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DOPO LO STOP DI LONDRA SU HUAWEI

L’Europa stretta fra Cina e Stati Uniti nella contesa del 5G (Parte 2)

20 Lug 2020 - Francesca Ghiretti - Francesca Ghiretti

La Francia è sicuramente uno dei partner che ha per ora dato meno soddisfazioni agli Stati Uniti. Parigi ha infatti deciso di non procedere con una formale esclusione ad-hoc di Huawei, ma sconsiglia ai propri operatori di farne uso e suggerisce a coloro che già hanno accordi con la compagnia cinese di limitare le autorizzazioni ad un massimo di 8 anni. Germania e Italia fino a poco tempo fa erano in una situazione piuttosto simile affrontando divisioni interne sul da farsi. Tuttavia, di recente sembra che anche l’Italia abbia deciso di adottare una posizione che vedrà escluse compagnie non europee, ergo Huawei e Zte. In anticipo sul governo, Tim ha annunciato che escluderà Huawei dal bando per il 5G. Come motivazione Tim ha asserito che l’esclusione non è dettata da motivazioni politiche bensì dalla decisione di diversificare le proprie collaborazioni.

Per i più indecisi, gli Stati Uniti cercano di facilitare la decisione. Le sanzioni statunitensi potrebbero avere ampie implicazioni strategiche minando la qualità del prodotto Huawei e rendendolo dunque meno interessante e competitivo. Tuttavia, su questo ultimo punto, il reale impatto sulla produzione rimane non chiaro.

Dunque, checché si parli di crescente influenza cinese nel continente, spesso portando proprio l’Italia come esempio, i recenti avvenimenti mostrano con chiarezza chi detenga le redini dell’influenza sull’Europa. Anche se indubbiamente Pechino non manca né di cercar di ottenere maggior influenza né di avanzare minacce nei confronti di quegli Stati che agiscono contro gli interessi cinesi. Così, generalmente, i Paesi europei restano indecisi. Indubbiamente perché preferiscono non rischiare le proprie relazioni commerciali con la Cina, ma anche perché vorrebbero restare a margine del conflitto tra Usa e Cina.

Il problema non è decidere se escludere Huawei dallo sviluppo delle reti 5G o meno in base a ragioni di sicurezza nazionale. Una decisione di questo tipo può essere più che legittima e soprattutto, strategica se nata dalle giuste considerazioni. Nel caso europeo il problema è l’assenza di una strategia che porta i Paesi europei ad essere in balia delle pressioni e delle minacce dell’uno o dell’altro. Il risultato? Prima, non si esclude Huawei per non indisporre la Cina e poi si esclude Huawei per non indisporre gli Stati Uniti. Senza addentrarsi in discorsi riguardanti la piena autonomia strategica europea, rimane lecito e auspicabile che i Paesi europei chiarissero i propri interessi nazionali e regionali, e forgiassero se non strategie, almeno tattiche, per difenderli e perseguirli. A parole, se ne discute da tempo. Nei fatti, anche in un Paese che vanta ambizioni gran strategiche come il Regno Unico vi sono enormi manchevolezze.

Le tensioni tra Cina e Usa appaiono destinate ad inasprirsi e a includere un sempre più ampio numero di questioni e aree. Se la gestione del problema 5G è emblematica della gestione europea di future questioni, non si prospetta un futuro aureo per l’Europa, bensì uno che la vede destinata ad impoverirsi e a perdere rilevanza.

Questa è la seconda parte dell’articolo pubblicato su AffarInternazionali il 19 luglio 2020