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La Germania e la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue: parla Nicoletta Pirozzi

29 Lug 2020 - Nicoletta Pirozzi - Nicoletta Pirozzi

La presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione europea, che è cominciata ufficialmente il 1° luglio, è una presidenza sulla quale si sono concentrate moltissime aspettative a livello europeo. Ovviamente, arriva in un momento molto particolare, quello in cui l’Unione europea deve essere traghettata fuori dalla crisi del Covid-19 e deve essere impostata la ripresa per il futuro. La cancelliera Angela Merkel, conscia di questo compito così gravoso e importante, ha cercato sin dall’inizio di moderare le aspettative, proponendo però un programma per la presidenza molto ambizioso, che va dal piano di ripresa fino a innovazioni importanti nel settore green, per quanto riguarda lo stato di diritto e anche su tutta una serie di dossier che riguardano la politica migratoria e la politica estera. In generale, è una presidenza molto attesa, ovviamente breve, perché il secondo semestre dell’anno è sempre così, ed è una presidenza che dovrà fare i conti con le conseguenze della pandemia, quindi ci sarà una serie di appuntamenti che non potranno essere svolti fisicamente. Tutto sommato, è una presidenza cruciale per il futuro dell’Europa.

 

 

L’ACCORDO SUL RECOVERY FUND
Nel Consiglio europeo straordinario di luglio, il ruolo della Germania è stato fondamentale in accoppiamento con la Francia del presidente Emmanuel Macron. La Germania e la Francia sono i due Paesi che hanno messo le carte sul tavolo inizialmente, attraverso la proposta molto ambiziosa che hanno presentato a maggio, che è stata poi ripresa dalla Commissione europea e ha rappresentato anche una base nei negoziati. Nel Consiglio europeo, la Germania, in particolare, è stata davvero il perno delle trattative insieme alle figure istituzionali del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. La Germania ha anche preso le distanze dalle posizioni dei cosiddetti “frugali“, proponendo un’agenda molto ambiziosa insieme alla Francia. Credo che una parte considerevole del successo del risultato del vertice sia dovuto proprio all’azione della Germania. Da una parte, quindi, questo vertice ha confermato lo stato di salute del motore franco-tedesco, che molti credevano fosse appannato o addirittura morto, ma in realtà è stato trainante in questo frangente. Dall’altro lato, c’è stata la volontà di Angela Merkel di lasciare la sua eredità politica all’Europa con un accordo così fondamentale.

LE DISTANZE DAL BLOCCO DEI FRUGALI
Credo che la Germania, durante questo Consiglio europeo, abbia segnato le distanze dal blocco dei frugali e in particolare dall’Olanda, tenendo comunque la barra dritta su una serie di elementi che facevano parte della proposta iniziale franco-tedesca. È vero che i paesi frugali alla fine hanno ottenuto molto in termini numerici, in particolare se guardiamo ai rebates (i cosiddetti “sconti”), al bilancio o alla quota dei dazi che entreranno nella casse dei frugali, in particolare dell’Olanda. Eppure, l’azione di contrasto dei paesi frugali non è riuscita a bloccare le riforme più importanti dal punto di vista dell’integrazione, quindi il superamento del taboo del debito comune e l’obiettivo in futuro di risorse proprie dell’Unione. Da questo punto di vista, credo si sia creata una dinamica nuova. È vero che i frugali rappresentano un blocco cruciale – e lo sono stati all’interno delle negoziazioni – ma è passata una linea molto più ambiziosa dal punto di vista istituzionale.

LA BREXIT E GLI ALTRI DOSSIER
Nei prossimi mesi di presidenza tedesca ci saranno tutta una serie di dossier da affrontare per la Germania e per l’Europa. Uno dei principali è il dossier sulla Brexit, che in questi mesi è stato messo da parte, in primo luogo perché sia i Paesi europei che la Gran Bretagna erano alle prese con la gestione dell’emergenza coronavirus, insieme a tutta un’altra serie di questioni tra cui il rapporto con gli Stati Uniti o la Cina. Adesso, è arrivato il momento di riprendere in mano le carte. Si dice che da settembre si cercherà di concludere l’accordo, che dovrà poi essere ratificato dagli Stati membri. Quindi, c’è molta attesa e anche una certa fretta per portare a termine questo pacchetto di accordi. Ovviamente, ci sono anche altre questioni che entreranno nel radar della presidenza tedesca, come la questione dello stato di diritto, che è stata molto dibattuta anche in sede dei negoziati del Consiglio europeo, perché per molti quello che è stato inserito all’interno delle conclusioni non dà sufficienti garanzie per il futuro. C’è poi la questione migratoria e il tema della Conferenza sul futuro dell’Europa, che dovrà essere impostato dalla presidenza tedesca per poi concludersi nel 2022 sotto presidenza francese e per il quale ancora non sono chiari né obiettivi né metodo. Infine, c’è l’ambito della politica di vicinato ed estera e il rapporto cruciale con i Balcani sul fronte del processo di allargamento.

ITALIA E GERMANIA: COVID-19, RECOVERY FUND E FUTURO
Il rapporto tra Italia e Germania è sempre stato complicato, soprattutto a livello di opinioni pubbliche. C’è sempre stata una certa diffidenza reciproca, che si è manifestata negli atteggiamenti dei cittadini italiani verso la Germania e viceversa e anche, molto spesso, sulla stampa dei due Paesi. Credo che, forse, questo vertice straordinario e il suo risultato potrebbero cambiare la situazione. Ricordiamo che, durante il corso della pandemia, il rapporto tra i due Paesi è stato complicato soprattutto all’inizio, perché la Germania è stata accusata di non fare abbastanza, in particolare nella prima fase di risposta all’emergenza, ad esempio quando ha bloccato le forniture mediche verso gli altri Paesi. Poi, nella seconda fase, l’immagine della Germania è stata riabilitata, anche grazie agli atti di solidarietà che sono stati fatti dalla Germania all’Italia e, successivamente, anche “pubblicizzati” in maniera adeguata in Italia e riconosciuti da parte del governo. La Germania è stata al fianco dell’Italia durante il Consiglio europeo per la negoziazione del pacchetto. Gli obiettivi di Italia e Germania erano in larga parte coincidenti, anche se non su tutto. Sulle dimensioni del pacchetto e sui meccanismi di governance, l’Italia è rimasta saldamente ancorata alla coppia franco-tedesca. Devo dire che sia l’Italia che la Germania sono uscite bene da questo vertice, con un successo per entrambi i Paesi. Adesso ovviamente ci sarà la verifica cruciale, che è quella dell’utilizzo dei fondi. Su questo, l’Italia si gioca la sua credibilità a livello europeo. Credo che molto dipenderà anche dall’efficacia del pacchetto che l’Italia saprà presentare, quindi il piano di ripresa e di resilienza che dovrà essere presentato in autunno, e poi, successivamente, il processo di allocazione e di come i fondi saranno spesi. Se i due Paesi continuano a viaggiare in maniera coordinata verso obiettivi europei, questo farà bene anche alla percezione per il futuro dei cittadini italiani e tedeschi.