IAI
La partita dell'Europa fra Usa, Russia e Cina

Proteggere il Jcpoa per proteggere la cooperazione internazionale

9 Lug 2020 - Giuseppe Di Luccia - Giuseppe Di Luccia

Il 19 giugno 2020 il consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha approvato la proposta di risoluzione presentata da Francia, Germania e Regno Unito (E3) – i tre Stati europei parte dell’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa) – che fa appello a Teheran per una piena collaborazione, al fine di permettere all’Aiea di svolgere le indagini necessarie a chiarire dubbi sulle attività connesse al programma nucleare.

I rapporti di marzo e giugno 2020 della Aiea sulle garanzie adottate dall’Iran sul nucleare hanno rivelato, infatti, l’atteggiamento poco collaborativo da parte di Teheran, in particolare quando l’Aiea ha chiesto l’accesso a due siti per raccogliere informazioni su attività sospette risalenti a gennaio 2019. La richiesta, e il conseguente rifiuto, sono giunti in un momento di particolare tensione: il 3 gennaio un raid degli Stati Uniti aveva ucciso il generale Qassem Soleimani e innescato la reazione di Teheran, che annunciava di non voler più rispettare alcuni degli obblighi assunti con il Jcpoa.

Gli esiti del voto sulla risoluzione presentata dall’E3 hanno confermato le posizioni sul dossier Iran: 25 voti favorevoli (inclusi gli Usa), 2 contrari (Russia e Cina), 7 astenuti e un non votante.

Stati Uniti
In attuazione della strategia di massima pressione sull’Iran, già in aprile gli Usa avevano fatto circolare una proposta di risoluzione per l’adozione di un embargo illimitato sulle armi convenzionali in Iran, da presentare in sede di Consiglio di sicurezza dell’Onu (Cds) prima della scadenza dell’embargo in vigore (risoluzione 2231 del 2015) che approva il Jcpoa. Tuttavia, l’opposizione manifestata prima dalla Russia e poi dal gruppo E3 ne prelude il rigetto.

Pertanto, Washington prepara il piano B, ossia far valere i paragrafi 11 e 12 della risoluzione 2231, secondo cui ciascuna delle parti dell’accordo può notificare al Cds che l’Iran ha compiuto una violazione qualificabile come significant non-performance of commitment, a seguito della quale il Cds decide entro 30 giorni se adottare una risoluzione che conferma la sospensione delle sanzioni pre-Jcpoa, incluso un embargo di armi illimitato. L’approvazione della sospensione sarebbe bloccata, però, dal potere di veto degli Usa, portando a un silenzio/assenso da parte del Cds, che perfezionerebbe il meccanismo di snapback per il ripristino delle sanzioni.

Intanto, i continui giri di vite di Washington mirano a far crollare l’accordo. Da ultimo, in data 27 maggio, il ritiro dei waivers, che escludevano dall’applicazione di sanzioni Usa le attività di conversione del reattore di Arak e la fornitura di carburante per il reattore di ricerca nucleare di Teheran, espone, a partire dal 27 luglio, gli operatori economici attivi in tali operazioni al rischio di sanzioni extraterritoriali statunitensi.

Russia e Cina
In totale opposizione agli Usa, Russia e Cina perseguono l’obiettivo della non proliferazione attraverso un dialogo morbido con l’Iran. Si tratta di una strategia che, se da un lato contrasta quella statunitense per limitarne l’influenza regionale, dall’altro infligge colpi alla cooperazione internazionale. Nell’opporsi alla risoluzione presentata dall’E3, infatti, l’ambasciatore russo all’Aiea ha twittato che i sopracitati rapporti dell’agenzia di Vienna sono fondati su informazioni provenienti da Stati terzi (Israele), la cui affidabilità non è possibile valutare senza regolamentazione interna.

Con riguardo al piano B di Washington, Mosca e Pechino hanno scritto al Cds e al segretario generale dell’Onu António Guterres, evidenziando che gli Usa non possono esercitare diritti previsti da un trattato da cui sono receduti nel 2018. E alla tesi secondo cui gli Usa risulterebbero ancora stato parte del Jcpoa, non essendo stata emendata la risoluzione 2231 (2015) a seguito del suo recesso, il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ribadisce la posizione adamantina di tenere in vita il trattato.

Europa
Intanto, il giorno stesso dell’adozione della risoluzione, i ministri degli esteri dell’E3, in rappresentanza dei partner europei, hanno ribadito il proprio impegno a trovare una soluzione diplomatica per riportare Teheran al pieno rispetto degli obblighi di non proliferazione assunti col Jcpoa. Da tale dichiarazione emerge quella che l’Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue Josep Borrell ha definito la “dottrina Sinatra“, in riferimento all’espressione “My Way” da lui utilizzata per esprimere una terza via rispetto a quella dei blocchi Usa-Russia/Cina: operare all’interno di sistemi multilaterali per favorire la cooperazione.

L’E3, infatti, ha dovuto incassare il no del blocco orientale in sede Aiea ma si trova con questo a cooperare per salvare il Jcpoa contro gli attacchi provenienti da Oltreoceano. Parallelamente, se l’E3 si è opposta alla proposta di embargo illimitato di armi sull’Iran e all’infondata pretesa Usa di notificare al Cds la non-compliance di Teheran al trattato, dall’altro promuove un embargo di armi limitato al 2023 e ha attivato il cosiddetto Dispute Resolution Mechanism, potendo così porre la questione dell’inadempienza all’attenzione del Cds.

In un contesto di progressivo disimpegno internazionale degli Stati Uniti – si pensi al ritiro dai trattati Inf e Open Skies o allo stallo sul New Start – e di crescente competizione globale tra Usa e Cina, l’Alto rappresentante si pone l’ambizioso obiettivo di rendere l‘Ue guardiano della cooperazione.

La prima sfida è proprio la protezione del Jcpoa dai colpi statunitensi. Solo il tempo saprà dirci se riuscirà a conseguire il risultato. Per ora la difficoltà di creare un valido meccanismo a protezione degli operatori del Jcpoa dalle sanzioni extraterritoriali Usa, a seguito del mancato rinnovo dei waiver, rende le dichiarazioni d’impegno un mero “lip service”.

Questa pubblicazione fa parte di una serie realizzata in collaborazione con lo Studio Legale Padovan.