l’aumento dell’insoddisfazione dell’opinione pubblica sono fattori che potrebbero influire sul risultato della votazione.

La campagna elettorale è stata travolta da un’ondata di proteste. Negli ultimi due mesi ci sono stati molti gesti di solidarietà da parte della popolazione a sostegno dei candidati indipendenti, contrastati dalle forze dell’ordine che rispondono con arresti e condanne penali a carico dei manifestanti e dei simpatizzanti dell’opposizione.

Se Lukashenko può candidarsi per la sesta volta si deve alle modifiche introdotte alla Costituzione del 1994. La prima modifica, del 1996, aumentava i poteri del presidente; la seconda, del 2004, eliminava il limite dei due mandati consecutivi previsto inizialmente. Il primo mandato di Lukashenko sarebbe dovuto terminare nel 1999 ma, grazie a un colpo di mano istituzionale legato alla modifica costituzionale del 1996, venne prorogato fino al 2001. Da quel momento l’attuale presidente vinse ogni elezione con percentuali bulgare di origine tutt’altro che limpida.

Esclusi dalle elezioni
Per candidarsi come presidente della Repubblica di Bielorussia è necessario essere nati nel Paese, avere almeno 35 anni, godere del diritto di voto e aver risieduto in maniera continuativa nel territorio nazionale per almeno 10 anni. I cittadini bielorussi con precedenti penali sono esclusi dalla competizione.

Grazie a quest’ultima regola sono stati estromessi dalle elezioni del 9 agosto Viktar Babaryka, Syarhey Tsikhanouski e Valery Tsepkalo. Babaryka, ex direttore della banca Belgazprombank e primo candidato a riuscire a raccogliere le 100mila firme necessarie per iscriversi alle elezioni, è stato arrestato con l’accusa di evasione fiscale. Secondo molti sondaggi, era in testa nella competizione.

Sorte simile è toccata a Tsikhanouski, vlogger molto popolare in Bielorussia, arrestato con l’accusa di essere a capo di disordini di massa dopo aver organizzato un rally nella città di Hrodna il 29 maggio per raccogliere le firme necessarie a candidarsi. La Commissione elettorale centrale gli aveva comunque negato la registrazione, il 15 maggio, perché la sua firma non era presente nella richiesta d’iscrizione. Tuttavia, un’ora prima della fine delle registrazioni, la moglie del vlogger Sviatlana Tikhanovskaya è riuscita a presentare alla Commissione elettorale le firme necessarie per avanzare la propria candidatura al posto di quella del marito.

Tsepkalo, ex ambasciatore bielorusso negli Stati Uniti e fondatore del “Belarus Hi-Tech Park” – l’equivalente bielorusso della Silicon Valley -, è stato accusato di attività illecite: prima del suo imminente arresto, ha lasciato il Paese.

Una reazione tutta al femminileL’esclusione dei tre candidati principali ha messo in moto una reazione tutta al femminile. Attorno alla figura di Sviatlana Tikhanovskaya si sono riunite anche la moglie di Tsepkalo, Veronika, e la coordinatrice della campagna elettorale di Babaryka, Maria Kolesnikova. Le tre donne hanno fatto convergere le loro campagne elettorali sotto il nome di “Solidarietà Femminile”: il 30 luglio scorso, nel Parco dell’Amicizia del Popolo di Minsk, hanno organizzato un picchetto ufficiale arrivando a riunire circa 63.000 persone nel più grande raduno di protesta dal 1991. Durante un recente comizio la candidata presidente ha dichiarato che il suo unico obiettivo è di sconfiggere Lukashenko per indire nuove elezioni trasparenti nell’arco dei prossimi sei mesi.

Le tre donne stanno riscuotendo molto successo anche nelle zone più rurali del Paese: ai loro comizi sono presenti migliaia di persone. Una piccola curiosità: Tikhanovskaya, Kolesnokova e Tsepkalo si presentano sempre facendo gli stessi gesti. La prima alza il pugno, la seconda traccia un cuore con le proprie dita e la terza il simbolo della pace.

I candidati
Alla fine della procedura di registrazione, sono quattro i candidati – oltre a Lukashenko – che potranno competere per le presidenziali. Insieme a Sviatlana Tikhanovskaya concorreranno per la presidenza:

  • Sergey Checherenko, candidato del partito “Assemblea socialdemocratica bielorussa”, favorevole a ridurre al minimo la partecipazione statale nell’economia e a creare un sistema per lo sviluppo dell’imprenditorialità;
  • Anna Kanopackaya, candidata indipendente e deputata della Camera dei Rappresentanti dell’Assemblea Nazionale. Attualmente risulta essere l’unica candidata che non prevede di tenere incontri con gli elettori né di partecipare a dibattiti pubblici.
  • Andrey Dmitriev, politico bielorusso e co-presidente della Ong “Tell the Truth”. L’obiettivo dell’organizzazione è raccogliere e diffondere informazioni sulla reale situazione dei diritti civili e politici nel Paese. L’organizzazione ha annunciato a maggio la partecipazione alle elezioni presidenziali. Il programma elettorale di Dmitriev è ricco di riforme: uno dei suoi punti fermi è una riforma costituzionale per limitare il numero dei mandati presidenziali e per diminuire i poteri attribuiti alla figura del presidente. 

I sondaggi
Nonostante non ci siano veri e propri sondaggi d’opinione in Bielorussia, il sostegno al presidente Alexander Lukashenko sembra essersi indebolito. Lo scorso maggio, alcune testate giornalistiche indipendenti online (come Tut.by, nn.by, Telegraf.by) hanno indetto sulle proprie pagine web dei sondaggi per valutare l’indice di gradimento dei candidati ancora in corsa alle elezioni. Da questi, era risultato che l’attuale presidente Lukashenko aveva guadagnato solo il 3-5% dei consensi. In seguito, i mass media bielorussi sono stati costretti a chiudere tali sondaggi sui loro siti.

Stime che si discostano molto da quelle ufficiali: un sondaggio condotto alla fine di aprile dall’Istituto di Sociologia dell’Accademia Nazionale delle Scienze bielorussa valutava la fiducia dei bielorussi in Lukashenko intorno al 33%.

Per la prima volta dal 2001, non sarà garantita la presenza di alcun osservatore elettorale internazionale: l’Odihr (l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce) ha annunciato che non parteciperà poiché non è stato formalmente invitato ad assistere da parte delle autorità competenti.

A cura di Yahueniya Dzemianchuk, autrice della redazione Russia e Asia Centrale de Lo Spiegone.

***Lo Spiegone è un sito giornalistico fondato nel 2016 e formato da studenti universitari e giovani professionisti provenienti da tutta Italia e sparsi per il mondo con l’obiettivo di spiegare con chiarezza le dinamiche che l’informazione di massa tralascia quando riporta le notizie legate al mondo delle relazioni internazionali, della politica e dell’economia.