IAI
UNA NUOVA RISOLUZIONE DELL'AGENZIA

Passi indietro all’Aiea: l’accordo sul nucleare iraniano è ferito a morte?

2 Lug 2020 - Carlo Trezza - Carlo Trezza

Il 19 giugno di quest’anno il Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia nucleare di Vienna (Aiea) ha adottato una risoluzione volta a chiarire alcune perduranti incertezze sulle attività nucleari dell’Iran e gli ingiunge di “cooperare pienamente con l’agenzia e soddisfare senza indugio le sue richieste ivi compresa quella dell’accesso immediato a località specificate dall’agenzia”.

Le incertezze citate non riguardano le attività attualmente svolte dall’Iran, che avvengono sotto il ferreo controllo di Vienna, ma si riferiscono a quelle svoltesi prevalentemente agli inizi degli anni 2000 e comunque precedenti all’intesa sul nucleare iraniano (Jcpoa) stipulata a Ginevra nel 2015 che ha posto severe limitazioni e controlli senza precedenti al programma nucleare iraniano.

Una questione spinosa
Ritorna in tal modo alla ribalta la spinosa questione dei sospetti sulle “attività pregresse” dell’Iran in campo militare nucleare che in realtà avrebbe dovuto essere stata risolta tra l’Iran e l’Aiea in concomitanza con la conclusione dell’accordo Jcpoa. In tale occasione l’agenzia di Vienna era giunta a una conclusione finale (“Final Assessment“) in cui si riconosceva da un lato che l’Iran aveva effettivamente svolto attività nucleari aventi natura militare prima del 2003, ma dall’altro che non sussistevano più “indicazioni credibili circa lo sviluppo di un ordigno nucleare esplosivo dopo il 2009“. Alla stessa conclusione erano giunte le indagini svolte allora dei servizi di informazione americani.

Se tale capitolo viene ora riaperto, lo si deve essenzialmente al novum rappresentato dalla dichiarata ostilità e il rigetto dell’amministrazione Trump dell’accordo stipulato da Obama nel 2015 e a un successivo teatrale annuncio del premier israeliano Benjamin Netanyahu del ritrovamento, a seguito di  un blitz dei servizi israeliani in Iran, di documenti che comproverebbero l’esistenza di un pregresso  programma militare nucleare iraniano avvenuto nel 2018 proprio alla vigilia del ritiro americano dal Jcpoa. Non risulta che dal contenuto di tale ritrovamento, mai reso pubblico, siano emersi elementi diversi da quanto già riportato dall’assessment dell’Aiea del 2015 e confermato a suo tempo dagli stessi americani.

Un nuovo fascicolo
Su tali basi l’agenzia di Vienna ha ritenuto comunque di riaprire un nuovo fascicolo sulle attività pregresse non considerandosi in grado di certificare “la correttezza e completezza delle dichiarazioni dell’Iran” su tali tali passate attività attività. Essa chiede ora di effettuare ulteriori ispezioni speciali sui siti sospetti ai sensi del “Protocollo addizionale agli accordi tra l’Aiea e gli Stati per l’applicazione delle salvaguardie” che costituisce lo strumento più intrusivo di cui l’agenzia dispone per accertare il rispetto delle norme. La procedura avviata a Vienna – spiegano i responsabili dell’Aiea – costituisce “un atto dovuto” e una prassi già applicata dall’agenzia in altre circostanze.

Non è questo il parere della parte iraniana la quale, sostenuta anche dalla Cina e dalla Russia, ritiene che le richieste contenute nella risoluzione costituiscano una “strumentalizzazione delle istituzioni internazionali da parte dagli Stati Uniti e dei loro alleati contro la sovranità dello stato iraniano”. Più minacciosa è stata la reazione della commissione esteri del Parlamento iraniano che ha approvato un piano per interrompere l’applicazione da parte dell’Iran del Protocollo addizionale. Sotto il profilo giuridico il governo di Teheran potrebbe adottare tale decisione senza violare le norme poiché l’Iran ha firmato ma non ratificato il Protocollo addizionale. Sino ad ora l’Iran si attiene al Protocollo solo a titolo volontario e provvisorio.

La fine della riconciliazione
L’accettazione dell’Iran a sottoporsi alle stringenti disposizioni del Protocollo costituisce uno dei più qualificanti risultati dell’accordo Jcpoa. L’eventuale abbandono del Protocollo causerebbe un ulteriore sgretolamento del Jcpoa, che è già sul punto di naufragare a causa della sua denuncia da parte degli Stati Uniti, i quali impediscono anche ai propri alleati europei di mantenere gli impegni assunti e che a sua volta induce l’Iran a progressivamente disapplicare le limitazioni al proprio programma nucleare previste dall’accordo.

Ormai resta in vita ben poco di quello che era originariamente apparso come un evento epocale che segnava la riconciliazione dell’Iran con la comunità internazionale ed in particolare con il mondo occidentale.

Con il passaggio della risoluzione del 19 giugno rischia di tramontare anche la credibilità dell’Europa quale mediatore con l’Iran. La risoluzione dell’Aiea è stata in effetti formalmente presentata dai tre Stati europei firmatari del Jcpoa: Francia, Germania e Regno Unito, i quali si sono prestati, sia pure solo a titolo nazionale, a promuovere un’iniziativa che avviene al momento in cui l’Iran è già sottoposto alla “massima pressione” da parte degli Stati Uniti e Israele.

Appare sempre più chiara in questi ultimi mesi del mandato di Trump la volontà di Washington di colpire a morte il Jcpoa e di rendere irreversibile la sua mutilazione anche nel caso di un cambio di amministrazione. Ulteriori iniziative in tale direzione sono prevedibili per i prossimi mesi.