Lesiglative in Croazia: testa a testa tra conservatori e socialdemocratici
Appena terminato il suo primo semestre alla guida del Consiglio dell’Unione europea, domenica 5 luglio in Croazia si aprono le urne per eleggere il nuovo Parlamento. Il voto era inizialmente previsto in autunno, ma su proposta del partito conservatore di governo, l’Unione democratica croata (Hrvatska demokratska zajednica – Hdz), l’assemblea è stata sciolta a maggio e il voto anticipato all’estate.
Andrej Plenković, leader di Hdz e primo ministro, avrebbe deciso per il voto anticipato volendo capitalizzare la buona gestione da parte del governo dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19. L’opposizione sostiene che anticipare il voto sia servito ai conservatori principalmente per portare i croati alle urne prima che gli effetti economici del lockdown inizino a farsi sentire in modo inequivocabile.
Il Sabor e la struttura costituzionale croata
Il Sabor è l’assemblea rappresentativa della Croazia. Si compone di 151 deputati, 143 dei quali vengono eletti con un sistema proporzionale in collegi plurinominali. I restanti 8 seggi, che sono riservati alle minoranze etniche, vengono assegnati con un sistema maggioritario. L’assemblea viene rinnovata ogni quattro anni. Il Parlamento croato è unicamerale, dopo che la riforma costituzionale del 2001 ha abolito la Camera delle Contee.
All’interno della repubblica parlamentare croata, il Sabor è custode del potere legislativo e svolge il compito di indirizzo politico nei confronti del governo, attraverso lo strumento della fiducia. Il presidente della Repubblica, che in Croazia viene eletto direttamente, è il capo di Stato. A lui viene riconosciuto il potere di nominare il primo ministro e il resto della compagine governativa, prima che essa si sottoponga al voto di fiducia della Camera.
Segnali dalle recenti presidenziali
Pochi mesi fa, tra dicembre 2019 e gennaio 2020, in Croazia si è tenuto un altro voto importante, proprio per eleggere il presidente della Repubblica. In questo caso la vittoria, al secondo turno, è andata a Zoran Milanović, ex primo ministro socialdemocratico e candidato della coalizione di centro-sinistra Restart, che si è imposto con il 54% delle preferenze sulla presidente uscente, e ricandidata da Hdz, Kolinda Grabar-Kitarović.
In questa occasione, la sconfitta della candidata conservatrice già dal primo turno e poi al ballottaggio aveva sorpreso i vertici del partito e, nonostante Plenković ora sia persuaso che la buona gestione dell’emergenza possa giocare a suo favore, la vittoria del centrodestra alle elezioni legislative è tutt’altro che scontata. Gli ultimi sondaggi, infatti, danno il partito di conservatore è dato al 31%, in un sostanziale testa a testa con la maggiore forza di opposizione (29%).
Hdz e Restart: i temi della campagna elettorale
Conservatori e socialdemocratici hanno animato il dibattito durante le settimane di campagna elettorale. Tra i temi principali troviamo non solo la gestione dell’emergenza sanitaria, ma anche il piano di ricostruzione di Zagabria, danneggiata in modo significativo dal sisma del 22 marzo scorso. Secondo il leader della coalizione di centrosinistra, Davor Bernardić, il governo avrebbe abbandonato la popolazione della capitale al proprio destino, non prevedendo degli alloggi per tutti coloro che avevano perso la casa.
Altro tema centrale della campagna elettorale è stata la gestione del semestre di presidenza croata del Consiglio dell’Unione europea, conclusosi il 30 giugno. Secondo Bernardić, la Croazia non ha approfittato delle possibilità che la presidenza del Consiglio Ue offriva, non facendo assolutamente nulla di concreto. In risposta Plenković ha accusato l’avversario di non conoscere e di non essersi mai interessato ai temi europei.
Le due forze politiche sono su posizioni molto distanti tanto che sono stati proprio i due leader, durante un dibattito elettorale televisivo, a rifiutare categoricamente la possibilità di una grande coalizione centro-destra/centro-sinistra nel probabile caso in cui nessuno riesca a ottenere i voti necessari per formare un governo monocolore.
Gli altri attori politici in campo: l’Homeland Movement
In queste circostanze diventa importante capire quali saranno i risultati delle forze politiche secondarie che potranno poi ricoprire un ruolo fondamentale per formare una maggioranza di governo. Tra queste spicca l’Homeland Movement di Miroslav Škoro (in croato Domovinski pokret Miroslava Škore). L’ex cantante folk ha già ottenuto un risultato sorprendente alle ultime presidenziali, arrivando terzo a pochi punti percentuale da Milanović e Grabar-Kitarović. A febbraio ha deciso di creare un suo movimento di stampo populista, che egli stesso definisce sovranista e nazionalista, per dare agli elettori un’alternativa rispetto ai partiti tradizionali.
I sondaggi danno l’Homeland Movement come terzo partito, con una percentuale ampiamente superiore al 10%. Inevitabilmente, i conservatori di Hdz non possono non pensare a un’alleanza in Parlamento con il movimento di Škoro per dare vita a un governo di centro-destra. Lo stesso leader populista non si è dimostrato del tutto restio ad aprire un dialogo con i conservatori, anche se si è dichiarato contrario a confermare Plenković come premier.
Dal canto suo, Restart si è dichiarata non interessata a un’alleanza parlamentare con il movimento sovranista di Škoro, considerato troppo a destra e alleato naturale dei conservatori. Non chiude invece alla possibilità di cercare alleati tra le forze minori di sinistra, come i Verdi.
A cura di Gaia Cellante, autrice della redazione Europa de Lo Spiegone
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